Sempre attento a promuovere la cultura nelle sue varie forme e a far apprezzare il territorio, il Comune di Pompeiana ospiterà sabato e domenica a piano terra del municipio le mostre di una pittrice e una scultrice di vasta esperienza che hanno scelto di vivere in queste zone.
Rosie Zuern, originaria di Stoccarda, abita dal 2008 a Pompeiana. La sua esposizione, intitolata “Filo fine o ferro forte”, presenta varie sculture realizzate in filo di ferro da armatura, piegato e saldato. Le figure che ne risultano sono sagome leggere e trasparenti di esseri umani, profili essenziali a grandezza naturale o in scala, colti in vari atteggiamenti. Ridurre le immagini al loro contorno permette alla Zuern di rendere aeree e plastiche le sculture, unendo alla durezza del metallo calore e dolcezza, e di creare un efficace contrasto tra superfici piatte e tridimensionalità.
La morbida sensualità delle immagini contrasta efficacemente con il rude filo di ferro, utilizzato solitamente per le costruzioni in cemento armato, e con il processo di saldatura utilizzato per unire le linee, di cui resta traccia nei grandi disegni preparatori. Un armonico equilibrio tra pensiero e materia, che il pubblico ha potuto apprezzare dal 1998 in numerose mostre in Germania, Austria e Italia.
L'esposizione di disegni ad acquarello e grafite di Pasqualina Poggio si intitola invece “Ritratti e paesaggi di Pompeiana”. La pittrice, nata a Cengio, vive a Terzorio, dopo avere insegnato per molti anni Educazione Artistica. Pasqualina, come lei stessa afferma, dipinge con amore e per amore: verso la vita, i luoghi e le persone. E questo è evidente dai suoi disegni, ritratti la cui raccolta ha iniziato a formarsi nel periodo del Covid, quando la pittrice cercava di cogliere aspetti della personalità da alcuni tratti fisici delle solitarie figure che si potevano incontrare allora. Nello sguardo, nell’espressione si rivela a Pasqualina qualcosa che trascende la semplice apparenza e diventa specchio dell’anima. Per trasporlo su carta, ella utilizza diverse tecniche, in una continua ricerca, in un atto meditativo che proprio perchè mosso da amore non scade mai nello sperimentalismo fine a sé stesso.