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Attualità | 03 settembre 2023, 07:11

Delitto per diletto, "Una pistola tra la Riviera e Torino": finale a sorpresa

Il giallo a puntate dello scrittore Rodolfo Rotondo

Delitto per diletto, "Una pistola tra la Riviera e Torino": finale a sorpresa

... Ormai è sera, il capitano Forti alla guida della sua auto sta tornando a casa.  Abita da solo, in un piccolo appartamento,  nella splendida campagna albenganese. Sta guidando lentamente mentre ripensa  alla giornata lavorativa:

"Non ci siamo,...abbiamo perso solo un mucchio di tempo, le impronte sull' arma non coincidono minimamente,  poi il fratello del boss è talmente fatto  da non reggersi in piedi, altro che freddo omicida. Bisogna ricominciare tutto daccapo.  Eppure la pistola che ha ucciso l'avvocato l'abbiamo trovata ad Andora,  qualcuno deve avercela portata, ma chi?

Magari , il vero colpevole voleva che ci concentrassimo sul fratello del boss....

Forse si tratta di una famiglia rivale, che vuole indebolire il potere del clan dei Fuoco a Torino, oppure... "

Mentre Forti sta parcheggiando l'auto il suo telefonino squilla; è il Questore...

"Buonasera dottore. "

"Senta Forti,  la contessa Piccinini, "l'amica" diciamo così, del povero avvocato vorrebbe parlarle in maniera confidenziale,  mi sono permesso di darle il suo numero,  la chiamerà tra poco."

"Certo,  ha fatto bene , magari sa qualcosa che ci può aiutare. "

Nemmeno il tempo di entrare in casa che...

"Capitano Forti,  sono la contessa Piccinini. "

" Buonasera mi dica pure."

" Sono un po' a disagio,  poi il dolore per la perdita di Ettore,  e... ,una cosa che mi ha messo mille dubbi..."

"Quali mille dubbi?"

"Ettore e l'intero studio, sono praticamente in bancarotta.  Io gli ho prestato molti soldi, già sapendo che non me li avrebbe restituiti, non vorrei che qualcuno pensasse che potrei avergli fatto del male...." La sua voce si spezza e inizia a piangere disperatamente. 

"Contessa, ha fatto molto bene ad avvisarmi,  se non ha fatto nulla di male non ha niente di cui preoccuparsi. "

"Grazie capitano,  mi chiami quando vuole."

Forti ora è seduto sul suo divano, non ha fame,  non ha voglia di cambiarsi, men che meno guardare la TV. Solo un pensiero gli passa per la testa : " Occorre fare una bella ispezione approfondita alla studio legale e vedere se troviamo qualcosa."

Torino, via Giovanni Battista Viotti n.1, attico del grattacielo Reale Mutua.L' elegante targa in ottone sulla porta in legno scuro recita:Studio legale associatoDe Vita - Ravera - Laurenti.Il Questore di Torino vista la grave situazione economica e su consiglio del capitano dei carabinieri di Albenga, Pietro Forti, ha deciso di procedere ad una ispezione. Il tutto si sta svolgendo con la collaborazione degli avvocati. Gli avvocati appunto:...Ettore De Vita. La vittima , apprezzato professionista, ma , come abbiamo scoperto, dalla doppia vita.Mario Ravera. Penalista e criminologo capace, single incallito ,con la passione per le auto e le barche di lusso.Achille Laurenti. Matrimonialista famoso, ha curato quasi tutte le separazioni milionarie della Torino bene.Mentre gli uomini della Questura procedono ai controlli, Forti resta sempre in contatto telefonico con loro, e chiede di prelevare le impronte digitali a tutte le persone che lavorano nello studio , legali compresi.Solo l'avv. Ravera reagisce contrariato, negando l'autorizzazione e accelerando l'ispezione al suo ufficio.Ma il Questore ha bisogno di quelle impronte , quindi prima di termirare le procedure e andare via , prende la sua biro dalla tasca interna della giacca e apre la piccola 24ore , estrae un breve questionario lo fa compilare all'avv. Ravera , lasciandolo poi riporre il foglio e la penna con le sue impronte nella valigetta. L' ascensore con la squadra della Questura scende velocemente , mentre al telefono si sente la voce di Forti complimentarsi per il trucco non propriamente corretto, anzi diciamo pure al limite della legalità. Molto più tardi, verso sera, al telefono..."Buonasera capitano"."Questore, buonasera, allora avete trovato qualcosa??""... le impronte di Ravera combaciano perfettamente con quelle parziali trovate sulla pistola. Ho già fatto scattare l'arresto, pensava di scaricare così tutti i debiti e il fallimento sulle spalle della vittima, infatti, stava modificando tutta una serie di documenti, ma.... le spiegherò poi con calma. Arrivederci capitano " ."Buonasera".Forti, non solo non è per niente convinto , ma è quasi certo che non sia andata cosi.

...Eppure i dubbi del capitano Forti sembrano proprio fuori luogo, tutti gli elementi portano a individuare il colpevole dell'omicidio dell' avvocato De Vita verso il suo collega e socio Ravera.

Infatti l'uomo non ha un alibi , dice di essere rimasto a casa la notte del fatto, e il tracciamento del suo telefonino lo confermerebbe, ma per questo è sufficiente lasciare il portatile a casa, e questo aspetto è suffragato dal fatto che non ha risposto a diverse chiamate.

Ci sono le sue impronte parziali sulla pistola, e nonostante questo sia un errore molto stupido per un legale esperto come lui, è possibile che in qualche fase della predisposizione del crimine abbia commesso questa leggerezza.

Nottetempo avrebbe potuto facilmente portare la pistola ad Andora, per depistare le indagini verso la 'ndrangheta; magari non percorrendo l'autostrada per evitare di essere ripreso.

Infine il movente,... scaricando tutte le responsabilità del fallimento dello studio associato sulla vittima, avrebbe risolto i problemi economici personali.

Tra l'altro ormai la faccenda è in mano alla Questura di Torino e il capitano Forti da Albenga fatica a fare valere le sue perplessità, inoltre, è subissato da molti casi, tra i quali il ritrovamento di un'auto rubata usata per delle rapine, e abbandonata ad Andora.

Intanto dal carcere di Torino l'avvocato Ravera continua a dichiararsi completamente estraneo ai fatti, ma per la Questura rimane l'unico indiziato. Si preannuncia così un lungo e complesso processo per confermare, senza ombra di dubbio ,tutte le accuse. 

Ad Albenga, invece  il capitano Forti , suo malgrado, ha dovuto praticamente archiviare il caso, non rientra più nella sua competenza territoriale. E ora è alle prese con una serie di rapine a diverse tabaccherie svoltasi proprio qualche giorno prima, e, il ritrovamento casuale della auto usata dai criminali ad Andora, in via Clavesana, nei pressi della farmacia. 

I criminali hanno abbandonato l'auto in una zona in cui al mattino presto c'è la pulizie delle strade e i mezzi in sosta vengono rimossi forzatamente. E proprio uno di questi mezzi ,ora in deposito ad Andora, è servito per compiere le rapine.

Anche questo si preannucia un bell' enigma per il capitano, che finalmente, ha finito il suo orario di servizio.

Ora è sera , Forti è sul divano di casa che sta leggendo un libro giallo che gli hanno regalato, l'autore è un certo Rodolfo Rotondo e il titolo è "Il Re muto".

Il capitano è un appassionato del genere, gli piace il momento in cui ,normalmente, nei racconti gialli le situazioni improvvisamente si chiariscono. Ma da uomo pragmatico qual è, sa benissimo, che nella realtà questo non succede mai. Quasi mai.

Tredicesima e ultima puntata. 

Ore 10,30, Questura di Torino. 

Forti e l'appuntato Giusto sono seduti davanti alla scrivania del Questore,  che rivolgendosi ad un suo collaboratore dice:

"Fatelo pure entrare!"

Dalla porta entra l'avvocato Achille Laurenti, il famoso matrimonialista,  il terzo socio dello studio legale; ed è proprio lui il proprietario della macchina rimossa ad Andora  casualmente scoperta dal capitano. 

"Le vorremmo fare alcune domande legate all'omicidio del suo collega De Vita". Dice il Questore. 

"Benissimo!" Risponde molto serenamente l'avvocato. 

"Come mai la sua auto era ad Andora ?  La cittadina dove abbiamo ritrovato la pistola che ha ucciso il suo socio, tra l 'altro, proprio la notte dell'omicidio, strana coincidenza,  non le pare?".

"Stavo verificando un tradimento per una causa  importante di separazione con addebito, che sto seguendo personalmente, tra delle persone molto famose."

"Pensi bene a quello che ci dice.... lei questo lo può provare??"

"Certamente, nel mio ufficio c'è l'intero fascicolo con nomi ,orari , indirizzo della alcova di Andora, appostamenti.  Naturalmente sono cose molto private, intime".

"Scusi, ma perché non ce lo ha detto prima?"

"Il mio dovere professionale è, prima di tutto, quello di proteggere la privacy dei clienti; non volevo si ritrovassero la stampa addosso".

"Ho capito," dice il Questore, "visto come stanno le cose penso possa bastare, è davvero una coincidenza pazzesca. .. vero capitano??" ( Intendendo chiaramente: ...Non ci sono prove, abbiamo preso un granchio, lasciamolo andare...)

"Un attimo,"   lo ferma Forti,   "mi sa che non abbiamo ancora finito". Il Questore ora lo guarda stranito,  non ha nessuna  idea di dove Forti voglia andare a parare...

"Caro avvocato Laurenti, sono proprio convinto che sia lei l'esecutore materiale dell'omicicidio del suo socio De Vita  e contemporaneamente  sia  anche un gran manipolatore che ha creato mille depistaggi, prima volutamente grossolani per indirizzarci verso la 'ndrangheta , poi più sofisticati per accusare l'altro suo socio, l'avv. Ravera . Ma il vero l'omicida è lei."

"Ma cosa dice! non ha nemmeno lo straccio di una prova, le farò passare una montagna di guai", con  voce molto determinata ma sempre serena.

Nell'ufficio ora c'è un silenzio di tomba, il capitano Forti si alza in piedi e camminando dice:

"Ecco come è andata: lo studio legale è al fallimento e la responsabilità principale è dei suoi colleghi penalisti, perché in effetti il suo lavoro con le separazioni va a gonfie vele. Così, per evitare che la spingessero nel baratro ,ha escogitato questa bella messa in scena.

    Le impronte di Ravera sulla pistola  le ha messe lei, utilizzando proprio gli  strumenti del suo collega criminologo, (speciali nastri adesivi e agenti chimici presenti nell'ufficio di Ravera).

    Conosceva perfettamente le abitudini dei suoi soci, così non ha avuto nessuna difficoltà a trovare l'istante ideale per uccidere De Vita e condurci poi a dare la colpa a Ravera.

    Per lei si è creato un alibi perfetto. Ha previsto che, anche nel caso avessimo scoperto la sua presenza ad Andora la notte fatidica ,potesse facilmente giustificarsi  e dichiarare limpidamente di esserci stato per lavoro ;e questo è stato un colpo da maestro.

Ma,...c'è una cosa che non quadra , una che proprio non ha previsto e la farà smascherare."

"E quale sarebbe?"

 "La rimozione forzata delle sua auto."

"Questa cosa non cambia assolutamente nulla." Risponde ancora molto calmo l'avvocato con un sottile sorriso ironico sul volto.

"Cambia invece, perché sulla pistola ci sono tracce di fibre tessili e ,pensi un po', sono dei sedili della sua auto, ne abbiamo prelevato un campione mentre era al deposito di Andora. Sono precise e attendibili come impronte digitali. "

" No, non è possibile!, davvero ...??" L'avvocato non regge più la tensione e crolla... "tutto per colpa di quegli stronzi dei miei soci, mi hanno rovinato, sono stato costretto  a farlo fuori,... ho solo cercato di salvarmi".

"Portatelo via!" Ordina il questore , "ha appena confessato l'omicidio e il depistaggio delle indagini. "

"Complimenti Forti , bel lavoro!" 

""Grazie, solo una fortunata intuizione. "

"Capitano?..." Chiede l'appuntato Giusto, "ma quand'è che abbiamo trovato le fibre tessili?"

"Diciamo che ... è un mio piccolo bluff, una sceneggiata anticipata rispetto a  questa ulteriore analisi sull'arma che richiedero' al più presto".

"Maaaa?!"

"Appuntato , ....per favore, basta con questi "maaaa"."

(In allegato sotto le puntate precedenti)

Rodolfo Rotondo

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