Dir di tutto per far niente. Potrebbe portare alla casella "daccapo" la disastrosa gestione del raddoppio del Tunnel di Tenda, pensato 11 anni fa e ancora lì, impantanato tra burocrazia, ruberie e calamità naturali: nel 2012 si passava a senso unico alternato nella storica, centenaria galleria. Dodici anni dopo, nel 2024 (forse) si continuerà a fare altrettanto. Verrebbe da sorridere, se la situazione non fosse tragica.
Sembra essere questo l’amaro succo dell’indomani all’ennesimo incontro tra rappresentanti del territorio, sindaci, presidenti di enti e categoria con l’esponente politico nazionale di turno, che di tanto in tanto parte da Roma e viene “a fare il punto” ai margini del mondo. Stavolta è stato il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi a toccare con mano cosa succede sotto quei meno di tre chilometri di montagna che dividono l’Italia dalla Francia.
Accompagnato dal sindaco di Ventimiglia Flavio Di Muro, ha imboccato la Valle Roya dal mare e risalendo per la RD6204 il viceministro è arrivato all’imbocco della galleria. E l’ha attraversata per raggiungere la delegazione italiana che lo aspettava: “Abbiamo preso tre semafori rossi nella Valle e siamo arrivati al tunnel verso le 11, in circa un’ora e mezza – ha raccontato il sindaco Di Muro ad un quotidiano locale – l’attraversamento è iniziato dalla vecchia galleria, poi ci sono stati due o tre passaggi da una all’altra. Ci siamo tutti resi conto della situazione: il percorso è tortuoso, la strada dentro il tunnel è ancora in parte dissestata, si procede a bassa velocità nel mezzo di un cantiere. Il ponte all'imbocco (quello sul Rio Cà N.d.R.) è stato ordinato, sarà installato entro fine anno. Noi siamo comunque passati in macchina”.
Rixi ha preso atto della situazione, l’ha illustrata agli italiani e e alla fine pare abbia anche incassato i complimenti della maggior parte dei presenti all’incontro. Poi è tornato nella capitale, dove il 6 ottobre prossimo si svolgerà la Conferenza Intergovernativa (Cig) tra i due Paesi. Che non parte in discesa. Intanto le posizioni tra le parti circa la tempistica di apertura sono distanti: se gli italiani hanno ribadito al viceministro che al passaggio in modalità cantiere sono disposti a rinunciare pur di vedere completata la galleria nei tempi previsti (maggio-giugno 2024 l’ultima scadenza annunciata), in Valle Roya non più tardi di una settimana fa i sindaci hanno riunito i cittadini per chiedere a gran voce che il passaggio con finestre durante il prossimo inverno venga attuato.
Ma con quale criterio e dove passerebbero le auto, nessuno l’ha mai specificato del tutto. Perché se è vero che si potrebbe anche immaginare un (complicato) attraversamento della galleria “scortati” e nel bel mezzo di un cantiere, giunti sul lato francese che succederebbe? Da mesi si insiste sul “completamento della nuova canna”, senza un accenno alla messa in sicurezza dell’enorme frana che nell’ottobre 2020 si portò via mezza montagna sopra il Rio Cà. Se il ponticello che attraversa il minuscolo rio resta il problema minore da affrontare (come ribadito dal sindaco di Ventimiglia, è stato ordinato e dovrebbe essere pronto a fine anno), a che punto sono le opere di messa in sicurezza della frana?
Poi c’è il nodo ferrovia, per la quale il territorio sta aspettando una firma sul rinnovo della convenzione italo-francese ormai vetusta di 43 anni. Un documento che all’epoca i francesi stipularono a loro favore, appioppando di fatto quasi tutte le spese di manutenzione dell’intera tratta all’Italia. Da tempo il Bel Paese si è desto e questa convenzione la vuol (giustamente) cambiare, ma tra interrogazioni parlamentari, richieste ufficiali e varie Cig, finora il documento è rimasto quello di 40 anni fa. Il 6 ottobre la delegazione italiana tenterà l’ennesimo assalto, aspettiamo la risposta dell’Eliseo.
Nel frattempo, per andare in Costa Azzurra ai cuneesi restano le solite scelte. Chi preferisce praticare lo slalom si può cimentare attraverso il percorso autostradale Cuneo-Savona-Ventimiglia-Nizza, sul quale i cantieri non mancano mai. Se si vuole invece accorciare la distanza si deve scegliere il Col di Nava. Attenzione però, perché se viaggiate con un mezzo pesante alla 'frontiera' con la Liguria troverete il sindaco di Pornassio con la sbarra abbassata. Meglio il treno, certo, ma anche qui fate bene i vostri conti: se perdete una corsa rischiate di dover attendere il giorno successivo.
Fin quando non nevica resta la strada dei 50 tornanti, che per i francesi sono 46. E se non c’è intesa neppure su un semplice numero di curve da percorrere, si prospettano davvero tempi duri per accordi più importanti.