‘Fridays For Future’ protesta domani nelle strade di tutta Italia, con una risposta spontanea al negazionismo del governo è la resistenza collettiva.
Una resistenza cominciata lo scorso 15 settembre con l’azione comunitaria e creativa di ‘Seminare utopie’, a Ventimiglia, indagando nuovi linguaggi e immaginari di protesta, e convergerà in un corteo a Sanremo, con partenza alle 10 in piazza Colombo.
“Il 15 settembre – evidenziano i coordinatori locali di ‘Fridays for future’ - abbiamo dato spazio alla nostra immaginazione, per narrare e muoverci in un futuro diverso. Domani porteremo le nostre utopie nelle strade di Sanremo. Scenderemo in piazza per criticare questo sistema di interessi economici e violenza, contro le grandi industrie fossili e contro un governo all’insegna dell’inazione climatica. L'Italia è a un nuovo capitolo della storia climatica: ondate di calore, alberi sradicati dal vento, chicchi di grandine come palle da tennis e alluvioni. È il capitolo della devastazione ambientale, che rende l'azione collettiva indispensabile. La prima causa dell'aumento delle temperature (e di conseguenza dei fenomeni climatici estremi) sono i combustibili fossili, su cui l'Italia continua ad investire ampiamente”.
“Il nostro Paese ha una responsabilità importante nelle politiche di mitigazione globali, date le sue emissioni storiche. Dovrà superare gli obiettivi dell'Unione Europea, riducendo le sue emissioni di gas climalteranti dell'80% entro il 2030 e decarbonizzando il settore elettrico entro il 2035. Secondo l'Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA), significa abbandonare immediatamente ogni nuovo investimento in carbone, petrolio e gas. Una linea in controtendenza rispetto al piano del governo, che vuole puntare sul gas fossile, grazie anche a nuovi rigassificatori: uno di questi è in progetto proprio nella riviera di ponente, a Vado Ligure, minacciando comunità ed ecosistemi. Oltre ai combustibili fossili ci sono diverse altre tematiche legate alla crisi climatica per cui il gruppo ha intenzione di lottare, tra cui la crisi idrica e le persone migranti. Un futuro di giustizia climatica deve includere tutte le persone che vivono questi territori, anche le persone migranti e in transito, che sono tra le prime categorie di persone a soffrire per la crisi climatica”.
“I fenomeni migratori di massa saranno, con il progredire della crisi climatica, sempre in aumento: la crisi climatica agisce come moltiplicatore di crisi, incrinando per primi gli equilibri socio-economici già fragili e i territori dove le temperature medie sono già alte. Lasciare i Paesi più in difficoltà soli ad affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici dimostra una totale mancanza di una visione globale. Chiudersi a riccio, oltre che un crimine dal punto di vista umanitario, non risolverà nessun problema. Per preservare gli equilibri e le risorse naturali, sono necessarie politiche sia di mitigazione, sia di adattamento, e un tema vitale è la gestione dell’acqua”.
Il movimento propone alcune soluzioni per tutelare la risorsa e garantire maggiori difese naturali ai fenomeni estremi, tra cui: ripristinare gli alvei originari dei fiumi, tutelare la salute del suolo, ripristinare i fondi del PNRR per il dissesto idrogeologico. Misure invece cui il movimento si oppone sono la costruzione di grandi opere quali dighe e invasi in territori che per contrastare la crisi idrica necessitano di tutt’altri interventi, primo fra tutti la manutenzione delle reti idriche esistenti.
“La riesumazione dei progetti per un invaso in valle Argentina rientra nella lunga lista di misure che mettono al centro il profitto invece che le persone. Quando inizieremo ad ascoltare le comunità locali invece che imporre dall’alto infrastrutture che vanno a mettere a rischio ecosistemi e popolazione? È specularmente emblematico che, con l'attuale governo, si siano inasprite le misure repressive nei confronti di chi oggi manifesta pacificamente e resiste praticando la disobbedienza civile. Continuiamo a resistere, non lasciamoci immobilizzare dall'eco-ansia, ma combattiamola attraverso l'attivismo. Lottiamo insieme e costruiamo comunità resilienti e sostenibili. È il momento di esserci fisicamente, manifestando insieme nelle piazze e proponendo alternative concrete per tutte e tutti”.