"Continuo a sentir parlare di acqua pubblica, capisco che sia un ottimo argomento per la campagna elettorale, perché l’acqua è bevuta da tutti, ma ritengo, come già detto, che sia una messa detta, non prendiamo più in giro i cittadini": così in una nota il consigliere comunale di Sanremo Mario Robaldo.
"Il privato è già alle porte e non si torna indietro, chiosa Robaldo, vedo che ci si contende il primato di difensori dell’acqua pubblica, bene, dopo il bagnetto nella fontana dello zampillo nel 2011, nulla di concreto, (da parte di tutti) è stato fatto per evitare la deriva in cui Rivieracqua è andata a finire. A parte alcuni comunicati ufficiali, non ricordo iniziative da parte di chi ora si erge a paladino dell’acqua pubblica, per contrastare la deriva che aveva preso Rivieracqua, non ricordo scioperi, assemblee pubbliche, proteste formali, iniziative di alcun genere, magari mi sbaglio".
"Facciamo un passo indietro, spiega il consigliere comunale, nel 2012 nasce Rivieracqua, con direttive dell’Ato ben precise, basta leggere il concordato in cui, tra l’altro, viene sancito che alla scadenza dei 30 anni dall’affidamento, Rivieracqua deve restituire gli impianti perfettamente funzionanti. Ciò significa che però gli impianti avrebbero dovuto essere conferiti perfettamente funzionanti, infatti vengono stabiliti i criteri con cui i vari comuni possono entrare nella nuova società. Si deve inoltre arrivare ad una tariffa unica per sostenere i costi reali, le manutenzioni e gli investimenti. Questi, per sommi capi, sono i fondamenti per permettere all’azienda di stare in piedi; peccato che le cose siano state fatte al contrario, invece che avere una tariffa unica che garantisse il sostegno economico, si è creata una scatola vuota in cui sono confluiti i vari paesi, anche se non avevano i requisiti minimi per poterlo fare".
"Oltretutto, spiega Robaldo, non si capisce perché sono confluiti anche alcuni comuni che non appartengono alla nostra provincia e che, tra l’altro, sono quelli con i problemi maggiori. Praticamente Rivieracqua viene caricata di legna verde, senza però dargli la possibilità di reggersi sulle proprie gambe, si trova ad affrontare grosse problematiche sul fronte dell’acqua potabile e sulle fognature, senza avere i fondi, comincia a fare lavori a debito, fino ad arrivare ad oggi con decine di milioni di euro da pagare alle ditte. Oltretutto, ad oggi, non è assolutamente vero che la società abbia risolto i problemi in quanto, specie per le periferie del territorio, manca parecchio personale operativo che garantisca la manutenzione degli acquedotti e delle reti fognarie".
"E’ stata di fatto costruita una società su fondamenta inclinate fin dai primissimi annim chiosa il consigliere, e quindi è cresciuta storta, adesso l’unica cosa che resta da fare per Rivieracqua, è quello che stanno facendo a Bologna alla torre degli Asinelli, puntellarla e cercare di non farla crollare, controllare che la parte privata che ne avrà la gestione, non prevalga sulla parte pubblica, non solo adesso dove pare che sia minoritaria, ma anche in seguito e verificare che il 20% in più nella bolletta, oltre il costo reale dell’acqua, vada per gli investimenti e non solo per aumentare le azioni del privato".