Vivono in tende, in sacchi a pelo, si sdraiano su vecchi divani o materassi oppure cercano riparo in 'rifugi di fortuna' sotto il cavalcavia di Ventimiglia, lungo la sponda del letto del fiume Roya, ormai ricca di rifiuti abbandonati. Così vivono e dormono i migranti, principalmente uomini, nella città di confine.
Le persone che giungono a Ventimiglia cercano disperatamente di passare il confine in treno, a piedi, con i passeur o salendo di nascosto sui camion, come hanno provato a fare i migranti che sono stati presi a cinghiate da un autotrasportatore per costringerli a scendere dal tir, ma spesso vengono fermati o respinti e così non possono far altro che accamparsi lungo le vie della città di confine, principalmente in via Tenda e alle Gianchette o chiedere ospitalità alla Caritas che li accoglie e aiuta. Donne e bambini vengono ospitati nel Pad, ovvero il Punto di Accoglienza Diffusa.
Una situazione che dura da anni e che non è più tollerata da cittadini e commercianti, che continuano a lamentare degrado e poca sicurezza in città. I provvedimenti presi dal sindaco Di Muro, come il posizionamento di rete metalliche sotto il cavalcavia, lo sgombero degli accampamenti abusivi e la chiusura del rudere alle Gianchette, hanno funzionato per un po' ma ora, ancor più con l'inizio della bella stagione, i migranti sono tornati sotto il cavalcavia e hanno ricostruito accampamenti abusivi dopo aver divelto la rete metallica installata in precedenza proprio per tenerli lontani.