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Attualità | 25 ottobre 2023, 09:12

Imperia, Rifondazione: "La scomparsa dei 'Camalli', un pesante lutto sociale, civico e politico"

L’ Antica Compagnia Portuale di Oneglia, una voce critica non qualunque

Imperia, Rifondazione: "La scomparsa dei 'Camalli', un pesante lutto sociale, civico e politico"

L’ “Arci Camalli” ha chiuso. Nato nel 1994, in trenta anni ha donato ai soci Arci ed a tutta la città di Imperia Musica e Convivialità, Ricreazione e Cultura, Corsi di lingue e Conferenze multimediali, Presentazioni di Libri e rappresentazioni Teatrali, installazioni Artistiche e proiezioni di film …

Il tutto all’ interno di una concezione della società ispirata dall’ Antifascismo quale valore fondante della Repubblica Italiana e della sua Costituzione.

Il locale, la storica sede della “Chiamata del porto” dove la Compagnia Unica del Porto di Oneglia “ingaggiava” i Camalli - cioè gli operai portuali necessari allo scarico delle merci -, arredato in modo inequivocabile ed un po’ retrò ospitava sulle sue parete i ritratti di tutti i principali personaggi che nella storia degli ultimi due secoli hanno significato riscatto ideale e materiale delle classi subalterne rispetto al padronato antico e recente, da Karl Marx a Salvador Allende, da Giuseppe Di Vittorio a Gramsci, da Mao Zedong a Friedrich Engels, da Ernesto Che Guevara ad Ho Chi Min, da Lenin a Togliatti, a Bakunin … , non tutti ugualmente amati, ma tutti indubbiamente significativi per il riscatto delle classi subalterne e per la storia mondiale.

La parete frontale era dedicata ai quattro Partigiani più conosciuti ed amati nell’ Imperiese; “prima che eroi uomini buoni e giusti” chiariva la dedica a Felice Cascione (“U Megu”), a Vittorio Guglielmo (“Vittò”), a Nino Siccardi (“U Curtu”), a Silvio Bonfante (“Cion”).

Perché il circolo Arci “Antica Compagnia Portuale di Oneglia” è stato Partigiano, nella migliore accezione Politica della parola. Ed è stato Partigiano anche nel denunciare i crimini contro l’ambiente di tutti, ad iniziare dalle grandi opere devastanti ed inutili come la TAV in Val di Susa, le reiterata e mai sopita opzione nucleare, la privatizzazione dell’acqua, lo stupro e la privatizzazione del litorale con gli sconnessi, esagerati ed invasivi interventi dei porti turistici, la cementificazione delle colline e l’incuria del territorio con le sue problematiche idrogeologiche.

I dibattiti ai Camalli non hanno tralasciato la denuncia della sistematica demolizione delle attività commerciali dei due porti di Imperia e della struttura industriale storica e recente - dall’Agnesi alla Renzetti -, che ha reciso quel filo che legava storicamente e quasi naturalmente l’agricoltura con l’industria agroalimentare ed il turismo sostituendolo con la in-cultura dei centri commerciali e dei super mercati, come l’impoverimento strutturale della sanità imperiese, ad iniziare dalla prevista chiusura dell’ospedale di Imperia e la privatizzazione forzata del sistema sanitario come della esclusione degli strati più marginali della cittadinanza.

Incontri ed i dibattiti aperti sulle guerre per il petrolio e sulla questione Palestinese, mai dimenticata dai Camalli anche in questi ultimi anni che la hanno tacitata sino a farla esplodere oggi più violenta e pericolosa che mai.

Una serata dedicata nel 2017 a Thomas Sankara, leader del Burkina Fasu che aveva aperto una stagione nuova e libera per l’ Africa e per questo fu inevitabilmente ucciso nel 1987: per ricordare ad una politica europea che erge muri, che il popolo migrante dall’ Africa è logica conseguenza anche di quelle azioni e di quei golpe.

La scomparsa dei Camalli è un pesantissimo lutto Sociale, Civico e Politico per tutta la città, anche per quella parte che non l’amava ma che doveva farci conto, come i “Camalli” facevano conto con la città promuovendone scelte Urbane, tamponando disagio sociale, offrendo amicizia, cultura e riscatto non solo agli “scappati di casa” come qualcuno affermava, ma anche e soprattutto alle sue menti migliori, impegnate nella solidarietà e nel volontariato.

Un volontariato che è stata l’anima operativa dei Camalli: con soci giovani, adulti ed anziani impegnati in cucina, nell’ organizzazione degli eventi artistici, nella strutturazione dei dibattiti e sempre pronti a portare cibo e solidarietà al popolo migrante e disperato della frontiera di Ventimiglia.

Nei suoi locali sono passate persone come la figlia ed il figlio di Ernesto Che Guevara, e Alberto Granado, compagno di Viaggio del Che nel 1952 alla scoperta della ricchezza sociale del Sud America; viaggio che trasformò per sempre Ernesto portandolo a porre al centro della sua vita la Liberazione del Popolo Indigeno dall’oppressione e la identità Latino-Americana.

La chiusura dei “Camalli” è anche tragico segno dei tempi. Tragico non solo per noi orgogliosamente Comunisti, ma anche per tutti coloro che Comunisti non sono affatto ma che rischiano di finire per trovarsi davanti ad un pensiero unico, un modello economico unico, un modello sociale unico, un modello di sviluppo unico ed etero-guidato, senza alcuna visione alternativa, quindi senza speranza. Insomma un mondo antidemocratico, pericolosamente prono ai diktat del cosiddetto mercato che altro non è se non la proclamazione del valore universale della legge del profitto a spese della società e di tutte le sue componenti. La stessa ”legge” che ha reso impossibile proseguire in un’ attività senza scopi di lucro, col totale disinteresse e cecità delle Istituzioni locali.

Insomma, l’ Antica Compagnia Portuale di Oneglia, - “i Camalli” - sono stati una voce critica - non qualunque -, ispirata ai valori fondanti della Repubblica Italiana e del suo popolo che la città sarà costretta a rimpiangere.

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