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Attualità | 12 novembre 2023, 07:11

La "Nazione Ebrea" nei domini sabaudi da Nizza ad Oneglia

Gli ebrei liguri parteciparono con passione ai moti del 1848: in questo momento di rinnovate e tragiche ondate di antisemitismo non sarebbe male ricordarlo

La "Nazione Ebrea" nei domini sabaudi da Nizza ad Oneglia

Nei domini dei Savoia, ancor prima dell' emancipazione ufficiale degli ebrei, avvenuta nel 1848, già dieci anni prima quella che era definita la "Nazione Ebrea" di Nizza aveva manifestato al re Carlo Felice, definito "umanissimo" dai maggiorenti della comunità giudaica del posto,  tutta la riconoscenza per la considerazione che il sovrano aveva mostrato verso i cittadini israeliti della città.

Nell'occasione, infatti, gli ebrei locali avevano eretto in onore di Carlo Felice un obelisco poggiato su una sfinge di marmo di Carrara, riportante in tre lingue, ebraico, latino e italiano, i sentimenti di gratitudine verso il re piemontese.

In epoca sabauda, nella Contea di Nizza si contava la presenza di trecento ebrei, che dimoravano in zona da molto tempo, fin dall'antichità, in particolare gli "Hebrei nationali", sudditi appunto di Casa Savoia, mentre gli altri erano arrivati nel corso dei secoli da luoghi vicini e lontani e che, in ogni caso, interagivano con le loro comunità di origine, dal Nord Africa al Levante, dal Nord Europa all'Iberia, ma anche con quelle disseminate nella penisola italiana e nelle isole.

Si trattava di una comunità, quella nizzarda, che raggruppava, come ricordato in precedenza, anche gli ebrei di Oneglia, che, dalla seconda metà del XVI secolo, apparteneva al Ducato di Savoia, se pur cittadini israeliti erano già presenti nella città sotto il governo della famiglia Doria, prima che passasse alle autorità piemontesi.

Questi israeliti, nonostante fossero separati dal confine con il Genovesato, rappresentato dal torrente Impero, erano in stretto contatto e in parentela con i loro correligionari di Porto Maurizio. E di fatto  gli ebrei di Oneglia appartenevano appunto alla "Nazione Ebrea" di Nizza, essendo sudditi dei Savoia, anche se il loro numero era, di certo,  inferiore a quello agli ebrei nizzardi.

Dopo il Congresso di Vienna, terminata la parentesi napoleonica, Oneglia e Nizza erano state restituite al Regno di Sardegna e contemporaneamente a Torino veniva annessa tutta la Liguria, e quindi anche Porto Maurizio. A Vienna era stato deciso che non avesse più senso tenere in piedi uno stato ligure, decisione che, tuttavia, maturava da decenni e che il governo inglese aveva anticipato all' all'ambasciatore di Genova a Londra alla fine del XVIII secolo.

In tale contesto venivano riunificare sotto un unico scettro anche le popolazioni ebraiche da Nizza a La Spezia. Quando l'atto di emancipazione degli ebrei fu pubblicato dai Savoia nel 1848, la circostanza coincise con l'avvio della stagione risorgimentale e anche il contributo degli ebrei era ritenuto necessario alla causa dell' Unità d'Italia. Si trattava di un moto nazionale che suscitò energie e intelletti  di ogni estrazione culturale.

Nella nobiltà e nei ceti mercantili di Nizza e del resto della Liguria i moti del 1848 fecero da collante tra fasce di patrioti, tra i quali ebrei. Nel 1870, i Vespri  nizzardi antifrancesi e filoi-taliani videro in prima fila gli israeliti nizzardi, rimasti comunque devoti a Casa Savoia e in misura rilevante poi protagonisti dell''esodo nizzardo verso il Ponente ligure e il Piemonte.

All'ebreo ligure Alberto Issel, pittore (celebre la sua opera La perlustrazione") ed imprenditore, è, in proposito, dedicata una via ad Oneglia.

Gli ebrei liguri e italiani in genere parteciparono con passione a quell'epopea rivoluzionaria e in questo momento di rinnovate e tragiche ondate di antisemitismo, persino nel Nostro Paese, non sarebbe male ricordarlo.

Pierluigi Casalino

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