“Vero che la decisione del Sindaco di Ventimiglia di riapporre il crocifisso negli uffici comunali sa parecchio di puntiglio identitario, ma viene da chiedersi se il toglierlo non risponda alla stessa logica”. Ad intervenire sulla questione dei crocefissi è Duccio Guidi, Responsabile Provinciale per l’Immigrazione di Azione, che spiega: “E sì perché al suo posto, ovunque sia accaduto, resta una parete liscia e bianca, simbolo perfetto di quell'assenza dello Stato, che è poi la massima aspirazione dell'ideologia dominante da un buon trentennio, quella che vede nell'azione pubblica non la soluzione ma il problema e che guarda con sospetto ad ogni identità collettiva, in un'esaltazione dell'individuo che alla fine riduce la società ad un pulviscolo di esseri all'apparenza liberi ma a conti fatti soli con sé stessi e più facili da dominare".
"Perché la laicità non è il vuoto. Non un vuoto storico per cominciare: per un laico la religione non è un fatto divino e dunque non può non inserirsi in un preciso percorso umano, non possiamo insomma negare che cattolicesimo ed ebraismo abbiano avuto nell'evoluzione della società italiana un ruolo assai più pregnante di altre religioni affacciatesi nella nostra vita nazionale in tempi assai più recenti e inoltre come fattore del tutto esogeno, essenzialmente frutto di precise politiche migratorie. E non è un vuoto etico, che semmai è riempito egregiamente dalla nostra Costituzione, per quanto bisognosa di un vasto e profondo aggiornamento questa non manca di indicare un cammino alla cittadinanza nel suo complesso, non solo alle istituzioni".
"La polemica sulla decisione del Sindaco dunque è giusta, ma quella parete rimasta liscia e bianca senza il crocifisso va ornata di simboli che richiamino ad un'identità oggettivamente comune, come la bandiera nazionale oppure estratti della stessa Costituzione, appunto, che di volta in volta diano un preciso significato ad un edificio pubblico: ricordando ad esempio nelle aule che 'La scuola è aperta a tutti' (art.34) o la 'disciplina e onore' a cui sono tenuti i funzionari di un Comune per restare alla nostra vicenda di questi giorni (art.54). Si tratta insomma di preservare una coscienza repubblicana che aggreghi tutti gli italiani, i ‘vecchi’ e i ‘nuovi’, o per meglio dire chi si sente naturalmente tale dalla nascita e chi purtroppo spesso stenta a diventarlo per indebite pressioni proprio di ordine religioso dalla comunità di origine e che l'ostacolano nella sua piena adesione alla nazione di accoglienza".
"E' a ben vedere un problema per nulla secondario quello sorto con la ‘provocazione’ del Sindaco, specie se davvero si vuole promuovere un rinnovato civismo ed una fattiva integrazione degli immigrati”.