Pronto condominio - 17 giugno 2024, 09:00

Affitti brevi: quando la cedolare secca sale al 26%

La legge di Bilancio 30 dicembre 2023, n. 213 ha modificato l’aliquota ordinaria: sale al 26% ma solo a partire dal secondo immobile concesso in locazione

La legge di Bilancio 30 dicembre 2023 n. 213 ha modificato la percentuale dell’aliquota ordinaria della cedolare secca prevista per gli affitti brevi, il regime alternativo che sostituisce Irpef e addizionali. La quota è salita al 26%, ma soltanto a partire dal secondo immobile concesso in affitto. In precedenza le norme avevano stabilito che il proprietario che decide di locare un immobile a uso abitativo con un contratto di locazione breve può al massimo affittare quattro immobili: alla luce delle novità legislative, nel caso in cui scelga la cedolare secca, potrà quindi usufruirà dell’aliquota del 21% per un immobile a scelta, mentre dal secondo in avanti verrà applicata la nuova aliquota al 26%.

I contratti di locazione breve riguardano gli immobili a uso abitativo e hanno una durata massima pari a 30 giorni. Possano essere siglati tra persone fisiche, al di fuori dell'esercizio di attività d'impresa, direttamente o attraverso soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, compresi i siti internet specializzati e sempre più gettonati dagli utenti.

Riguardo alla durata, è bene specificare che il proprietario è libero di locare più volte l’immobile, ma se il contratto coinvolge le stesse parti la durata complessiva non potrà mai superare i 30 giorni. In caso contrario, sarà necessario registrare il contratto entro e non oltre 30 giorni dalla firma.

Fra le novità recenti che interessano questo particolare accordo, vi è l’istituzione del cosiddetto CIN, il Codice Identificativo Nazionale (al momento non ancora operativo), da inserire in una speciale banca dati nazionale per locazioni turistiche, affitti brevi e strutture turistico-ricettive. Il CIN potrà essere richiesto al Ministero del Turismo, mentre per le strutture che ne sono già in possesso (alcuni enti hanno già introdotto un codice regionale o provinciale), spetterà agli stessi enti locali occuparsi della ricodificazione. Il gestore dell’immobile dovrà esporre il CIN all’esterno della struttura e indicarlo negli annunci d’affitto, compresi quelli online, pena una sanzione amministrativa il cui importo varia da 500 a 5mila euro.

In collaborazione con Confappi-Fna Federamministratori