Infermiere e salute - 21 gennaio 2024, 06:00

L’importanza dello sguardo

Noi comunichiamo attraverso varie forme di linguaggio, sia verbale che non verbale.

Noi comunichiamo attraverso varie forme di linguaggio, sia verbale che non verbale. Certo le parole ci permettono di comunicare in modo sofisticato ed elaborato pensieri e sentimenti, ma il linguaggio non verbale fatto di gesti, comportamenti e sguardi è altrettanto fondamentale per la comunicazione con l’altro. Anzi, a volte esso assume un ruolo insostituibile. Nello specifico lo sguardo ha una funzione unica. Il detto “lo sguardo è lo specchio dell’anima” ben evidenzia il senso di quello che stiamo affermando.

Lo sguardo è parte fondamentale della relazione con gli altri. Notiamo subito quando è un vero e proprio ponte di unione tra due persone oppure è assente e testimonia la distanza tra due individui.

Come spesso accade abbiamo la conferma del ruolo fondamentale di qualcosa quando viene meno e si osservano le conseguenze. Uno studio recentissimo condotto dalla professoressa Robin Nabi, docente di comunicazione all’Università della California ha verificato che l’uso eccessivo dello smartphone da parte dei genitori influisce negativamente sullo sviluppo dell’intelligenza emotiva. L’intelligenza emotiva, come quella cognitiva, è un tipo di capacità insita in ognuno di noi. Tuttavia, buona parte di essa deve essere sviluppata nel corso della crescita. E’ necessario che il soggetto sia capace di vedere il mondo attraverso vari piani di lettura.

Oggi è chiamata intelligenza emotiva, ma non si tratta di sole emozioni, ma di saper cogliere il senso profondo di una realtà; occorre quindi intuizione e sensibilità poetica per vedere tale complessità.  Ci sono individui che di base possono avere una maggiore capacità emotiva e altri meno, ma tutti devono necessariamente sviluppare le proprie capacità di partenza. L’adulto, che interagisce con il bambino e che si pone come interlocutore della vita nella sua complessità (quindi nell’interazione tra soggetti e nell’interazione con il mondo), nei primi anni di vita aiuta il bambino a gestire e riconoscere i propri stati d’animo e i propri sentimenti che danno vita agli stati emotivi. L’adulto, in queste situazioni, fungendo da specchio, stimola nel bambino le potenzialità relazionali basate sull’empatia, cioè sul riconoscimento della vita interiore dell’altro. E’ attraverso lo scambio dei vissuti interiori, che banalmente vengono chiamate emozioni (cioè quella complessità intersoggettiva fatta di sguardi e quindi di attenzione verso lo stato dell’altro), che il bambino impara a gestire i propri stati d’animo. In passato gli studiosi si erano già posti il problema con la televisione; tuttavia, lo smartphone assume un’influenza più invasiva poiché, la presenza disturbante di questo oggetto, è tale per cui non vi è neanche la condivisione dello schermo con l’altro, come era per la televisione, e quindi la possibilità di interagire.

Come abbiamo detto è attraverso il rapporto con l’adulto di riferimento che il bambino impara a riconoscere la complessità del suo mondo interiore. Impara a rendersi conto che egli non è solo la risposta passiva, irriflessiva agli stimoli esterni. Prende gradualmente coscienza che la sua realtà interiore interagisce ed è in grado di rielaborare complessivamente le esperienze che egli vive. Allora questi vissuti non sono solo fenomeni reattivi, ma risposte soggettive sviluppate da quella particolare soggettività che è la sua individualità.  Se manca l’attenzione in questi momenti, lo sviluppo di questa capacità è ostacolata e quindi rallentata. Il modo quindi di guardare, lo sguardo, è la rappresentazione visibile di quell’invisibile che è la realtà autentica dell’anima.

Al di là dell’aspetto educativo, lo sguardo è il presupposto fondamentale per farsi veramente comprendere dall’altro e saper riconoscere ciò che l’altro ci vuole comunicare. Permette il dialogo tra anima e anima.  Senza di esso qualsiasi comunicazione risulta poco efficace o anche fuorviante. Lo sguardo rafforza il significato di quello che si vuole trasmettere, di ciò che sentiamo autentico nel nostro cuore.

Drs Irene Barbruni

 

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Roberto Pioppo.