- 09 agosto 2023, 10:59

"E la chiamano Estate...", notte con i pescatori del porto di Oneglia (foto)

Tra storie di mare, spada e sardine

Per me l’estate non è solo discoteca, spiaggia, musica, divertimento (o stordimento). L’estate sono anche i pescatori

Proprio oggi voglio cominciare da loro, da quelli che se ne vanno a mare quando c’è ancora il sole e rientrano in porto quando la luna è alta nel cielo. Qualche ora di riposo e poi ancora sul molo a vendere il pescato che hanno già messo nei contenitori con il ghiaccio. 

Il peschereccio Ineja è da venticinque anni che solca il mar ligure. 

Cinque i membri dell’equipaggio: il comproprietario Massimo Gentili, il comandante Luigi Arcella, il motorista ed i marinai. Questo è il periodo, fino a settembre, delle sardine e acciughe che  pescano con il sistema delle reti a circuizione, ovvero un cavo in acciaio che chiude la rete formando un sacco nel quale rimangono intrappolati i pesci. Salpano verso le sette e rientrano alle due, alle tre di notte. 

E, ad attenderli ci sono i furgoni che vengono da Savona, da Genova e che fanno ritorno a casa con il carico di pesce da vendere alle aste le quali venderanno ai grossisti che venderanno ai commercianti poi alle pescherie, ai ristoranti e così via.

Questo è anche il periodo del pesce spada, fino a dicembre. Poi da gennaio, per tre mesi, fermo biologico. 

Lo spada si pesca con il palangaro, una lunga lenza di grosso diametro nella quale sono inseriti, ad intervalli di 30/40 metri, pezzi di lenza più piccoli con un amo ciascuno. 

Il molo è pieno di pescatori; alcuni in partenza, altri in arrivo ed ognuno con una storia da raccontare. “Ricordo una volta- racconta un pescatore dai capelli brizzolati- che è rimasto intrappolato un pesce squalo elefante, grande quanto la barca. Abbiamo fatto una gran fatica per liberarlo e lo abbiamo lasciato in mare”. 

Com’è il lavoro del pescatore? "Sembra un lavoro standard ma non lo è; ogni volta il mare cambia, muta, si trasforma e si modifica regalandoci sensazioni ed emozioni uniche e irripetibili". 

Il Maria ll è comandato da Pietro che è anche il proprietario e ha due marinai; esce alle quattro del mattino e rientra alle otto di sera. “Da bambino andavo con la barchetta- spiega- poi, a sedici, ho cominciato a navigare e non ho mai smesso”. 

Cosa è cambiato in tutti questi anni?Una volta dicevo vado a pescare, oggi dico vado a lavorare.  L’ Unione Europea ha introdotto leggi piene di restrizioni e divieti che ci hanno penalizzato molto. E basti pensare che il Ministero Caccia e Pesca è stato inglobato al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, togliendoci, di fatto, la nostra identità e autonomia”. 

Il peschereccio Salvatore lº ha vent’anni di storia alle spalle e Lucio il pescatore ha passato il timone al figlio Federico, il più giovane comandante presente al porto. “Nessuno vuol più fare il pescatore- dice Maria, la mamma- è una vita di sacrifici; non esiste domenica né’ discoteca al sabato sera. Ma, le soddisfazioni sono impagabili". 

"È la burocrazia che ci rovina rendendo tutto più difficile. Ogni volta che usciamo dobbiamo avvisare la Capitaneria e al rientro comunicare il peso stimato del pescato”. 

Ciò che mi ha stupita sono state le dichiarazioni di diversi pescatori i quali mi hanno detto che, "la maggioranza dei ristoratori imperiesi, non compra il pesce da loro e, ad Imperia, c’è un unico ingrosso sul porto di Oneglia".  Il 99% del pescato è già destinato altrove. Difficile da credere. Sono da poco passate le due e Franco, il marinaio dell’Ineja mi avvisa "che stanno rientrando". 

130 casse tra sardine e aringhe “È stata una notte mediocre, andrà meglio domani”. 

Di corsa a casa per non perdere nemmeno un minuto di sonno perché, tra poche ore, ritorneranno a lavorare. 

Anche io torno a casa e passo davanti al Pearl Bloody Bay ma, questa è tutta un’altra storia e ve la racconterò un’altra volta.

Beatrice Baratto