Attualità - 08 ottobre 2023, 16:40

Giovani e agricoltura, Marco Damele: "Coltivare la terra diventi un premio non una punizione"

"Sei stato promosso a scuola o ti sei comportato bene? Vai a zappare".

Marco Damele

Ogni anno continua il lento ed inesorabile declino dell’agricoltura nazionale; le aziende chiudono e i giovani prediligono altri lavori. Adesso viviamo nella situazione che bisogna andare a cercarli, incentivarli e vedere se sono disposti a tornare. Ringiovanire le nostre aziende è un'operazione legata ai problemi culturali tipici della nostra società, al consumismo che ci contraddistingue e a questo stile di vita talvolta sbagliato nei confronti di chi resta in campagna a fare l'agricoltore e tutelare il nostro territorio.

I giovani di oggi rappresentano i contadini del futuro. Ho sempre creduto, e continuo a credere, nella necessità di considerare l'agricoltura per quel che è: il mezzo per proteggere e sfamare un mondo sempre più affollato, la tutela della biodiversità, l'ambiente naturale che l'uomo deve preservare il più possibile se vuole che la vita sulla Terra abbia un futuro. Perchè allora continuare a vedere il lavoro agricolo come una punizione. Sono classiche le frasi del tipo " se non studi, sei bocciato o ti comporti male vai a zappare; andare al lavorare la terra ? cosa ho fatto di male...
Perchè non interveniamo a livello culturale pensando che il lavoro della terra, il sapere coltivare, far crescere una pianta, produrre cibo è un dono, un premio a livello personale e sociale,  non certamente una punizione; potrà quindi sembrare un azzardo o una provocazione ma io chiederei premiare chi va bene a scuola e i  giovani meritevoli, mandandoli a 'zappare', a coltivare l'orto o curare un giardino non basandoci piu' su stereotipi sorpassati del lavoro in campagna sinonimo di penitenza o espiazione di una bocciatura e come forma di rieducazione.

Interviene così Marco Damele, scrittore e botanico ligure con specializzazione nelle tecniche di gestione e coltivazione biologica e biodinamica, che prosegue: "La conoscenza e la cultura contribuiscono all’evoluzione dell'agricoltura. Il merito nel cercare di offrire chiarezza ed informazione, non solo nelle parole e nei modi, ma anche nell'impostazione generale di nuovi linguaggi condivisi. Qualcosa sta realmente cambiando: ‘Coltivare bene è pensare e vivere bene’, una sfida che le nuove generazioni piu' sensibili  stanno raccogliendo venendo coinvolti nel progetto, sempre più numeroso sempre più sostenibile e legato al territorio. L’agricoltura costituirebbe per i giovani un serbatoio in grado di portare sicurezza e lavoro, aumentando la propria capacità produttiva ed in grado di ridare competitività e redditività. In Italia sono ancora pochi i giovani che gestiscono imprese agricole paragonati ai numeri arrivano dalle altre nazioni europee , in particolar modo riferiti all’imprenditoria giovanile nei paesi dell’ Europa dell’est".

Un quadro però non del tutto buio. Qualcuno ha reagito: sono i giovani rimasti, coloro che hanno la stoffa dell’imprenditore unita al desiderio di continuare a proteggere il nostro territorio, la biodiversità e l’ambiente in cui viviamo. Da questi sta emergendo caparbiamente un’agricoltura nuova, capace di competere e di affermarsi. Un invito dunque a tornare ad occuparsi di agricoltura anche nella nostra provincia, in modo intelligente; se da una parte sono diminuite le imprese, dall’altra sono aumentate di superficie , con strutture moderne al passo con i tempi e preparazione tecnica; un occhio al futuro con radici ben salde alle nostre tradizioni economiche agricole, alla biodiversità ed alla tutela del territorio".

C.S.