Sport - 12 gennaio 2024, 16:02

Calcio. Sanremese. Il presidente Masu non ci sta: "Allibito dalle dichiarazioni di Marinelli, siamo tra i pochi a rispettare gli impegni presi?"

"In un club servono le strutture, oppure una società che ambisce alla Lega Pro è destinata al fallimento"

Il mondo della Serie D, per chi non conosce determinate dinamiche, risulta spesse volte di difficile comprensione. La cornice sportiva è quella dilettantistica, ma il livello organizzativo e i relativi busget economici si avvicinano spesso a cifre con sei zeri.

Il flusso di cassa, le entrate e le uscite rappresentano un parametro determinante per ogni club, un argomento su cui è tornato il presidente Masu dopo l'intervento di lunedì sera a Stadio Aperto.

 

Presidente, si è percepito in parte un certo malessere.

“Si, e diciamo che è stato acuito anche da alcune dichiarazioni che ho letto da parte dell'ex presidente dell'Albenga: Simone Marinelli”.

 

Spieghi.

“Non ho nulla di personale contro di lui, anzi, vanno sempre fatti i complimenti a chi investe soldi nel calcio e riesce a vincere dei campionati, ma i concetti espressi sull'ambiente dilettantistico mi han fatto pensare. Quando leggo che la maggior parte dei club, come prassi, non pagano le ultime due mensilità, non posso che sgranare gli occhi e rimanere allibito. Ne ho parlato anche con il mio direttore, Marcello Panuccio, l'altro giorno. La domanda è stata schietta e provocatoria: ma allora siamo gli unici “deficienti” che rispettano tutti gli impegni presi?”

 

Che risposta si è dato?

“Mi chiedo se tanti altri presidenti mettano a contratto al 100% i compensi dei propri giocatori, se paghino buonuscite o procuratori, se garantiscano i rimborsi dei calciatori anche se si infortunano subito. Mi guardo in casa e penso agli esempi di Rocco, Silenzi o Mesina”.

 

Come si esce da questa situazione di enpasse?

“Ci sono diverse soluzioni che possono apparire perfino banali per quanto scontate. In prima battuta aumentare il peso delle garanzie da depositare. Non si possono avere società che a metà campionato smantellano la squadra mentre in estate promettono cifre iperboliche. E' un doping del mercato che danneggia chi mantiene ciò che promette. Dei club insolventi si può fare a meno, riducendo anche il numero dei gironi e aprendo ai playoff nazionali, anche con un solo posto diponibile per un effettivo salto in Serie C. Di graduatorie prive di logica in piena estate penso ne abbiano tutti le scatole piene”. 

 

A Sanremo com'è la situazione?

“Bisogna ponderare gli investimenti, tenendo anche conto delle realtà con cui ti vai a confrontare. Quest'anno è arrivato l'Alcione ed è apparso chiaro che anche spendendo cifre importanti sarebbe risultato complicato poter salire di categoria.

Svelo un numero che può far capire molte cose: gli sponsor, che ringraziamo per il loro apporto, coprono il 20% delle entrate e con gli incassi domenicali a volte non si riescono nemmeno a coprire i costi degli stewart. Chi conosce la Serie D sa quanto costa una squadra che ambisce alla zona playoff: ci vuol poco a fare i conti sui nostri sforzi annuali. Un plauso vanno a club come Vado, Derthona o Ligorna che, pur in realtà limitate, riescono con i fondi dei loro presidenti a proseguire il loro cammino”.

 

E' un assist per il tema delle strutture.

“Senza di esse è impossibile pensare di poter affrontare un campionato professionistico. Il fallimento o la rinuncia sono inevitabili. Pian di Poma rappresenta per noi un passaggio cruciale. Abbiamo investito risorse su Villa Elios per ospitare anche un centro riabilitativo e un convitto, senza dimenticare il progetto stadio per il quale contiamo di avere novità a stretto giro di posta.

Questi sono passaggi chiave per la visione di un club sostenibile, altrimenti non si può pretendere che un imprenditore investa cifre così importanti anno dopo anno”.