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Politica | 28 maggio 2024, 11:41

Inchiesta corruzione in Liguria: al grido di “Game over” alta tensione in consiglio regionale. Le opposizioni sfiduciano Toti e abbandonano l’aula

Le associazioni si sono riunite fuori e dentro l’aula per chiedere le dimissioni del presidente agli arresti domiciliari con le accuse di corruzione e falso. Clima da stadio tra maggioranza e opposizione

Le immagini dal consiglio regionale

Le immagini dal consiglio regionale

Game over”. Due sole brevi parole per riassumere il pensiero delle associazioni che questa mattina, come annunciato, si sono date appuntamento davanti alla sede del consiglio regionale ligure per chiedere le dimissioni del presidente Giovanni Toti, agli arresti domiciliari dal 7 maggio con le accuse di corruzione e falso. Cartelloni, striscioni e slogan fuori dall’assise per poi entrare in un’aula in cui si respira un’aria di tensione ormai da alcune settimane.

La seduta è iniziata con l’attesa mozione di sfiducia depositata dalle opposizioni e presentata per voce di Fabio Tosi (M5S): “Emerge un’immagine degradata dell’utilizzo dell’istituzione pubblica. Al di là di come andrà l’inchiesta è evidente il fallimento della giunta Toti. L’amministrazione non ha la possibilità di proseguire con l’attendibilità necessaria per le sfide della nostra Regione. A oggi non sono arrivare le dimissioni del presidente della giunta regionale, riteniamo impossibile proseguire in tale situazione di stallo. È l’unica strada possibile per restituire dignità alle istituzioni”.
Un inizio di seduta all’insegna della grande tensione tra maggioranza e opposizione tra le urla del pubblico in aula, tanto che il presidente del consiglio regionale, Gianmarco Medusei, ha sospeso la seduta per alcuni minuti. Sono volate parole tra il pubblico e i banchi della maggioranza in una serie di slogan tra accuse sulla situazione della sanità in regione e riferimenti a vecchi casi giudiziari che hanno coinvolto il Pd su scala nazionale.

L’unico atto di cui dovrebbe occuparsi il consiglio regionale è la mozione di sfiducia e le nuove elezioni - ha aggiunto Luca Garibaldi (Pd - Articolo Uno) alla ripresa dei lavori - crediamo che non ci siano le condizioni per proseguire con questa esperienza, non sono arrivate le dimissioni di Toti e pensiamo che sia coerente e giusto che ci sia subito la calendarizzazione della mozione di sfiducia come atto politico”.
Convochi subito il presidente Piana e sciogliete il consiglio, lo chiedo formalmente - così Giovanni Pastorino (Linea Condivisa) - non è possibile che una Regione sia governata da una giunta il cui presidente è agli arresti domiciliari. Una situazione in cui oggettivamente non è in grado di attendere alle sue funzioni. È stata una gestione per anni personalizzata, non solo Toti è presidente ai domiciliari ma è ancora assessore al Bilancio ed è stato per due anni e mezzo alla Sanità. Quindi sciogliamo questa amministrazione, fa bene anche alla maggioranza”.

Dai banchi della maggioranza la richiesta di fare l’Ufficio di Presidenza per la discussione della mozione di sfiducia, ma al termine del consiglio, come richiesto da Laura Lauro (Cambiamo), mentre Ferruccio Sansa è tornato sull’inchiesta: “Il centrodestra è stato pagato da Spinelli, voi avete governato per fare gli interessi di Spinelli” provocando così la reazione in aula da parte di giunta e maggioranza.

La mozione di sfiducia ha incassato la firma di tutti i consiglieri di opposizione, fatta eccezione per Sergio Rossetti (Azione): “Non ho firmato la mozione di sfiducia perché ne sono venuto a conoscenza tramite i giornali e francamente non devo rincorrere le iniziative di altri. Al di là del metodo, la mozione mi appassiona molto poco perché non aggiunge nulla alla situazione e al dibattito in corso. Il problema non è solo Toti ma lo svuotamento delle funzioni degli organi istituzionali, che ha portato al di fuori da essi le decisioni strategiche per il futuro del territorio. Era una condizione di cui la giunta, i consiglieri e i partiti del centrodestra erano ben consapevoli e consenzienti. A loro andava tutto bene perché Toti produceva il consenso per vincere le elezioni. La responsabilità dell'ingovernabilità della Regione e del porto, dopo le dichiarazioni degli onorevoli Rixi e Salvini sull'impossibilità di nominare il presidente, e lo svilimento dell'istituzione è responsabilità di tutto il centrodestra ligure, a cui i cittadini hanno dato una fiducia che è stata evidentemente tradita. Avrei evitato la mozione perché compatterà la maggioranza ma per coerenza la voterò se arriverà in aula. Il problema da porre è la responsabilità collettiva di tutto il centrodestra: è a causa loro se ci troviamo in questa situazione di ingovernabilità e zero credibilità istituzionale. L’autorità portuale non ha il presidente e il segretario perché hanno accomunato tutto in un unico commissario. In queste condizioni chiedo alle forze di governo quando intendono licenziare il Piano Regolatore Portuale, che avrebbe dovuto essere approvato prima del progetto della diga. Monitorerò perché almeno le opere previste vadano avanti, non ci possiamo permettere di perdere ulteriori mesi”.

La giunta in queste settimane è andata avanti con le proprie delibere - ha spiegato il presidente ad interim Alessandro Piana - ogni assessore, in base alle proprie competenze, ha continuato a portare avanti il lavoro e non è vero che la Regione si è fermata. Ci sono in votazione ordini del giorno importanti e credo che debba essere garantito il dibattito e il suo ordine democratico. Questa è un’assemblea legislativa e non credo che ci debba essere un condizionamento esterno per quanto riguarda gli argomenti in dibattito. Ci deve essere serenità in aula, cosa che oggi non c’è”.

Al termine dell’accesa discussione è stata votata la convocazione dell’Ufficio di Presidenza alle 17 di oggi per la discussione della mozione di sfiducia presentata dalle minoranze che hanno abbandonato l’aula in segno di protesta. “Non riteniamo che questo consiglio possa andare avanti senza che si discuta la mozione di sfiducia” ha detto Garibaldi (PD - Articolo Uno) prima dell’uscita dall’aula tra gli applausi del pubblico.

Pietro Zampedroni

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