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Attualità | 05 settembre 2023, 07:21

Diga in Valle Argentina: il monito di Rixi ai sindaci "I tempi stringono, non possiamo bloccare tutti"

Il viceministro interviene dopo le ultime proteste. In merito alle alternative alla diga (per non perdere il finanziamento) anche una apertura su altri temi.

Diga in Valle Argentina: il monito di Rixi ai sindaci "I tempi stringono, non possiamo bloccare tutti"

"I tempi stringono", l'ha ribadito il viceministro Edoardo Rixi in tema di diga in valle Argentina. Il dibattito è ancora vivo, tra il ricorso contro il finanziamento nazionale presentato dal Comune di Badalucco e il movimento che ha portato ad una rivolta popolare al grido di 'No diga, no invasi'. 

Condivisione con il territorio

Come ha spesso ribadito il sottosegretario Rixi tutto passa dalla condivisione territoriale che "...deve essere rapida altrimenti, ovviamente, non posso tenere bloccate delle risorse che devono andare ad altre regioni e altre aree geografiche che hanno già fatto lavoro di condivisione e hanno progetti immediatamente cantierabili" - spiega il rappresentante del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

In ballo ci sono i 600mila euro dello Stato e i 200mila euro messi in cofinanziamento da Rivieracqua per uno studio di fattibilità che valuti la possibilità di costruire una diga o più invasi, secondo quanto chiesto dai Comuni, sul torrente Argentina. "Se ci sarà la condivisione con il territorio procederemo con il finanziamento degli oneri per le progettazioni. Se non c'è condivisione, questi soldi andranno in altri territori. - ha ribadito Rixi - Non imporremo mai a nessuno una realizzazione di una diga o invaso dove non è scelto dagli enti locali".

"La richiesta ricevuta dal Ministero è per delle progettazioni non per uno specifico invaso. Dal nostro punto di vista è che sia la provincia di Imperia a scegliere. Questi sono gli unici fondi che il bacino ha allocato in Liguria e riguardando la provincia per le difficoltà riscontrate nei mesi estivi per il reperimento di acqua potabile. La misura serve per realizzare bacini per l'acqua potabile che possano anche essere usati per spegnimento incendi e non c'è tema di generazione di energia elettrica, a meno che non lo chiedano gli enti locali". 

Le proteste

Badalucco è tappezzato di striscioni per dire no a qualsiasi tipo di costruzione sul torrente. Lo stesso fronte dei sindaci (composto da Taggia, Badalucco, Montalto Carpasio, Molini di Triora e Triora) appare diviso al suo interno. "Tutto il dibattito è viziato da progettazioni anche precedenti (la paura per il ritorno della diga di Glori, fermata nel 1963) che sono state in qualche caso spinte anche da vari enti. Dal nostro punto di vista non influenzano la scelta. Dal momento in cui le amministrazioni locali dovessero scegliere un piano alternativo e ce lo sottopongono, noi non abbiamo nessun tipo di preclusione". 

Le alternative alla diga

La questione delle alternative alla diga è di estremo interesse. C'è chi ha parlato di dissalatore ma anche di investire i soldi per intervenire sulla rete esistente che versa in pessime condizioni. "Il dissalatore non potrebbe rientrare in questo contesto. -taglia corto Rixi - Avrebbe dei costi relativamente importanti e c'è un problema anche energetico. Verranno privilegiati interventi come quello sull'acquedotto del Roya: di finanziamento degli acquedotti o diciamo di miglioramento della capacità di portata e riduzione delle perdite. Oppure, la realizzazione di medi e piccoli invasi per utilizzo agricolo e potabile e prevenzione incendi. Queste sono le finalità delle varie misure. Temi come ad esempio il dissalatore, in misure come queste, si può inserire ma dal punto di vista energetico non è appetibile" - conclude il viceministro.  

Stefano Michero

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