Anche il Consiglio comunale di Taggia ha approvato l’ingresso del socio privato in Rivieracqua. Il Sindaco, Mario Conio, ha evidenziato come si tratti “Di un passo obbligato per la salvezza dell’azienda, dopo il rischio concreto di fallimento. La società che gestisce il servizio idrico integrato nella nostra provincia, infatti, sta trovando oggi un equilibrio. Con la delibera approvata entro l’anno potrà essere indetta la gara a doppio oggetto e permettere l’entrata di un socio privato di minoranza, che avrà compiti gestionali, purtroppo unica alternativa al fallimento oggi percorribile”.
Conio ha anche evidenziato la problematica delle cosiddette ‘bollette impazzite’: “Stanno destando molte preoccupazioni, anche in me. Credo – ha detto - sia doveroso darvi un quadro generale, spiegando i passaggi che hanno portato alla situazione attuale e ai recenti aumenti. Ciò non può purtroppo risolvere il problema del caro bollette, ma penso possa aiutare a comprendere meglio cosa sta accadendo. Saranno possibili piani di rateizzazione, su richiesta e, in collaborazione con Rivieracqua, abbiamo lavorato per aprire uno sportello settimanale dedicato, con la presenza di un operatore del gestore idrico, in modo tale da agevolare i nostri cittadini che vorranno avere un contatto diretto con la società per richiedere chiarimenti e usufruire dei servizi messi a disposizione”.
Conio ha anche ripercorso la storia della gestione d’ambito dell’acqua che, a livello comprensoriale, è un obbligo di legge: “Diversamente dal passato – spiega il sindaco - la gestione deve essere inoltre portata avanti con il principio del ‘full cost recovery’: esclusivamente quindi con i proventi della gestione stessa. Un passaggio fondamentale da tenere a mente. Rivieracqua nasce nel 2012, per decisione della Conferenza dei Sindaci, a seguito del referendum per l’acqua pubblica. Tutti i comuni dell’AATO avrebbero dovuto conferire gli impianti relativi ai vari segmenti (acqua, fogna, depurazione) mettendo il gestore in condizione di avviare la gestione del servizio in tutto l’Ambito che comprende l’intera provincia di Imperia e alcuni comuni del savonese. Rivieracqua avrebbe quindi dovuto gradualmente subentrare nelle gestioni comunali avvalendosi delle due società a totale capitale pubblico (Amaie e Secom) e acquisendo la titolarità dei contratti di prestazione dei servizi. Ciò non è avvenuto, mettendo in grave difficoltà la nuova società, giunta sull’orlo del fallimento. Si è arrivati così al commissariamento dell’AATO idrico e al primo piano concordatario, del 2018, per salvare la società pubblica. Il concordato preventivo prevedeva l’obbligo dei gestori privati e delle società pubbliche di entrare in Rivieracqua. Taggia ha conferito Secom nel 2021. Inoltre, il piano prevedeva il risarcimento delle società creditrici fino al 36%. Pensate che disastro avrebbe significato per le aziende del territorio che negli anni hanno lavorato per Rivieracqua. Un’opzione drammatica che avrebbe messo in crisi tantissime famiglie e che avrebbe rischiato di mandare in fallimento moltissime aziende. Tuttavia, a seguito dell’entrata delle società in Rivieracqua e una migliore prospettiva futura, il giudice ha valutato che non fosse più necessario omologare il concordato, lasciando libera la società di agire. Non si è riusciti comunque ad appianare i debiti”.
C’erano anche altre ipotesi sul tavolo, come l’aumento dei pagamenti ai creditori, ma diluiti in un tempo maggiore: “Anche questo tentativo è fallito – va avanti Conio - mettendoci davanti a due opzioni: far fallire la società, con conseguenti gravissimi danni per le aziende creditrici e l’inevitabile messa a gara del servizio senza la possibilità però di far partecipare nessuna società pubblica provinciale, perdendo quindi il controllo pubblico sulla risorsa acqua; fare una proposta seria che comprendesse il pagamento dei debiti al 100%, senza gli interessi, in sei anni; l’entrata di un socio privato al 48%, permettendo al pubblico di mantenere la gestione del servizio; e l’introduzione del piano d’ambito con tariffa unica”.
Secondo Conio l’unica alternativa percorribile è la seconda, votata nel 2019 dai Sindaci riuniti in Assemblea con 35 voti su 35 presenti. Si è giunti poi all’approvazione della tariffa unica e, ora, alle modifiche dello statuto per permettere l’entrata del socio privato; passaggio su cui il nostro Consiglio comunale si è espresso nei giorni scorsi. Proprio l’introduzione della tariffa unica è concausa dell’aumento delle bollette in alcuni comuni della nostra provincia, compreso Taggia.
“In passato – spiega Conio in relazione agli aumenti - ogni comune aveva tariffe differenti. Era facoltà degli enti, infatti, destinare delle risorse provenienti dal bilancio per abbassare le tariffe ed esigere meno risorse dai cittadini. Oggi questo non è più possibile, stando al principio del ‘full recovery cost’, sopra menzionato. La gestione dell'acqua, ripeto, può quindi essere gestita solo ed esclusivamente con i proventi della gestione stessa; analogamente a quanto accaduto in passato con la gestione dei rifiuti. Con la tariffa unica, ogni cittadino della provincia, pagherà la stessa cifra, in proporzione ovviamente ai propri consumi. Gli squilibri del passato non sono quindi più possibili, a Taggia come a Imperia, Sanremo, Ventimiglia e il resto della provincia si paga la stessa identica tariffa. Questo ha portato ad aumenti, anche significativi, in alcune situazioni, dove in passato il costo dell’acqua era minore”.
“Comprendo le difficoltà che questo passaggio sta creando nell’economie familiari di tutti noi – termina Conio - ma è purtroppo un cambiamento necessario e non più prorogabile; oltre a essere il male minore. Se Rivieracqua dovesse fallire avremmo comunque tariffe pari, se non maggiori, a quelle oggi applicate e approvate da Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente). Stiamo parlando di tariffe che rimangono in ogni caso nella media italiana. Avremmo quindi costi uguali, ma perderemmo definitivamente il controllo pubblico sulla gestione dell’acqua. E’ un passaggio sicuramente sofferto, ma dovuto a un sistema viziato. In passato le bollette erano infatti troppo basse per pagare le spese reali di gestione della rete idrica. Per questo i Comuni subentravano destinando risorse dal bilancio. A questo si sono aggiunti i problemi di Rivieracqua, dovuti al non rispetto da parte di alcuni Comuni dei passaggi necessari per permettere alla società di nascere e cresce su solide fondamenta. Inoltre, i conguagli previsti in bolletta, relativi alle annualità 2022-2023, sono stati applicati in base alle indicazioni di Arera (periodo regolatorio 2022-2023)”.