La mia esperienza sul campo mi ha portato alla conclusione che la dimensione puramente fisica e biochimica della malattia - vale a dire tutto ciò che si può diagnosticare con dei test di laboratorio, osservare attraverso gli studi radiologici, valutare al microscopio, e che trae beneficio da una equilibrata alimentazione, una adeguata e personalizzata attività fisica, un sufficiente apporto di micronutrienti e una opportuna eliminazione delle tossine - sia solo una parte dell’equazione della salute.
Certo, è fondamentale avere delle sane abitudini, ma sono convinta che da sole non bastino. Ci deve essere qualcosa di più, qualcosa che trascende la nostra componente fisica. Sono giunta a questa conclusione dopo aver studiato gli effetti placebo e nocebo, studi che mi hanno convinta che il nostro organismo possegga una capacità curativa che può essere influenzata direttamente dalla nostra mente e dai nostri stati d’animo.
Sono numerosissimi gli studi scientifici che comprovano che la mente umana sia in grado di attivare le risorse dell'organismo per combattere la malattia. Una mente dotata di una volontà forte, in grado di utilizzare le nostre risorse e di ottenere i risultati desiderati con il minor dispendio di energie. Naturalmente una buona cura medica rende più completo il processo di guarigione, ma in ultima analisi, la guarigione dipende anche dall'attivazione del meccanismo di resistenza alla malattia da parte della persona.
In parole semplici, noi dobbiamo partecipare in modo attivo e non passivo al percorso di guarigione. Certo, le difese del corpo dalle infezioni dipendono in gran parte dai meccanismi di immunizzazione umorale e cellulare, ma questi stessi meccanismi sono influenzati anche dal nostro stato mentale che può condizionare il corso di tutti i processi patologici che implicano reazioni immunologiche. Oramai è comprovato da numerosissime ricerche scientifiche che i processi mentali possono influenzare il corso dei processi fisiologici apparentemente semplici come, ad esempio, la digestione del cibo.
Fino a oggi, in generale, la responsabilità del paziente nel percorso di guarigione è stata limitata al miglioramento del proprio stile di vita: seguire una dieta equilibrata, rinunciare al fumo o altre droghe, cercare di limitare il più possibile le situazioni stressanti. Ma a mio parere, la responsabilità del paziente va ben oltre l'attuazione di un sano stile di vita. Quando è possibile, essa implica la partecipazione alla scelta del trattamento terapeutico, perché è fondamentale che la persona si fidi sia del medico da cui viene presa in cura che della terapia proposta.
La cura implica la partecipazione sia della mente che del corpo, integrati dalla volontà di procedere attraverso cambiamenti funzionali al recupero. Una forte motivazione, una volontà di vivere, la positività sono tutti atteggiamenti mentali che si traducono in reazioni biochimiche.
Le nostre cellule sono molto sensibili alle emozioni e reagiscono anche in base ai nostri stati d'animo. Ogni cambiamento nello stato fisiologico è accompagnato da un cambiamento correlato nello stato mentale emotivo, cosciente o no, e viceversa.
La mente, così come noi la percepiamo è immateriale, eppure ha un substrato fisico che si identifica tanto con il corpo quanto con il cervello. La mente è ciò che tiene insieme la rete di informazioni che scorrono attraverso le cellule; agendo spesso al di sotto della coscienza, essa collega e coordina i sistemi principali con i relativi organi e apparati, in una sinfonia orchestrata con intelligenza. Una intelligenza innata che potremmo definire: “saggezza del corpo”.
È vero, la gran parte dell'attività del corpo avviene a livello autonomo e inconscio, ma c'è tutta una parte cosciente che entra nella rete e svolge un ruolo consapevole. Oramai è cosa risaputa che una predisposizione mentale negativa può ostacolare e allungare i tempi di recupero di una malattia, al contrario, un atteggiamento propositivo e fiducioso li facilita.
Pensate che esistono delle tecniche di rilassamento, accompagnate dalla respirazione controllata (la tecnica adottata tanto dai maestri yoga che dalle partorienti), che sono in grado di modificare il grado di dolore fisico. Come? I cambiamenti nel ritmo e nella profondità della respirazione producono cambiamenti nella quantità e nella specie dei peptidi che vengono rilasciati dal midollo allungato.
E dato che molti di questi peptidi sono endorfine, cioè oppiacei naturali del corpo, insieme ad altre sostanze che alleviano il dolore si ottiene nei giusti tempi una diminuzione del dolore. Insomma, potremmo immaginare il nostro organismo come una rete psicosomatica che opera attraverso una serie di circuiti di feedback in un delicato equilibrio fra loro; circuiti in cui confluisce un flusso di informazioni chimiche che, quando non viene ostacolato, consente l'omeostasi, vale a dire l'equilibrio e la salute.
Ora capite quanto possono essere pericolose le droghe, gli abusi di farmaci, gli eccessi alimentari, ma anche lo stress e la sedentarietà, tutti elementi stressogeni che contribuiscono ad interrompere i delicati circuiti di feedback che consentono alla rete psicosomatica di funzionare in modo naturale.
Stesso discorso vale per i traumi che vengono immagazzinati, anche a livello inconscio. Essi interrompono le vie di comunicazione del sistema nervoso e arrestano il flusso delle sostanze informazionali di natura chimica, una condizione fisiologica che si manifesta sotto forma di blocchi emotivi o di ferite emotive, rimaste irrisolte e così la tristezza, la frustrazione e la collera assumono un carattere cronico.
Tutte queste interruzioni di comunicazioni instaurano le condizioni per l'insorgenza di disturbi e patologie fisiche e mentali. Per concludere, la salute è qualcosa di più che l'assenza di malattia. Essa è una condizione psicofisica caratterizzata da un funzionamento ottimale di tutte le parti che compongono una persona.
Una condizione in cui esiste una coscienza completa che comporta la percezione equilibrata del nostro stato non solo mentale, ma anche emotivo e fisico. Un equilibrio in cui le emozioni unificano e fluiscono nel corpo intero, integrando fra loro i sistemi, coordinando processi mentali biologici che confluiscono in un comportamento equilibrato.
Al contrario, la malattia è squilibrio, dissonanza, chiusura, rigidità e negatività e ostinarsi a voler scindere, frazionare e separare le varie componenti dell’essere umano non fa altro che favorirla.
La malattia deve essere compresa, ascoltata e non repressa. Essa ci rivela i nostri errori e ci stimola al miglioramento del nostro stile di vita.