Attualità - 10 settembre 2023, 07:24

Canoni e concessioni da rivedere per gli impianti sportivi di Taggia: la relazione è nelle mani del Comune

Quattordici le strutture, comprese le palestre comunali, prese in esame dal dott. Diego Frascarelli che in una relazione di 47 pagine ha scattato una fotografia dello sport locale.

Per le strutture sportive di Taggia i canoni sono da rivedere. È questa la diretta conseguenza della relazione chiesta dal Comune per fare il punto sugli impianti sportivi. Quattordici le strutture, comprese le palestre comunali, prese in esame dal dott. Diego Frascarelli che in una relazione di 47 pagine ha scattato una fotografia dello sport locale.

Pur non entrando nel merito delle singole posizioni, è noto che c'è una situazione di fondo da sanare. In particolare c'è la questione dei canoni dovuti all'ente, irrisori e per lo più mai aggiornati.

La relazione parte con un distinguo importante: definire quelli che sono gli impianti che hanno rilevanza economica da quelli che invece non ce l'hanno. Quindi, identificare tutte le strutture sportive che per caratteristiche, dimensioni e ubicazione, sono in grado oppure no di produrre utili dalla loro gestione. Tre gli impianti che rientrano in questa categoria: la Piscina, il Tennis Arma e il Tennis Taggia. Tra queste solo l'impianto natatorio è quello che presenta un congruo canone, grazie al fatto che è stata affidata tramite gara nel 2017 per 8 anni. Per i due tennis, invece, si profila una revisione dei rapporti con l'ente. 

Oltre a questa distinzione se ne applica una ancora più importante che prende in considerazione le strutture che hanno una attività commerciale connessa. Si tratta di cinque impianti sportivi: Bocciofila Arma e Bocciofila Taggia, con attività che segue orari indipendenti dall'uso sportivo della struttura; Campo Marzocchini e Campo Minigolf, con orari legati alla attività sportiva; Tennis Taggia che ha gli spazi ma l'attività commerciale non è operativa.

Di fronte alla analisi emersa, il Comune potrebbe e dovrebbe iniziare a chiedere alle società che gestiscono le strutture, canoni adeguati. Invece, ad oggi, la situazione è un'altra. In questi anni le concessioni si sono spesso rinnovate tacitamente e non attraverso gara d'affidamento, come invece dovrebbe essere per le strutture a rilevanza economica. Così come per i canoni pagati, rimasti bloccati a svariati anni fa, per cui oggi c'è chi paga appena poche centinaia di euro a fronte di buoni incassi. 

Discorso analogo per chi oltre allo sport ha anche un qualche tipo di attività commerciale connessa. Anche qui, il Comune dovrà decidere come operare, ad esempio, potrebbe scorporare la rivendita di bevande e alimenti dall'impianto sportivo. Quindi, doppio canone e doppia entrata nelle casse comunali. Nei cinque impianti di questa fattispecie, vengono indicate forbici di canone che vanno dagli 8 fino a poco più di 23mila euro, in base anche alla superficie di vendita e all'uso che ne viene fatto. 

La parte più difficile per l'amministrazione comunale viene adesso: decidere come intervenire. Già a marzo, quando emerse la volontà di andare a mettere ordine nel capitolo patrimonio e sport, ci furono non poche polemiche con i gestori degli impianti. Non agire ora vorrebbe dire non solo ignorare un problema grave ma anche mancate entrate e quindi un danno economico. Appare chiaro che una revisione ci sarà ma spetta agli amministratori scegliere in quale misura, anche se è lo stesso relatore a 'suggerire' al Comune di non adottare soglie inferiori al 50% di quanto indicato.  

Stefano Michero