Prosegue, con un tuffo nel mondo del cinema, la rubrica settimanale di Mario Ottolenghi Andreoletti
Enzo Natta nacque ad Imperia nel 1933 da Edoardo, originario di Chiusavecchia e da Caterina De Guglielmi di Cesio. Una famiglia, la sua, che molti imperiesi ancora ricordano per la lunga attività svolta nella loro macelleria nel centro storico onegliese.
Natta trascorse tutta l’infanzia e l’adolescenza nella nostra città fino a quando non si trasferì a Genova per laurearsi poi in giurisprudenza.
La passione per il cinema, veicolo di crescita intellettuale realizzabile da tutti in libertà, lo contagiò sin da ragazzo quando si iscrisse al cineclub della vicina Mentone.
Cominciò a scrivere a Genova, sul “Caffaro” prima di trasferirsi a Roma dove divenne da subito, un giornalista di cronaca e commentatore di fatti storici piuttosto ricercato, passando da Il Giornale d’Italia al la cronaca locale de Il Messaggero e dove si sarebbe successivamente e definitivamente affermato come uno dei più importanti critici cinematografici del nostro paese.
L’incarico più noto fu probabilmente quello, svolto per tanti anni, di critico cinematografico di “Famiglia Cristiana”, dove si affermò come una delle voci più lucide e equilibrate del panorama italiano. Sulla cronaca intervenne più volte nell’ “Osservatore Romano”, per cui curò per due decadi le pagine dello spettacolo.Capo ufficio-stampa dell’Ente dello Spettacolo, dell’Ente Cinema, di Cinecittà, fu sempre attivo nell’organizzare e ideare festival, rassegne, programmi radiofonici e televisivi.
Sempre nel mondo dell’informazione pubblica, all’Italnoleggio, contribuì attivamente ad una politica di sostegno alle produzioni del Falstaff di Orson Welles, Dillinger è morto e L’Udienza di Marco Ferreri, La Caduta degli Dei di Visconti fino a Lettera aperta a un giornale della sera di Citto Maselli.
Fu Presidente dell’Ancci, l’Associazione nazionale circoli cinematografici italiani, dal 1980 al 2000, partecipando attivamente alla vita dei circoli attraverso corsi e seminari di storia e estetica del cinema, in cui andò affinando “la sua immagine di storico e studioso di proverbiale chiarezza e precisione” (Orio Caldiron).
Fondò e diresse la rivista “Filmcronache”, insieme alla collana “Studi e ricerche”, dove scrisse, tra l’altro, il saggio L’immagine bugiarda sul cinema di Salò di Ernesto G. Laura.
Nel tempo pubblicò svariati libri. Uno sguardo nel buio. Cinema, critica e psicoanalisi (2005), Una poltrona per due. Cinecittà tra pubblico e privato (2007), Ombre sul sole. Storie di uomini-contro: Giuseppe Bottai, Folco Lulli, Frédéric Rossif dove, sempre per dirla con Caldiron, “si ritrovano la duttilità del critico e l’acume dello storico”.
Piace citare anche gli ultimi lavori, i romanzi Il graffio della regina (2009, di fatto interamente ambientato ad Imperia) e I diamanti di Kesselring del 2013.
Nonostante i plurimi impegni Enzo Natta seppe sempre coltivare le sue passioni. Dal motociclismo (indimenticabile in sella alla sua Rumi 125) al nuoto (con i tuffi che praticava a Santa Marinella) al calcio (non smise mai di seguire la “sua” Sampdoria).
Amava anche il ciclismo e sognava di tornare un giorno nella sua Imperia magari per percorrere la nuova ciclabile sui progressi della quale si informava sempre con gli amici così come soleva fare sulle vicende cittadine.
La vita gli riservò terribili quanto ingiuste sorprese, quali la perdita per un male incurabile prima di un figlio e poi della figlia, e, infine dell’adorata moglie che si spense poco prima di lui. Vicende che non gli impedirono mai di guardare agli altri e al mondo con un sorriso, una buona parola, sempre conservando la sua lucida onestà intellettuale
Su Natta, si registra l’unanimità nell’alto giudizio dagli addetti ai lavori ed amici “sublime critico cinematografico, uomo di cultura, romanziere raffinato” (Catello Masullo) parlare con Enzo era come “abbeverarsi’ ad una fonte autorevole ma mai dottrinale, sempre, invece, generosamente colloquiale” (Paolo Perrone) e ancora “voce cristallina di un cinema cattolico senza censure” (Teresio Spalla)
Natta, credente sempre ispirato al vento nuovo del Concilio Vaticano di Papa Giovanni, fu a pieno titolo, come lo definì L’Espresso “Il decano del cinema cattolico”
Piace infine ricordarlo ancora con le parole dell’amico, il regista Teresio Spalla “il suo più grande merito, il ricordo che lascia in chi lo ha conosciuto, animato da sincero affetto, è la personalità vivace e dinamica, tollerante e leale, generosa e capace di atti di estrema sincerità anche quando la sua posizione sarebbe stata, per altri, finalizzata al gusto del potere e dell’arricchimento privato” scritte alla sua scomparsa avvenuta a Roma alla viglia del Natale del 2021.
Auspicando che Imperia possa un giorno tributare ad Enzo Natta il ricordo che merita questo suo grande figlio.