Non sono scafi galleggianti, le barche all’ormeggio di Calata Anselmi per la 24º edizione del Raduno di Vele d’Epoca sono arte e sapienza artigianale, sono tecnica e scienza navale.
Nate dalle “matite” di progettisti che hanno scritto la storia dello yachting nei due ultimi secoli e che rappresentano tappe importanti nell’evoluzione della vela. Al momento le iscrizioni sono 54 ma sicuramente arriveranno a superare le 60, ma, al di là dei numeri, è la storia raccontata da questi legni.
La più anziana del gruppo è Windhover che compirà 120 anni nel 2024 e tiene segreto il nome del suo designer forse britannico mentre la più giovane è French Kiss dell’85 ma, ironia della sorte, un classe 12 metri francese competitore nel 1987 per la regata più antica del mondo, la Coppa America.
Tra questi due scafi separati da più di 80 anni, una flotta di legni pregiati e di ottoni tirati a lucido prima che le barche fossero create con materiali sofisticati. Come Chips disegnato nel 1913 da Starling Burgess, firma storica della nautica yankee, o Palynodie, in fasciame di mogano, nato nel ’62 dal genio di Olin Stephens, vera icona mondiale della vela di cui si ricorda la partecipazione ad un raduno imperiese. Non si può dimenticare neppure la presenza di Barbara che, quest’anno, insieme a Imperia festeggia il primo secolo di vita e faranno scena a parte i magnifici sette scafi della classe 8 metri stazza internazionali nelle acque del Raduno dopo il loro Campionato Mondiale a Genova.
Se è una novità Vision, uno degli 8 metri presenti, restaurato dal cantiere imperiese di Mario Quaranta e a bordo ospita Tommaso Chieffi, 27 titoli mondiali, insieme ai sanremesi Flavio Grassi e Vittorio Zaoli, Outlaw, invece, è una prestigiosa conferma. Lo scafo inglese del’63, allora innovativo progetto di Illingworth in legno lamellare, è un decano dell’evento