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Attualità | 17 giugno 2024, 10:12

Cinghiali in Liguria fuori controllo, Coldiretti: "Serve snellire la burocrazia"

“I blocchi burocratici sono una vera minaccia al lavoro agricolo ligure, per questo chiediamo a Regione Liguria uno sforzo ancora maggiore di quello messo in campo ad oggi”

Cinghiali in Liguria fuori controllo, Coldiretti: "Serve snellire la burocrazia"

Di bollettini, quando si parla di cinghiali, sembrano essercene sempre di più: siamo partiti con quello che indicava il numero di animali presenti sul territorio ligure, oggi circa 30mila. Un altro aggiornamento è poi iniziato a essere necessario per quanto riguardava la PSA (Peste Suina Africana). Anche qui, la situazione delle positività nei selvatici è allarmante, soprattutto per regioni come la Liguria, tra le più colpite dell’intero stivale.

 

Le carcasse rinvenute nelle province liguri e positive al virus sono ancora troppe, tanto che necessitano di un bollettino epidemiologico che ne evidenzi l’andamento. Aggiornato al 14 giugno 2024, il bollettino nazionale ci dice che la provincia di Genova è la più colpita in Italia da PSA, con ben 779 casi di cinghiali positivi dal primo gennaio 2022. A questo punto, Regione Liguria si è posta degli obiettivi annuali di caccia: numeri di abbattimenti mai veramente raggiunti, basti pensare che durante la stagione 2022-2023 il contingente assegnato richiedeva di abbattere 30mila capi, di cui sono stati abbattuti solo 13mila capi. Dell’attuale stagione siamo in attesa dei dati ufficiali. Una percentuale di obiettivo del 45%. Come mai?

 

Importante è sapere che la stagione di caccia copre in realtà un periodo molto limitato di tempo, per svariati motivi. La stagione venatoria va infatti circa da ottobre/novembre a gennaio, oscillando leggermente di anno in anno secondo le indicazioni dell’ISPRA. Da febbraio, non si parla più di periodo di caccia ma di azioni mirate di depopolamento, che però, nell’annata 2024, sta subendo una forte contrazione dovuta a una scarsa compliance del mondo venatorio, oltre che a iter amministrativi troppo lunghi. Per aumentare la quantità di capi abbattuti, la Regione ha introdotto un contributo di riconoscimento per ogni carcassa di cinghiale selvatico abbattuto entro le zone indicate, così da incentivare le azioni di depopolamento del periodo primaverile ed estivo 2024. Nello specifico, si riconoscono 80€ per gli abbattimenti di femmine adulte e 40€ per i maschi. Chi può cacciarli? Si tratta di squadre di abbattimento e di bioregolatori, ossia figure abilitate alla caccia venatorie che abbiano svolto una formazione specifica in biosicurezza.

 

“Teoricamente tutto giusto,” commentano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale. “Ma serve snellire la burocrazia e le procedure che portano all’evacuazione delle istanze,” aggiungono: “I blocchi burocratici sono una vera minaccia al lavoro agricolo ligure, per questo chiediamo a Regione Liguria uno sforzo ancora maggiore di quello messo in campo ad oggi.”

 

Di tutti i bollettini possibile, infatti, se ne è aggiunto un altro, il peggiore, quello umano. Nel 2023 l’Osservatorio ASAPS ha registrato, in Italia, 193 incidenti rilevanti col coinvolgimento di animali in aumento 7,8% rispetto all’anno precedente. Di questi, in 170 casi l’incidente è stato causato da un animale selvatico (88%). Negli incidenti gravi causati da animali a piede libero, la Liguria si posiziona al settimo posto regionale in Italia, con un bollettino di 14 sinistri, intendendo persone ferite o decedute. “Per non parlare dei danni ai soli mezzi che sono parecchie migliaia ogni anno,” proseguono Boeri e Rivarossa. “Con enormi difficoltà di rimborso per gli automobilisti, a proposito di burocrazia lenta e procedure infinite.”

Concludono: “I cinghiali rappresentano da anni una piaga nei confronti del settore agricolo e, a cascata, dell’economia italiana; visto che questo non ci bastava, adesso siamo arrivati al punto in cui un cinghiale è diventato un pericolo persino per l’incolumità delle persone. La domanda sorge spontanea: di quanti altri bollettini abbiamo bisogno?”

Redazione

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