“Chiedo scusa per lo sfogo, ma ormai da giorni leggo articoli di illustri personaggi che si ergono a difensori dell'acqua pubblica, scandalizzati da alcune bollette astronomiche”. Sono le parole di Mario Robaldo, Consigliere comunale di Sanremo, che interviene sul caso bollette di Rivieracqua.
“Il tutto potrebbe avere un senso – prosegue - se ci fossero ancora i presupposti per poter intervenire (a parte una giusta rateizzazione) su una vicenda che prese forma nel lontano 2012 e che è andata avanti nella totale indifferenza (o quasi) di coloro che, adesso, si ergono a paladini dell'acqua pubblica che comunque non vuol dire gratis, perché ha dei costi: pompaggio, clorazione, analisi, manutenzioni varie (pompe, motori, quadri elettrici, tubazioni), personale, ecc. Si sono susseguiti vari comunicati stampa, proclami ecc., ma di sostanziale, dopo la manifestazione dei sindaci nel 2011 nella fontana dello Zampillo, non si è visto più nulla a difesa dell'acqua che, il 94% di 26 milioni di cittadini, aveva chiesto di tenere pubblica (poi ci stupiamo che la gente non vada più a votare). Ad onor del vero, già l'impianto del referendum fu farlocco: in sintesi, pur proclamando come l'acqua dovesse restare pubblica, ne permise tuttavia la gestione da parte di privati”.
“Fatta la legge… trovato l'inganno – va avanti Robaldo – e l'acqua restò e resta pubblica fino al 51%, il privato non può avere più del 49%, come se chi investe con propri soldi e salva un'azienda, poi lascia che siano altri, il pubblico, a dirigerla. Ma nel caso di specie, dell’acqua ai nostri concittadini, non c'era niente da salvare, sarebbe bastato rispettare il concordato e mantenere l’unica azienda totalmente pubblica funzionante da più di 115 anni, cioè l'Amaie Spa. Sono state molte le assemblee dell'A.T.O. dove, in sostanza, solo i movimenti per l'acqua pubblica si sono fatti sentire. Nel comune di Sanremo, sono stati almeno tre i consigli comunali con la problematica legata a Rivieracqua all'ordine del giorno e, neanche nell'ultimo del 29 luglio 2022 che ha di fatto sancito l'entrata del privato in Rivieracqua, a parte tre o quattro rappresentanti del movimento per l'acqua pubblica, nessun altro venne a protestare per cercare di fermare una scelta sbagliata che si stava delineando, non solo a Sanremo, ma in tutta la provincia. Non vidi nessuno di quelli che ora alzano la voce, non vidi rappresentanti di categorie, sindacati, cittadini e neppure, purtroppo, lavoratori di Rivieracqua; anche i ‘partiti’ di opposizione non furono nemmeno presenti in aula. Con dispiacere, non riuscii a convincere il resto della mia maggioranza dello sbaglio che si stava per compiere a livello provinciale (non certo a causa del nostro Comune, che per primo entrò in Rivieracqua) e, anche il Sindaco, che fu addirittura insultato nell'assemblea dei Sindaci perché chiese di rivolgersi alle banche e non ai privati (è a verbale), non ebbe più la volontà e la forza di lottare, nonostante un ordine del giorno votato all'unanimità”.
“A mio parere – va avanti Robaldo - mancò proprio una protesta forte in aula, come ci fu per tante altre pratiche quali, ad esempio, quelle legate ad Amaie Energia, Riviera Trasporti, ecc.; ancora una volta mi ritrovai ‘voce di uno che grida nel deserto’ (link). Forse l'assenza di una protesta forte fece intendere ai presenti che a nessuno interessasse il futuro di Rivieracqua, pertanto non si ritenne grave l'entrata del privato per la gestione dell'azienda. Votai contro la pratica, assieme a due rappresentanti allora civici di minoranza ed il rappresentante del Movimento 5 stelle, e mi spiacque che nell’occasione l'Assessore al Bilancio e alle Partecipate si vantò di essere il primo a portare la pratica come Comune di Sanremo. Per questo adesso, durante la campagna elettorale, non sopporto di sentir parlare di un problema che non può più essere risolto. I famosi buoi sono già scappati, li hanno visti in Svizzera, a brucare l'erba. Lo stesso rischio lo corre la sanità pubblica, vediamo di lasciare che anche questi buoi raggiungano gli altri!”