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Politica | 16 settembre 2023, 16:35

Un occhio sul mondo..Meglio Due!

“L'Ucraina nella Nato non è dietro l'angolo”

Un occhio sul mondo..Meglio Due!

Con questo primo articolo, su un argomento di grande attualità, si inaugura una rubrica settimanale, che si pone l'obiettivo di trattare, con chiarezza e semplicità di linguaggio, temi, argomenti ed eventi di politica internazionale.

Buttare un occhio su quello che accade intorno a noi, fuori dai nostri confini, è generalmente molto importante, ma in un momento storico come quello che stiamo vivendo, che potrebbe segnare il nostro futuro e quello delle prossime generazioni, è probabilmente meglio buttarli entrambi gli occhi, perchè solo cosi potremmo avere più possibilità di essere “timoni del nostro destino”.

Quando ormai più di un anno fa, la RUSSIA attaccò l'Ucraina, tra i motivi che il Presidente Vladimir PUTIN enunciò per giustificare questo atto estremo, c'era anche quello che l'ammissione di questa Nazione alla NATO, avrebbe costituito un ulteriore ed intollerabile allargamento verso est dell'Alleanza.

In effetti, con l'inclusione dell'Ucraina, la NATO incrementerebbe decisamente il chilometraggio dei suoi confini che toccano la RUSSIA ma, soprattutto, avrebbe la possibilità, sicuramente, di avanzare di molto la propria Difesa anti missile ed, eventualmente, di schierare più in profondità i propri assetti di attacco nucleare, riducendo in tal modo a pochi minuti i tempi di volo, per raggiungere gli obiettivi strategici russi.

In parole povere, l'Occidente acquisirebbe così un enorme vantaggio, perchè i suoi missili arriverebbero sugli obiettivi prima di quelli russi, annullando l'equilibrio che, sinora, ha stabilizzato i rapporti tra le due uniche vere potenze nucleari mondiali.

C'è quindi da chiedersi se questa eventualità si possa realizzare in tempi tali da spingere la RUSSIA alla guerra, oppure se l'ingresso dell'Ucraina nella NATO non è propriamente dietro l'angolo. Prima di tentare di darci una risposta, necessita qualche fondamento tecnico sulle dinamiche della NATO.

L'ammissione di un nuovo Paese avviene sulla base dell'articolo 10 del Trattato del Nord Atlantico, denominato “Principio della porta aperta”, che prevede che ogni Membro dell'Alleanza, previo consenso unanime di tutti gli altri, possa invitare qualsiasi Stato Europeo non ancora appartenente, in grado di soddisfare i principi del Trattato e di contribuire alla sicurezza dell'area nord-atlantica. Quindi, prima clausola fondamentale, già solo per l'invito, necessita il favore di tutti i Paesi Membri.

Ottenuta l'approvazione all'invito da parte di tutti, il Paese Candidato presenta la sua richiesta di ingresso agli Stati Uniti, che informano tutta l'Alleanza.

A questo punto, si attiva una procedura di valutazione denominata “Membership Action Plan – MAP”, cioè un iter di verifica che lo Stato richiedente soddisfi i seguenti criteri:

- volontà di risolvere pacificamente le controversie nazionali/internazionali;

- essere uno Stato di diritto, rispettare i Diritti umani, detenere il controllo democratico sulle Forze Armate;

- possedere volontà/capacità di operare nella NATO, in missioni di Difesa e di pace;

- garantire lo sviluppo delle proprie Forze Armate secondo i criteri della NATO;

- garantire di sapere/voler tutelare la sicurezza delle informazioni condivise nella NATO;

- possedere una legislazione interna compatibile con i criteri della NATO.

Nell'ambito di questo lungo iter di valutazione, annualmente, il Paese candidato presenta specifiche relazioni sulla propria situazione, che la NATO esamina, in modo da poter efficacemente contribuire al conseguimento dei criteri previsti. Quando il MAP ha termine, viene valutato da tutti i Paesi membri, che esprimono unanime parere favorevole, approvando la firma dei protocolli di adesione, che devono essere ratificati da tutti gli Alleati.

In merito all'Ucraina, il percorso verso la NATO è stato sinora a fasi alterne, a causa delle sue vicissitudini di politica interna, sempre in bilico tra l'influenza della Russia e la voglia di Occidente di buona parte della popolazione.

I primi contatti risalgono al 1991, allorché una neo indipendente Ucraina aderì a vari programmi di collaborazione della NATO, per poi formalizzare nel 2008 la sua richiesta di ingresso, ottenendo l'attivazione del MAP.

Già allora ci fu una reazione fortemente ostile da parte della Russia che, solo quattro anni prima, aveva già dovuto digerire il passaggio delle tre Repubbliche Baltiche all'Alleanza.

Nonostante la situazione dell'Ucraina fosse ancora lontana dai citati criteri di ammissione, la NATO si prodigò molto per aiutarla, cercando di accellerare il processo di valutazione. Tuttavia, nel 2010, con l'elezione del Presidente filo russo Viktor Yanukovich, la stessa Ucraina sospese l'iter di ammissione, anche sull'onda di un orientamento popolare che era praticamente diviso in due parti antitetiche. NATO si e NATO no.

Ancora nel 2013, un sondaggio dell'Agenzia USA GALLUP, non certo “russofona”, evidenziava che il 30% degli Ucraini considerava la NATO addirittura come una minaccia, contro un 17% che la considerava invece una protezione, Nelle Regioni orientali, quelle attualmente contese, l'avversione verso l'Alleanza saliva al 47%, soffocando un misero 3% favorevole.

Con la rivolta popolare “Euromaidan” del 2014, che depose il Presidente Yanukovich e dopo le elezioni vinte dal filo occidentale Oleksijovyč Porošenko, l'Ucraina rinnovò prontamente la richiesta di adesione alla NATO e rivitalizzò il MAP fermo ormai da 4 anni.

Dal 2014 ad oggi, i sondaggi hanno evidenziato un incremento dei favorevoli sino al 60%, confermando però la netta opposizione nelle solite Regioni orientali.

Per dovere di cronaca ed obiettività, occorre ricordare che in questo periodo, la Russia ha occupato ed annesso la Crimea (2014) ed ha garantito un supporto militare alle auto proclamate Repubbliche del Dombass nella loro lotta contro il governo centrale, prevedendone l'annessione.

E' chiaro che, di fronte a tali eventi, il governo Ucraino ha continuato a perseguire l'ammissione alla NATO come un obiettivo strategico, contando sul fondamentale appoggio americano che, nel giugno 2021, al Vertice di Bruxelles, ha portato alla conferma dell'Alleanza della sua disponibilità a valutare positivamente la richiesta. Pertanto, non si trattava più di un mero processo tecnico di esame di alcuni criteri, ma di un chiaro e forte orientamento politico favorevole. Un'abissale differenza che ad uno come Putin non è di certo sfuggita.

A questo punto, le relazioni Russia – NATO sull'”affaire Ucraina” sono definitivamente finite su un piano inclinato, con una serie di dichiarazioni e repliche tra Putin e gli USA i quali, sull'argomento, hanno di fatto cercato di “commissariare” l'Alleanza.

Il Leader russo è divenuto sempre più esplicito nelle sue affermazioni:

- Ottobre 2021 “Questo rappresenta davvero una minaccia per la Russia. Ne siamo consapevoli. Il tempo di crociera di un missile lanciato da Kharkov o da Dnipropetrovsk verso Mosca scenderebbe infatti a 7-10 minuti. Questa è per noi una linea rossa”;

- Novembre 2021 “Alcuni partner stranieri non hanno accantonato i tentativi di rompere la parità strategica, con il dispiegamento di difesa missilistica nelle vicinanze dei nostri confini. Reagiremo di conseguenza”.

Evidenti messaggi sulla sua determinazione, ma anche una chiara indicazione dei punti su cui trattare, a cui ha risposto Biden, tanto laconicamente quanto inequivocabilmente, a dicembre 2021:“Non accetto la linea rossa di nessuno”.

Una pietra tombale su tutto. Il 24 febbraio 2022, la Russia attaccava l'Ucraina.

Con la guerra in atto, l'ammissione dell'Ucraina alla NATO è stata posta di fatto in una sorta di limbo. Infatti, se da una parte gli USA hanno continuato a premere per una rapida concretizzazione, dall'altra alcuni Membri europei hanno progressivamente frenato o, forse, finalmente espresso il loro reale pensiero al riguardo. Francia, Germania e, soprattutto, Ungheria, hanno manifestato le loro perplessità, mettendo quindi in dubbio quell'unanimità, che è alla base di ogni atto della NATO.

E quando si creano queste situazioni di stallo, la ricetta diplomatica è quella di affermare che nulla è cambiato, ma nel contempo creare nuovi organismi o passaggi che rallentino il processo. In pratica come i meandri di un fiume, che allungano il suo percorso.

Ed è cosi che all'ultimo vertice NATO di Vinius del luglio scorso, nonostante il Presidenyte Zelensky abbia chiesto una procedura accellerata, ottenendo positive dichiarazioni di principio, in realtà la NATO lo ha stoppato creando il “Consiglio NATO - Ucraina” un organo permanente di consultazione in cui Alleanza e Ucraina discutono alla pari. Il che vuol dire tutto e niente. E infatti, il Premier ucraino è rimasto per nulla soddisfatto dei risultati di un meeting da cui si aspettava decisamente di più.

D'altra parte, l'Ucraina è un Paese in guerra ed è la prima volta che, sotto il profilo giuridico, l'Alleanza si trova a valutare l'ammissione di un nuovo membro in stato di belligeranza. Una situazione che non piace a molti Paesi europei, che si pongono la spinosa domanda “Se l'Ucraina diventasse Membro della NATO “guerra durante”, l'Alleanza avrebbe l'obbligo di intervenire in sua difesa, come previsto dall'art. 5 del Trattato?”.

Un quesito a cui non vogliono essere costretti a rispondere, anche perché non si tratterebbe di un impegno modello “operazioni di pace”, per cui sono sufficienti le forze professioniste che abbiamo. Sarebbe guerra ed in guerra le Nazioni devono attingere a tutte le loro risorse, a cominciare da quelle umane.

La Russia sta dimostrando di poterlo fare...possiamo o vogliamo dimostrarlo anche noi?

A questa domanda ognuno può dare la risposta che crede. Posso solo dire che ho fatto il soldato più di 40 anni, ho partecipato ad Operazioni ed ho anche visto la morte ma, contemporaneamente, i miei nipoti andavano in montagna tranquilli, senza il minimo pensiero di indossare un'uniforme. Per quanto mi riguarda, vorrei che potessero continuare a farlo.

Marcello Bellacicco

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