Nessuna colpo di scena. I quattro comuni dell’area a ponente della provincia, e quindi Airole, Castellaro, Dolceacqua e Isolabona, rimarranno con la giunta presieduta da due uomini, nonostante la possibilità di incappare in eventuali ricorsi per non aver rispettato la norma che prevede all’interno delle Amministrazioni la parità di genere.
Facciamo prima un passo indietro: anche nei piccoli comuni, sotto i 3.000 abitanti, che possono avere oltre al sindaco due assessori, deve essere presente una donna: “Nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40%, con arrotondamento aritmetico", spiega la normativa anche se per i vari amministratori pare più una forzatura.
Sono diverse le motivazioni che hanno portato i quattro sindaci, Molinari, Gazzola, Lombardi e Galatà, a prendere questa decisione, anche se il punto d’incontro nelle quattro dichiarazioni si trova nell’impossibilità da parte delle donne presenti nelle varie liste di poter assumere incarichi di giunta per motivi di lavoro e/o familiari. A questi si aggiunge anche il neo sindaco del comune di Ceriana, Maurizio Caviglia, che, in attesa di ufficializzare la prossima giunta, lascia intuire che, per gli stessi motivi di cui sopra, sarà una giunta tutta al maschile.
“Noi avevamo una sola signora candidata che purtroppo non è stata eletta. Noi rimarremo così. Il nostro statuto, inoltre, non prevede l’assessore esterno”, spiega Andrea Molinari, sindaco di Airole. Come noto, senza un candidato donna eletto, il Comune dovrebbe fare richiesta per "ricevere" un assessore esterno, con maggiori costi per l’ente, ma ad oggi nessuno dei 4 comuni (più Ceriana) percorrerà questa strada.
Dello stesso avviso Fulvio Gazzola, primo cittadino uscente e confermato nelle scorse elezioni a Dolceacqua: “Purtroppo nessuno delle quattro ragazze presenti in lista ha dato la disponibilità per fare l’assessore. Diversi i motivi, ma sono principalmente lavorativi e familiari. Inoltre, non possiamo ricorrere, stando al regolamento, alla figura di assessore esterno. Quindi rimaniamo così”.
Concorda anche Andrea Lombardi, sindaco di Isolabona: “Ho chiesto alle due donne della mia lista se una delle due fosse disponibile a prendere parte alla giunta, ma le risposte sono state negative: una lo aveva già fatto mentre l’altra persona, essendo alla prima esperienza, ha preferito partire dal basso e “imparare” con calma. Noi purtroppo dobbiamo andare andare avanti. Se non ci saranno degli obblighi, noi rimaniamo con una giunta al maschile”.
Giuseppe Galatà, sindaco di Castellaro, aggiunge: “In lista con me ho due donne, entrambe elette. Una al secondo mandato amministrativo, l’altra alla prima esperienza Chiara Oliva: nessuna delle due se la sente di andare fare l’assessore. Per il momento quindi confermiamo la giunta, anche se la norma è prescrittiva. Nel momento in cui le due donne in lista con me non si sentono di ricoprire la carica di assessore, perché devo rivolgermi ad un assessore esterno, che magari non ha dato neanche disponibilità a candidarsi? Mi sembra un po’ una forzatura. Io ho le mie persone di fiducia, perché devo prenderne uno da fuori?”.
Inutile aggiungere che anche Maurizio Caviglia, sindaco di Ceriana, condivide il pensiero dei colleghi sopra: “Questa della giunta è sempre stata una decisione presa dai sindaci. Io ho una persona che avevo con me precedentemente in consiglio e voglio proseguire con lui, perché ha esperienza e competenza. Le donne in lista mi hanno già detto che non se la sentivano, in quanto sono alla prima esperienza. Penso che sia una assurda. Sotto i 3mila abitanti non è praticamente obbligatorio, come ad esempio sopra i 3mila. E comunque possono esserci delle deroghe: se obblighi un comune a prendere un assessore esterno, lo metti in difficoltà, questa è una cosa che secondo me non va bene. Prendi il primo che arriva e dice di sì. Ok la parità di genere, ma questa è una forzatura”.
In conclusione, il rischio per i comuni che non ottemperano alla normativa è che, una qualsiasi associazione per i pari diritti si possa opporre alla assegnazione delle deleghe di un sindaco perché ha nominato solo uomini, invalidando tutti gli atti eventualmente firmati fino a quel momento.