“Quanto appreso nelle ultime settimane su un eventuale Cpr, mi fa sperare che la grave situazione in cui versa Ventimiglia da anni, sia più che mai sotto gli occhi di tutti e all’attenzione della Regione e del Governo. Sono lieta che qualcosa si stia muovendo, ma penso che l’apertura di un CPR a Ventimiglia debba tenere in considerazione parecchie variabili”.
Sono le parole del Consigliere di opposizione a Ventimiglia, Cristina D’Andrea, Capogruppo ‘Sismondini Sindaco’ che prosegue: “La nostra città è già stata ed è ancora vittima, ormai da troppo tempo del fenomeno migratorio e, l’apertura di un CPR danneggerebbe ancora di più i nostri commercianti, i nostri esercenti e i nostri cittadini ormai al limite della sopportazione. Stanchi di risse, di bivacchi, di avere paura, stanchi che la loro Ventimiglia sia conosciuta in tutta Italia e in tutta Europa solo per questo fenomeno, nonostante possa offrire molto altro, stanchi che Ventimiglia sia conosciuta solo in accezione negativa. Penso che una struttura fissa come il CPR non possa essere la soluzione, avrebbe conseguenze negative a cascata su tutte le nostre attività commerciali e turistiche, e porterebbe ad escludere anche qualsiasi possibilità di attrarre investitori privati o esteri”.
“Mi auguro – termina la D’Andrea - che gli organi competenti tengano in considerazione quanto subito in questi anni da Ventimiglia, mi auguro che ci si renda conto che sarebbe ora di esprimere solidarietà a una città ormai messa in ginocchio da questo fenomeno, che Ventimiglia non venga più abbandonata a gestire un problema di livello nazionale ed europeo. Mi chiedo quale sia la posizione dell’amministrazione vigente in merito. Ringrazio tutte le forze dell’ordine, che quotidianamente sono impegnate per la nostra sicurezza, esponenti provinciali, regionali e nazionali per l’attenzione dedicata”.
Il Consigliere di opposizione termina ricordando cosa sono i CIE (Centri di identificazione ed espulsione): “Disciplinati dal testo unico sull’immigrazione (Dlgs 286/1998) hanno assunto la denominazione di CPR (Centri di permanenza per i rimpatri) con il decreto legge 13 del 2017. Sono luoghi di trattenimento del cittadino straniero in attesa di espulsione, per un periodo di 30 giorni, prorogabile fino a un massimo di 90 e, in casi particolari di altri 30 giorni. L’attuale governo pare voglia prorogare il limite temporale ad un periodo di 180 giorni”.