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Cronaca | 12 luglio 2024, 12:44

Quarantenne straniero violenta figlia e nipote, le motivazioni della condanna a 20 anni di carcere

"Non ha compreso la gravità dei fatti e ha tentato di dare la colpa al nipotino". Abusi anche su una amichetta di famiglia

Quarantenne straniero violenta figlia e nipote, le motivazioni della condanna a 20 anni di carcere

“L’imputato non ha non solo non ha mai riconosciuto le proprie responsabilità, pur a fronte dell’evidenza di prove a suo carico, ma ha altresì cercato di allontanare da sé ogni responsabilità attribuendo al nipote comportamenti inappropriati in danno della figlia nonché a questi e alla famiglia della moglie un vile intento calunnioso, così dimostrando di non aver minimamente compreso la gravità dei fatti contestatigli”. Questo è solo uno dei tanti passaggi contenuti nelle motivazioni della sentenza con cui nel dicembre scorso il Tribunale di Imperia, Indellicati presidente con a latere Bossi e Billeri (estensore), ha condannato a 20 anni di carcere un 40enne straniero ritenuto responsabile di aver abusato della nipote di 11 anni e della figlia di 6 e in un occasione anche di un amichetta, coetanea della figlia.

Un condanna durissima che supera di molto la richiesta di otto anni formulata dalla Procura di Imperia al termine della requisitoria e che adesso troverà un nuovo processo considerato che l’imputato, difeso in primo grado all’avvocato Ersilia Ferrante, ha proposto Appello.

Secondo la ricostruzione operata dagli inquirenti, l’uomo – coniugato con una giovane di Imperia- avrebbe violentato le due piccole dal 2019 ad almeno la fine del 2020. I coniugi erano in difficoltà economica ed infatti, avevano trovato ospitalità dai cognati e anche dalla nonna. In casa la piccola sarebbe stata costretta a subire e compiere atti sessuali di tutti i tipi. Non solo palpeggiamenti o masturbazione, ma anche tentativi di rapporto sessuale. L’imputato poi, non si sarebbe fatto alcuno scrupolo e avrebbe abusato anche della propria figlia, con condotte meno gravi rispetto a quelle contestate verso la nipote, ma che comunque integrano ugualmente il reato di violenza sessuale. Sempre quando si trovava ospite dei cognati l’imputato poi avrebbe molestato una 12enne, amica della nipotina, in quanto avrebbe compiuto atti sessuali davanti a lei “al fine di indurla a subirli”. L’adolescente stava giocando al computer e lui l’avrebbe molestata più volte, ma la piccola è riuscita a divincolarsi.

La circostanza di aver agito non solo su minori, ma su bambini legati da vincolo di parentela e anche di aver abusato della loro incapacità di difendersi, nonché di aver agito quando la madre era fuori per lavoro, hanno determinato la condanna a 20 anni di reclusione. Nei confronti dell’uomo è stata anche disposta una provvisionale di 50mila euro, con risarcimento da concordarsi successivamente in sede civile. Inoltre, è stata disposta la perdita della patria potestà e il divieto di avvicinarsi a dei minori anche dopo il fine pena.

 Ma c’è di più. Le violenze infatti, sarebbero state compiute anche quando la madre dormiva accanto a lui. Circostanza questa emersa in dibattimento.  “Il narrato delle bambine ha trovato altresì un riscontro di natura documentale, sottolineano i giudici, costituito dai messaggi estrapolati dal telefono di una di loro, chiosano i giudici in sentenza; non vi sono ragioni per revocare in dubbio il giudizio di attendibilità e genuinità delle dichiarazioni di ciascuna delle persone offese”.

“L’imputato ha fornito delle spiegazioni alternative che non hanno fornito alcun apporto in termini di ricostruzione dei fatti, chiosa il Tribunale, essendosi limitati a riferire circostanze di mero contorno e che non incidono in alcun modo sulle altre risultanze testimoniali, neppure in termini di attendibilità”. Aspetto poi da considerare ulteriormente è la gravità delle ripercussioni fisiche, psichiche e sociali sulle due minori, soprattutto sulla nipote .

“I fatti hanno con certezza cagionato grave turbamento alle minori, evidenzia il Collegio. La sofferenza cagionata loro dalle condotte dell’imputato è risultata essere ancora presente al momento della celebrazione del giudizio, come risultata delle deposizioni delle psicoterapeute alle cui cure le minori sono state affidate. È evidente che il disagio di cui hanno sofferto si è protratto anche negli anni successivi ai fatti e il trauma psichico loro rispettivamente derivato è  stato a dir poco serio, manifestando la relativa sintomatologia anche a distanza di anni e condizionandole significantemente nel loro quotidiano”.

Angela Panzera

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