L’esito era scontato, ma ora è ufficiale. L’amministrazione Toti, orfana del suo presidente agli arresti domiciliari dal 7 maggio con le accuse di corruzione e falso, va avanti. L’aula, come previsto, ha respinto la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni con l’obiettivo di andare a elezioni anticipate il prima possibile.
Inevitabilmente la discussione è stata caratterizzata da un aspro faccia a faccia tra le parti, arroccate sulle rispettive posizioni senza mai un passo indietro. Fuori dalla sede del consiglio è montata la protesta delle associazioni, in assise è stato letto il messaggio del presidente Toti che non ha usato mezze parole per replicare alle minoranza che lo hanno sfiduciato.
Al termine del dibattito, la votazione: come da previsione, sono arrivati i “no” della maggioranza (18) e i “sì” delle opposizioni (11).
Assente in aula Sergio Rossetti, costretto a casa da problemi di salute, che non aveva firmato la mozione ma ne aveva annunciato il voto favorevole.
Una votazione in piena linea con quanto ha detto a margine del consiglio il presidente ad interim Alessandro Piana: “Possiamo andare avanti fino a dine mandato”.
“Quello del presidente Piana sembra un esorcismo, un mantra - così Luca Garibaldi (Pd - Articolo Uno) ha commentato le parole di Piana - qui non stiamo discutendo del destino di Toti. Il totismo è finito e voi ne siete consapevoli. Voi avete una maggioranza numerica in cui non c’è una maggioranza politica. Il totismo è un’anomalia anche a livello nazionale. La discussione democratica è saltata”.
“Toti non può rientrare qui” ha aggiunto Ferruccio Sansa elencando una serie di vicende che hanno visto coinvolto il presidente Toti, citando anche alcuni passaggi delle intercettazioni. “Lascio a voi dire se Toti ha agito con onore, non si può avere la fiducia dopo che si è parlato al telefono con Aldino Spinelli. Chi voterà “no” sceglie una politica immorale, il conflitto di interessi, rimanere attaccato alla poltrona” ha concluso Sansa.