Eventi - 12 febbraio 2024, 12:25

Ventimiglia ricorda i martiri delle foibe e l’esodo giuliano–dalmata (Foto e video)

Presenti autorità civili, militari e religiose in occasione del Giorno del Ricordo

Ventimiglia commemora le vittime delle foibe e l’esodo giuliano–dalmata in occasione del Giorno del Ricordo. La cerimonia pubblica solenne si è svolta, questa mattina, alla presenza di autorità civili, militari e religiose e alle associazioni combattentistiche e d’arma presso il cippo nei Giardini Martiri delle Foibe in via Lamboglia.

Si sono svolte la deposizione di una corona d’alloro, la benedizione da parte di don Ferruccio, il picchetto d’onore della polizia locale di scorta al Gonfalone cittadino, l’Inno Nazionale, il silenzio intonato dall’Orchestra Filarmonica Giovanile e lo schieramento dei militari dell’Anget e delle associazioni combattentistiche e d’arma.

Si è tenuta anche l’orazione ufficiale di Pietro Tommaso Chersola, presidente del Comitato Provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Imperia, e sono poi intervenuti il consigliere comunale di Ventimiglia Gabriele Amarella, in rappresentanza della Provincia, e il sindaco Flavio Di Muro.

"Onorato di rappresentare la Provincia di Imperia, di cui faccio parte, porto i saluti del presidente Claudio Scajola" - dice il consigliere comunale di Ventimiglia Gabriele Amarella - "Siamo oggi qui riuniti per commemorare i martiri delle foibe, vittime giustiziate, infoibate e morte di stenti nei campi di prigionia solo con la colpa di essere italiani. A loro va oggi il nostro ricordo più commosso con l'intento di ridarli dignità affinché questi avvenimenti ed episodi della storia non si verifichino più".

"Tra gli 11mila e i 20mila sono state le vittime considerate di parte. Numeri che sono persone e che spaventano ancora oggi non averne il conto esatto" - ricorda il sindaco di Ventimiglia Flavio Di Muro - "Al massacro delle foibe seguì l'esodo giuliano-dalmata, ovvero l'emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e lingua italiana dalla Venezia Giulia, dal Quarnaro e dalla Dalmazia. Comunisti di Tito misero in atto arresti, esecuzioni, deportazioni nei campi di concentramento balcanici. La violenza di stato aveva come obiettivo i fascisti e chi li aveva aiutati ma portò la morte brutale di migliaia di civili e all'esodo di altrettante persone persino a guerra finita. Particolarmente violenta fu anche la caccia ai superstiti del partito autonomista fiumano, concepito come un potenziale ostacolo all'annessione della città alla Jugoslavia. I partigiani nelle prime ore di occupazione della città uccisero i vecchi capi del partito. La persecuzione colpì anche gli esponenti dei Cln secondo una linea ampiamente usata anche a Trieste e a Gorizia. Numerosi furono nelle tre città gli arresti e le deportazioni degli antifascisti dei quali solo alcuni faranno ritorno dai campi di concentramento dopo lunghi periodi di detenzione. Ancora nel 1946 risulteranno comminate condanne capitali contro reclusi accusati di aver fatto parte dei Cln. L'ultima fase migratoria ebbe luogo dopo il 1954 allorché il Memorandum di Londra assegnò definitamente la zona 'A' del territorio libero di Trieste all'Italia e la zona 'B' alla Jugoslavia. L'esodo si concluse solamente intorno al 1960".