Puntuali, in tanti, commentano le statistiche di questi giorni che vedono scivolare la nostra provincia sempre più in basso. Occupati a evidenziare le lacune dei potenti di turno, tanti commenti sembrano non considerare gli sconfortanti dati del nostro territorio come cifra di un'inerzia ultratrentennale che, evidentemente, non riguarda solo la politica.
La provincia di Imperia era un'eccellenza. Innanzitutto sotto il profilo culturale, a partire da ciò che sapevano esprimere i presidi storici di Porto Maurizio e Ventimiglia. Era un'eccellenza in campo agricolo, con Imperia capitale dell'olio, Sanremo della floricoltura.
Un eccellenza turistica con il marchio Riviera dei fiori e brand di pregio come Sanremo, Diano Marina e Bordighera. Eccellenze le quali, più che venir cancellate dalle recenti nefaste statistiche annuali, si sono diluite nel tempo a causa di un lento, inesorabile stato di abbandono e alla totale assenza di creatività, di iniziativa e, forse, di coraggio.
Ciò che sopravvive dell'impresa par vivere di rendita, autocelebrandosi di tanto in tanto. Puntuale come le statistiche annuali.
In politica, al netto di chi c'era già prima, negli ultimi decenni non sembra emerso nessuno con la P maiuscola. Va detto: chi amministrava un tempo, oltre a "piazzare" gli amici e i loro cari, in comodi "posti fissi", aveva, però, una visione che portava a progettare il territorio. Pensiamo all'Autostrada dei fiori, all'acquedotto del Roja, al raddoppio della linea ferroviaria, tanto per citare gli esempi più eclatanti in tema di grandi infrastrutture.
Oggi nuove "visioni" non si intravedono. E della Prima Repubblica, restano senz'altro alcuni "carrozzoni", ammaccati, senza cure e con le gomme a terra. Prendere coscienza di una responsabilità collettiva sarebbe, forse ,il primo passo da compiere.
Per provare a risalire, non solo nelle classifiche del Sole 24 ore.