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Al Direttore | 06 novembre 2023, 15:38

Sanità: lettrice "Non ci siamo, i medici di famiglia sono ghettizzati al ruolo di impiegati da ricette"

Sanità: lettrice "Non ci siamo, i medici di famiglia sono ghettizzati al ruolo di impiegati da ricette"

Una nostra lettrice, Antonella Cabrini, ci ha scritto per narrare un episodio a lei accaduto oggi:

“Sono la figlia della signora ‘miracolata’, operata d’urgenza al ‘Borea’ il 31 agosto per una perforazione dell’intestino, già in peritonite, dopo le dimissioni ‘frettolose’ disposte dal medico in turno al pronto soccorso. Ebbene oggi mia mamma lamentava dolori nella zona intestino-stomaco, prima di accedere al pronto soccorso ho pensato di contattare la stomista che ha in cura mamma presso l’ospedale d’Imperia: mi consigliava, in prima battuta, di rivolgermi al medico curante che avrebbe potuto valutare la situazione e magari risolverla al domicilio. Contatto il ‘curante’, spiego le problematiche di mamma e chiedo, cortesemente (ha 82 anni ed oggi a causa dei dolori deambula a fatica) se poteva effettuare una visita domiciliare (preciso che in 6 anni una sola volta, durante il covid, ho chiesto una visita al domicilio). La risposta del medico è stata negativa lamentando che lavora 12 ore al giorno e che è oberato. Mi consigliava, quindi, di fissare un appuntamento in ambulatorio che poteva darmi nei prossimi giorni; dopo diverse rimostranze ricordando anche l’intervento chirurgico subito da mamma (stomizzata), mi fissava l’appuntamento (sottolineando che era un favore visto che l’orario era oltre quello ambulatoriale) per domani alle 17.30 evidenziando che avrei potuto valutare personalmente la presenza o meno di un urgenza tale da giustificare un trasporto al pronto soccorso (non essendo medico sono stata investita di una responsabilità che non mi compete). Dopo circa 40 minuti ricevo un sms dallo stesso, dove mi comunica che si è liberato un appuntamento per oggi alle 17 ma, io nel frattempo avevo già contattato un amico medico per visitare mamma al domicilio. Pur comprendendo le motivazioni addotte dal curante circa l’oneroso impegno lavorativo al quale sono sottoposti i medici di famiglia, al tempo stesso non posso non sottolineare ciò che penso sia a tutti noto: una sanità che non funziona! I medici di famiglia, ormai ghettizzati al ruolo di ‘impiegati che redigono ricette’, non possono comunque caricare di una responsabilità medica gli assistiti che, non essendo in grado di gestire, sono comunque costretti a rivolgersi al pronto soccorso magari per banalità gestibili in altro modo, oppure, come nel mio caso, di dover accedere ad una struttura privata per effettuare un’ecografia in tempi ragionevoli. Una sanità troppo burocratizzata soprattutto nel caso di anziani soli, costretti anche a fare i conti con un’assistenza carente da tutti i punti di vista. Si potrà migliorare? Lo spero vivamente!”

Carlo Alessi

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