Si potrà conoscere e degustare nelle ricette tradizionali locali il carciofo di Perinaldo, importato due secoli addietro dalla vicina Provenza e acclimatatosi egregiamente in questa zona, domenica prossima, il 12 maggio, dalle 11 alle 17, in piazza centro storico. Si terrà, infatti, la 23esima rassegna gastronomica del carciofo di Perinaldo.
La manifestazione, organizzata dal Comune in collaborazione con l'associazione volontari, sarà animata dalla Bandina della Val Nervia. "Verrà proposto, per l'occasione, un menù a base di carciofi e dolci tipici" - fa sapere il sindaco di Perinaldo Francesco Guglielmi - "Vi sarà, inoltre, la distillazione di essenze locali".
Il carciofo di Perinaldo, presidio Slow Food, è un “violet” francese introdotto, secondo la leggenda, dallo stesso Napoleone Bonaparte. Pare che durante la Campagna d’Italia del 1796, dopo una sosta presso una nobile famiglia di Perinaldo, appreso che in zona non si conoscevano gli ottimi carciofi violetti coltivati nella vicina Provenza, Napoleone abbia fatto dono successivamente di alcuni piantine ai perinaldesi. Da quel momento in poi gli abitanti del piccolo comune lo diffusero negli orti locali. Il carciofo di Perinaldo, che è coltivato solo qui e in Provenza, tra i 400 e i 600 metri sul livello del mare, è senza spine, tenero e non ha barbe all’interno. Necessita di un buon drenaggio e non a caso lo si trova spesso ai bordi dei muri a secco. Resiste alle temperature rigide, sopporta bene la siccità e non ha bisogno di trattamenti chimici, quasi come un ortaggio selvatico. Si raccoglie da maggio a giugno. Si consuma crudo, in insalata oppure cotto in accompagnamento a carni o selvaggina. Le ricette tradizionali di Perinaldo lo vedono protagonista di frittatine, al forno con parmigiano e funghi o in semplici frittelle con aglio e prezzemolo. Alcuni piccoli coltivatori locali, riuniti in un consorzio, oggi lo producono in piccole quantità e lo trasformano, in parte, in sottoli eccellenti. I germogli del carciofo sono, infatti, conservati in olio extravergine di taggiasca prodotto dalle aziende olivicole locali e alcuni dei coltivatori sono anche produttori di olio. Un disciplinare di produzione ne regola le modalità di coltivazione e ne garantisce la tracciabilità.