Hanno vinto X Factor nel 2022 e Sanremo Giovani nel 2023, ora li vedremo misurarsi sul palco dell’Ariston. I piemontesi, Santi Francesi saranno in gara al Festival della Canzone Italiana con il pezzo L’amore in bocca e iniziano a sentire un po’ di emozione.
“Quando abbiamo realizzato che avremmo partecipato - spiegano Alessandro De Santis e Mario Lorenzo Francese - subito è calato un mantello anti ansia, quello con cui ti senti al sicuro. Adesso stiamo bene a chiaramente c’è un po’ di ansia e un po’ di stanchezza, ci sono un milione di emozioni tutte insieme”
Al festival meglio vincere o basta partecipare?
“Meglio vincere - esclamano all’unisono - però rispetto a Sanremo Giovani, dove abbiamo percepito più l’ansia, abbiamo l’obiettivo di tenerci lontani dalla gara. Per noi questa è già una grande occasione, al di là delle classifiche. In passato, c’è anche chi del non essere in cima alla classifica ne ha fatto un vantaggio, basti pensare a Tannai. Vincere certo vuol dire che tante persone si sono collegate a te, sarebbe bello perché vorrebbe dire avere davvero una grande comunità”.
La canzone che portate, scritta con Cecilia del Bono, è romantica e sensuale. Lo avete definito un testo con cui avete “raccontato momenti delle nostre rispettive vite private, senza lasciarci andare a troppe spiegazioni, ed è perciò che la natura di questa canzone rimane nascosta, sepolta sotto strati di allegoria, perfino a noi stessi."
Che genere di pezzo dobbiamo aspettarci? Sarò diverso dai vostri brani precedenti?
“Sarà leggermente diversa, è una ballad in vesti un po’ più accattivanti, perché siamo fatti così. Ci è piaciuto mettere un elemento di disturbo, che può sembrare un errore di scrittura da cui è effettivamente partito Ale, per arrivare a questa ballad diversa” spiega Mario.
Come è nata questa collaborazione con Cecilia?
“Totalmente a caso perché ci siamo conosciuti a un camp della Sonic dove ci sono tanti autori. Ci siamo conosciuti umanamente prima che professionalmente. Ci siamo tenuti in contatto per poi provare una sessione insieme. A colazione, ci siamo detti letteralmente ‘oggi easy, proviamo a vedere se si riesce a collaborare’. Dopo quattro ore avevamo scritto L’amore in bocca”.
Gli altri concorrenti in gara, c’è qualcuno che “temete” particolarmente o c’è qualcuno che invece ammirate e che vi ispira magari nella vostra musica?
“Ce ne sono molti, ma tendiamo a nominare due: i Negramaro, perché sono parte della mia infanzia - spiega Alessandro - quelli della mia infanzia, li ho ascoltato tanto, e poi Annalisa, puramente per una questione tecnica, la invidio molto ha una facilità di canto incredibile. Può cantare tutto quello che vuole”.
I primi dati di Fantasanremo vi davano come già vincenti, lo sapevate?
“In realtà, ci spiace perché potremmo deludere - scherzano - adesso siamo concentrati sull’esibizione, è chiaro che Fantasanremo alleggerisce la tensione, ma mettiamo le mani avanti perché ci stiamo cagando sotto!”.
Con chi duetterete al festival? Al di là di Sanremo, c’è qualcun altro con cui amereste salire sul palco?
“Sicuramente, ci piacerebbe duettare un giorno con i Twenty One Pilot, ma per Sanremo duetteremo con un artista con cui siamo cresciuti: sarà Skin. Porteremo “Hallelujah” di Leonard Cohen. Era l’artista perfetta per l’idea di reinterpretazione che avevamo di questo brano. Quando le abbiamo chiesto di affiancarci in questa follia non ci saremmo mai immaginati un ‘sì’, per questo per noi è un grande onore".
Torino, voi avete iniziato suonando nei locali e nei festival torinesi, oggi c’è un luogo che vi è rimasto nel cuore della città?
“Mi verrebbe da dire il Cap10100 dove eravamo andati a sentire Willie Peyote - racconta Mario -. un artista che sicuramente ha influenzato la nostra musica. E poi tutto il lungo Po, offre spazi interessanti”.
“In generale Torino è una città meravigliosa - aggiunge Alessandro -. Non ricordo il nome, ma a 200 metri da Santa Giulia c’è una pasticceria molto piccola che faceva delle brioche con la ricotta. Mi mancano moltissimo”.
C’è qualcosa del vostro background piemontese che vi portate dentro e che si ritrova nella vostra musica?
“Ci viene fatto notare più che altro che siamo piemontesi, che siamo molto sabaudi, forse in questo ha giocato un ruolo fondamentale L’educazione Sabauda di Willie Peyote. Forse, c’è un po’ di cinismo, quel sano cinismo che ci contraddistingue, è questo che portiamo anche nella musica oltre che nella vita quotidiana”.
Una volta finito il festival quali sono i progetti dei Santi Francesi?
“Uscirà un tour si spera il prima possibile che passerà anche da Torino con conseguente un album. L’obiettivo dopo Sanremo è far ascoltare e far sentire altre canzoni alle persone. Ora come ora, il festival inghiottisce tutto quanto”.