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Attualità | 16 dicembre 2023, 12:55

L'influenza ha invaso la Costa Azzurra: in provincia il 'picco' a gennaio: il punto con il Primario di Pneumologia

Il dottor De Michelis: "Il problema è solo l'eventuale eccessiva affluenza nelle strutture sanitarie"

L'influenza ha invaso la Costa Azzurra: in provincia il 'picco' a gennaio: il punto con il Primario di Pneumologia

Non che la nostra provincia sia senza ma, al momento l’influenza (o come la chiamano i francesi la ‘Grippe’) ha letteralmente invaso la Costa Azzurra, prima regione francese colpita.

E, mentre la sanità pubblica francese invita alla ‘cautela’ i residenti della Còte, è abbastanza certo che, visto l’afflusso previsto di francesi per le spese natalizie, nella nostra provincia probabilmente aumenterà l’incidenza di febbre, tosse e raffreddore, conditi da un forte mal di gola.

In Francia l’epidemia di influenza è in pieno svolgimento ma anche i casi di Covid 19 sono in aumento oltre confine. Nella nostra Asl, ad oggi sono state 4.079 le persone vaccinate per l’influenza ma sono in molti che in queste ore stanno tentando di prenotarli.

Abbiamo fatto il punto della situazione il Dottor Claudio De Michelis, primario di Pneumologia dell’ospedale di Imperia: “Anche nella nostra provincia lavoriamo al cosiddetto ‘RespiVir’, ovvero l’osservatorio che mette insieme i diversi virus influenzali insieme al Covid ed altri legati alla stessa famiglia. Si tratta di virosi tipiche del periodo invernale e stiamo valutando la crescita, con il picco previsto per la prima quindicina del mese di gennaio. Si tratta di virus che danno problemi, in particolare tra gli anziani, sicuramente persone più a rischio che possono portare a polmoniti e insufficienze respiratorie”.

Dal punto di vista delle strutture sanitarie il problema più grosso è il numero dei malati che possono arrivare in contemporanea, con rischio di affollamenti e ritardi nei pronto soccorso. Una questione che si ripercuote su tutte le attività degli ospedali, che si trovano di fronte ad una criticità negli arrivi all’interno dei nosocomi.

Quali sono i problemi? “Noi ne abbiamo due tipi, uno legato a tutte le virosi respiratorie ovvero la gravità e l’altro a quanti ne arrivano contemporaneamente. Ma c’è anche un terzo concetto, quello del Covid. Non è più quello critico del 2020, ma riguarda pazienti con altre motivazioni che richiedono un isolamento. E, in un momento in cui gli ospedali sono saturi, trovare gli spazi per isolarne alcuni è sempre più difficile. La nostra preoccupazione vede le curve che stanno salendo con i monitoraggi che vengono fatti settimanalmente”.

In provincia di Imperia i reparti sono già molto affollati, con tanti pazienti afflitti da polmoniti e diversi giovani con le bronchioliti, ovvero le forme infiammatorie acute che colpiscono i bronchi, soprattutto dei bambini: “I più piccoli sono veicoli di trasmissione dei virus, visto che dopo essere stati a scuola li portano a casa, diffondendoli in famiglia. Sicuramente le criticità si registrano tra gli anziani, ma possono interessare chiunque”.

Una domanda che si pongono molti è quella di vaccinarsi oggi ed essere immune all’influenza in occasione del picco: “Sicuramente è meglio tardi che mai. Noi parliamo del picco ma, chi si vaccina oggi non è detto che domani non sia a rischio, visto che i virus stanno circolando. Quando si fa la vaccinazione, il sistema immunitario ci mette dai 7 ai 15 giorni a mettere in opera un richiamo della risposta. Ora come ora è bene fare il vaccino di corsa visto che siamo immersi in ambienti sempre più a rischio di contagio”.

Quali consigli si possono dare? “Sono molto semplici. Intanto quando il bambino ha i sintomi è quello di non mandarlo a scuola o all’asilo. Poi usare il Paracettamolo e non l’antibiotico più il classico trattamento di buon senso restando a casa. Le mascherine sono sicuramente utili e la forma mentis ci è stata data dal Covid, ma anche in caso di influenza può essere utili per evitare la trasmissione delle virosi respiratorie. In particolare per le persone più fragili che possono proteggersi in questo modo”.

Visto il probabile picco di gennaio gli ospedali della nostra provincia sono pronti? “Noi siamo abituati da sempre ad affrontare queste emergenze. Non ci spaventa affrontare il singolo caso, per quanto possa essere critico. Sicuramente, come dicevo prima, è l’eventuale affollamento delle strutture che hanno una disponibilità di spazi ed attrezzature che non è infinita. Noi sappiamo cosa fare ma, se si finiscono i respiratori e le attrezzature per l’eccessivo afflusso, tutto diventa più difficile. Un po’ come avvenuto in occasione del Covid”.

Carlo Alessi

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