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Attualità | 17 marzo 2024, 07:11

Dopo il viaggio del sindaco nelle Marche Badalucco si inserisce nel Gotha dei luoghi italiani dello stoccafisso

E’ il risultato di un viaggio che porterà a grandi cambiamenti alla sagra ma, se tutto andrà in porto, anche all’immagine turistica del paese.

Dopo il viaggio del sindaco nelle Marche Badalucco si inserisce nel Gotha dei luoghi italiani dello stoccafisso

Badalucco si inserisce nel Gotha dei luoghi italiani dello stoccafisso. E’ un circolo esclusivo che si ispira alla figura del nobile veneziano Pietro Querini. E’ il risultato di un viaggio, semi-segreto, del sindaco Matteo Orengo, che porterà a grandi cambiamenti non solo alla rinomata sagra del comune della Valle Argentina, ormai oltre il mezzo secolo di vita, ma, se tutto andrà in porto, anche all’immagine turistica del paese.

Andiamo con ordine. Perché qui c’è molto da raccontare. Di un viaggio fortunato nella sfortuna. Di stoccafisso. E perché no, delle disinibite vergini vichinghe. Nei giorni scorsi tutti in paese pensavano che il Sindaco Matteo Orengo fosse assente dal palazzo per partecipare al viaggio da lui stesso organizzato per portare gli alunni di terza media a Strasburgo.

“All’ultimo minuto ho voluto cambiare itinerario – spiega il primo cittadino – affidando la rappresentanza del Comune a Giusy Laigueglia. Grazie ad una soffiata di un amico sono andato a Fermo, nelle Marche. Qui c’è forse il più antico santuario della gastronomia dello stoccafisso. Non a caso qui è stata creata nel 2018, l’accademia dello stocco alla fermana, che ha l’obiettivo di tutelare un piatto, legato ad una storia molto antica. Nel capoluogo di provincia più giovane d’Italia si erano dati appuntamento i maggiori esponenti delle città dello stoccafisso, quelle del veneto, quelle della sicilia, della campania e della calabria. In più erano presenti gli esponenti norvegesi delle isole Lofoten, che sono a Badalucco nella penultima domenica di settembre per la nostra sagra dello stoccafisso alla Baucogna. Si riconoscono tutti nel nome di Pietro Querini. Ovvero nel marchio di qualità italiano della tradizione gastronomica dello stoccafisso”.

Pietro, della potente famiglia dei Querini era un patrizio veneziano che faceva addirittura parte del Maggior Consiglio della Serenissima. Stiamo parlando di un’epoca che si colloca nel tardo medioevo. Pietro era anche un imprenditore ed un coraggioso navigatore. Era il Signore, nell’Isola di Creta, di due feudi, famosi per la produzione della Malvasia, un vino che piaceva molto nel nord europa. Aveva deciso di mettersi in grande e si era dotato di una caracca, la più grande nave dell’epoca, inventata dai genovesi, per navigare nell’oceano atlantico, con grandi quantità di merci e cannoni a bordo. Era l’antenata del Galeone. Impressionava le genti di allora per la sua mole.

E’ il 25 aprile 1431, la “Querina”, con 800 barili di Malvasia salpa con un carico misto di 500 tonnellate di merci varie e 68 uomini di equipaggio. Finisce male. Ripetute tempeste riducono la nave ad un relitto disalberato che va alla deriva per settimane al largo dell’Irlanda. Alla fine l’equipaggio, quando la caracca, senza vele e senza timone sta per affondare, si divide in due scialuppe grosse. Diciotto si imbarcarono su una barca, altri 47 con i tre ufficiali e l’armatore si imbarcarono su una lancia molto più grande. Dei primi non si seppe più nulla, mentre la lancia con Pietro Querini e 16 marinai superstiti il 14 gennaio 1432 giunse a toccare terra nell’arcipelago delle Lofoten.

I pescatori dell’Isola di Rost andarono in aiuto dei veneziani e li ospitarono nelle loro case. Qui i marinai trascorsero quattro mesi, ospitati dalla comunità locale di pescatori. Pietro Querini al rientro in patria fece un dettagliato rapporto al Doge. Nel documento conservato nella biblioteca apostolica vaticana ci sono due passaggi, che incuriosirono, e parecchio, le genti di allora. “Prendono fra l’anno innumerabili quantità di pesci (…) sono chiamati stocfisi. I stocfisi seccano al vento ed al sole senza sale, e perché sono pesci di poca umidità grassa, diventano duri come legno. Quando si vogliono mangiare li battono col roverso della mannara, che gli fa diventar sfilati come nervi”. Più avanti il mercante veneto rivelava “Questi di detti scogli sono uomini purissimi e di bello aspetto, e così le donne sue, e tanta è la loro semplicità che non curano di chiudere alcuna sua roba, né ancor delle donne loro hanno riguardo: e questo chiaramente comprendemmo perché nelle camere medeme dove dormivano mariti e moglie e le loro figliuole alloggiavamo ancora noi, e nel cospetto nostro nudissime si spogliavano quando volevano andare in letto”.

È sicuramente grazie a Piero Quirino che lo stoccafisso, così conservato da quelle disinibite popolazioni nordiche venne conosciuto a Venezia, allora regina dell’Adriatico e del Mediterraneo, e che il prodotto conquistò l’Europa del Sud viaggiando nelle cambuse delle navi, fino ad essere sempre più apprezzato sulle coste del Mediterraneo e dell’Adriatico, proprio come nella Marca Fermana.

“Nel nome di Pietro Quirino dopo la tornata elettorale di giugno – dice Matteo Orengosi è programmata una mini crociera tra Ancona e Creta, che in quattro giorni di lavoro, dovrebbe servire a noi amministratori delle città che hanno nello stoccafisso un piatto forte della loro tradizione gastronomica, per stilare una piattaforma di tipicità e di unione, in collaborazione con le autorità norvegesi delle Lofoten e del consorzio dello stoccafissso”.

Ma Matteo Orengo va più in là: “Il nostro primo obiettivo era quello di inserire Badalucco in questo circuito della via Quriniana. Ma l’intento è ben più ampio. Abbiamo parlato di rendere questa tipicità enogastronomica una tipicità senza frontiere. Coinvolgendo molte più località d’Italia e d’Europa. Alla nostra sagra ad esempio vorremmo invitare quest’anno esponenti del Portogallo, paese che per ovvi motivi non poteva restare insensibile ad un cibo che permetteva, in epoca di esplorazioni, di essere conservato in grandi quantità nelle stive delle navi che stavano per affrontare l’esplorazione dell’ignoto nel grande mare oceano”.

Il viaggio a Fermo ha permesso di agganciare Badalucco ad un treno che si sta mettendo in moto e prevede una crociera, ben più ambiziosa, che ripercorrerà a ritroso lo sfortunato viaggio della caracca “Queriniana”. Dalle Lofoten a Venezia. Qui il piano è ben più ambizioso. E Matteo lo snocciola con quel suo tipico sguardo che si illumina. “Si tratta di inserire in quella manifestazione una tappa a vantaggio di Badalucco. La mia ipotesi è di approfittare della sosta della nave da crociera a Nizza per un trasferimento dei croceristi in pullman nel paese del buon vivere, che ha nello stoccafisso alla baucogna il suo gioiello gastronomico, ma che ha anche da proporre tanti tesori paesaggistici e possibilità di residenza per tante persone”.

Se queste visioni di primavera andranno in porto è quasi certo che in questo tratto di Liguria prima o poi ci sarà una statua dedicata ad un navigatore veneziano. Speriamo che i genovesi se ne facciano una ragione.

Carlo Michero

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