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Attualità | 10 marzo 2024, 19:22

'Disegniamo il futuro con la forza disarmata delle donne', intervento della ventimigliese Delia Buonuomo al convegno internazionale 'Medì'

Sei storie per un'alternativa possibile alla rassegnazione. Al convegno internazionale di Sant 'Egidio a Livorno le testimonianze di chi sta sulla frontiera di mille sfide senza impugnare le armi

Delia Buonuomo

Delia Buonuomo

A Livorno, dove si è svolto venerdì 8 e sabato 9 marzo il convegno internazionale Medì promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, la “resistenza” delle donne a derive disumane. Dalle guerre, ai respingimenti dei profughi, alla corruzione che corrode e umilia la città, testimonianze coraggiose e piene di passione, in difesa della vita. Negli angoli più nascosti, l'impegno e il lavoro di donne comuni ed eccezionali insieme: a loro l'omaggio di una platea attenta e partecipe nella splendida location del Teatro Goldoni.

Delia Buonuomo, a Medì la storia di un caffè a Ventimiglia che diventa rete e rifugio per donne e bambini in fuga

Delia Buonuomo è stata minacciata per aver prestato aiuto e accolto nel suo bar a Ventimiglia, il Caffè Hobbit, donne e bambini, migranti in marcia verso la frontiera. A poca distanza il passo del Paradiso, un luogo impervio, a strapiombo sul mare, su cui molti si inerpicano, a rischio della vita, cercando di attraversare la frontiera. "Il mio aiuto era diventato un 'reato'. Sono stata condannata perché aiutavo, perché come commerciante invece di dare un caffè davo aiuto. Ma questo mi ha dato la forza di andare avanti e combattere questa disumanità. Come si fa a vedere un bambino piangere e voltarsi dall'altra parte?! Oggi non ho più paura. Nessuno potrà mai togliermi la libertà di difendere le persone e di amarle".

Barbara Bonciani (Comune di Livorno): "Audacia ed esempio delle donne marittime, in un mondo declinato prevalentemente al maschile"

Barbara Bonciani, assessora al Porto e all'integrazione tra città e porto del Comune di Livorno, ha parlato a Medì delle donne "invisibili" nei porti del Mediterraneo. Le lavoratrici marittime sono "donne audaci in un mondo declinato quasi esclusivamente al maschile: molti stereotipi, pregiudizi e superstizioni hanno limitato la loro presenza a bordo”. Le foto di Elena Cappanera le ritrae nella bella mostra 'Il porto delle donne', rimasta aperta al pubblico al Goldoni per i due giorni dell'evento

Philippa Kempson: a Lesbo "non può essere un crimine salvare la vita delle naufraghe"

Philippa Kempson dal 1989 si è trasferita dal Galles a Lesbo, per aprire un agriturismo ma poi, davanti ai naufragi, ha inventato col marito Eric, i familiari e gli amici, il progetto Hope, per salvare le vite e "salvare la vita non è un crimine". La fantasia dell'amore ha spinto a creare iniziative per aiutare la permanenza mentre si attende asilo in condizioni estreme, come una scuola di pittura.

A Livorno il ricordo vivo di Daphne Caruana Galizia nelle parole della sorella giornalista Corinne Vella

Corinne Vella è giornalista, come lo era sua sorella Daphne Caruana Galizia, uccisa a Malta dalla criminalità organizzata con altre complicità, perché ne aveva svelato i traffici. “Daphne è stata uccisa dopo essere stata molestata. Dopo la sua morte c'è stato il tentativo di screditarla per garantirsi l'impunità. Quando un giornalista perde la vita, tutti perdiamo il diritto di sapere. Il mestiere di giornalista crea società più libere".

Nadia Marzouki (tunisina): "Salviamo la memoria nelle città: è garanzia di democrazia"

A Medì, Nadia Marzouki, politologa tunisina in esilio, ha sottolineato il ruolo delle città mediterranee nella costruzione e nella ricostruzione di un volto costruttivo e pacifico dell'umanità, ma "si vede un 'urbicidio' delle città. In Tunisia le memorie patrimoniali e autoritarie hanno soppresso le memorie democratiche. Siamo davanti a una 'memoria amnesica' per scopi politici". Non è un problema che riguarda solo la Tunisia.

Chiraz Gafsia (tunisina): “Dalle periferie, si vede la violenza fatta alle città, e nelle periferie nasce il desiderio di cambiarle”

Chiraz Gafsia è un'architetta urbanista che ha lavorato alla rigenerazione dei quartieri più noti e di quelli meno frequentati nella capitale tunisina. “Nelle periferie – ha detto – ho visto rinascere la volontà di riappropriarsi degli spazi per vivere meglio. Ho incontrato donne che avevano trasformato uno spazio urbano pieno di rifiuto in un ambiente abitabile, con i pochi mezzi che avevano a disposizione, in un luogo abitabile. Per questo con loro ho fondato l'associazione Daame offrendo il mio lavoro per il miglioramento dello spazio pubblico e delle condizioni di lavoro delle donne”.

C.S.

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