“Incredibilmente il sindaco Biancheri, da sempre favorevole all’Ospedale Unico e quindi alla conseguente chiusura del Borea e dell’ospedale di Imperia, oggi, in piena campagna elettorale, improvvisamente fa quadrato ‘per chiedere all’ASL1 e alla Regione di non abbandonare l’ospedale cittadino e di riavere a Sanremo un ospedale adeguato‘.” Ad intervenire sull’argomento è Alberto Pin di ‘Progetto Comune Sanremo’.
“Sotto il profilo tecnico – continua Pin -, l’ordine del giorno votato in consiglio comunale non tiene conto di alcuni importanti aspetti: i cosiddetti ‘reparti duplicati‘ sono solamente Medicina, Cardiologia e Chirurgia generale, reparti che, per decreto ministeriale, devono essere presenti laddove esiste un Pronto Soccorso. In termini campanilistici cosa dovrebbero dire allora gli imperiesi visto che Malattie Infettive, Ortopedia-Traumatologia e Emodinamica cardiologica sono solo a Sanremo?? Veniamo all’Urologia, reparto che è stato giustamente trasferito a Imperia dove è presente la Nefrologia già molti anni prima della Pandemia, proprio perché molti pazienti sono allo stesso tempo sia di interesse nefrologico che urologico. L’ubicazione del Punto Nascite è essenzialmente una questione campanilistica in quanto la cosa importante è che sia sicuro e quindi a stretto contatto con quei reparti e servizi (tipo Centro Trasfusionale, Urologia, Radiologia interventistica) che possono intervenire in caso di eventuali complicanze.
Infatti a Imperia è da poco sorto il reparto di Uro-Ginecologia che comunque ha portato alla perdita di 6 posti letto da parte della Urologia! Due punti nascita in una provincia di 210mila abitanti e con le evidenti carenze di personale sanitario non è certo una priorità della sanità imperiese. Inoltre, tenuto conto che nella provincia di Savona l’unico punto nascite è nell’ospedale del capoluogo, ecco che l’ubicazione a Imperia risulterebbe baricentrica per l’intera riviera di ponente. Anche sulla carenza di personale sanitario e il continuo ricorrere a medici di cooperativa o a gettone con ingente aggravio di costi, l’amministrazione ASL ha fatto ben poco. Non basta bandire i concorsi e poi dire bellamente che non si presenta quasi nessuno… Vorremmo ricordare che quando i medici c’erano occorreva attuare una politica per far sì che rimanessero cioè promuovendo le loro competenze, garantendo un programma di formazione per socializzare conoscenze e professionalità, non massacrandoli di turni a semplice copertura dei vari servizi.
Anche un adeguato servizio di foresteria avrebbe attratto nel ponente ligure, non facilmente raggiungibile con le infrastrutture esistenti, medici e infermieri provenienti da lontano. Noi crediamo che il sindaco, in quanto massima autorità preposta a vigilare la salute e la protezione sociale nella propria comunità, dovrebbe assicurarsi che i propri cittadini abbiano assistenza e cure in tempi e modi ragionevoli anche secondo il dettato costituzionale (universalità e sostanziale gratuità). Per quanto riguarda l’ambito sanremese e non solo, occorrerebbe che il sindaco incalzasse la Regione sul potenziamento della rete assistenziale territoriale (attualmente assai carente), promuovendo la realizzazione delle Case di Comunità , strutture capaci di erogare servizi di base almeno nelle ore diurne 7 giorni su sette, al fine anche di decongestionare i Pronto Soccorso e le liste di prenotazione per visite-esami strumentali e promuovendo l’assistenza domiciliare integrata (ADI), la riabilitazione nel post ricovero”.