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Attualità | 23 luglio 2023, 07:11

Spionaggio e controspionaggio dal 1940 al tempo della Guerra Fredda tra Imperia e Sanremo (seconda puntata)

La Francia non riuscì a strappare all'Italia una gran parte della provincia di Imperia come De Gaulle avrebbe voluto per paura del "rischio rosso"

Spionaggio e controspionaggio dal 1940 al tempo della Guerra Fredda tra Imperia e Sanremo (seconda puntata)

.... (segue) I servizi sovietici lo recuperarono in seguito con uno stratagemma e lo spinsero a Mosca, dove verrà condannato ai lavori forzati. Di lui e degli altri comunisti italiani di stanza a Imperia e Sanremo si persero le tracce, ma su alcuni di essi misero le mani i nuovi servizi segreti italiani tra il 1946 e il 1949, durante la riorganizzazione delle intelligence occidentali al termine della seconda guerra mondiale.

Seconda e ultima puntata dell'affresco storico sulle intricate vicende dalla Seconda guerra mondiale alla  Guerra fredda tra Imperia, Sanremo e il confine con la Francia

In particolare un paio di essi erano rimasti in contatto con i servizi segreti militari sovietici operanti prima nell'ambito del regime francese di Vichy e poi a Ventimiglia, Sanremo e Imperia, durante il periodo resistenziale, agendo ancora come informatori di Mosca.

Il controspionaggio italiano ebbe tuttavia modo di azzerare il vecchio filone filosovietico con un'indagine mirata e in autonomia rispetto alle stesse intelligence angloamericane.

Nel corso della guerra fredda il ritorno di spie sovietiche, prevalentemente militari, non riuscirà mai a sottrarsi al controllo degli apparati del nostro controspionaggio. Negli anni Sessanta operazioni su personaggi sospetti ed ambigui legati alle sezioni commerciali delle Rappresentanze russe in Italia vennero svolte infatti con successo in Sanremo, Imperia, Ventimiglia e Savona.

In qualche caso i personaggi erano legati alle associazioni di scambi turistici con l'URSS e vennero espulse con urgenza come persone non gradite. Per tornare al precedente momento bellico, va ricordato che, alla caduta del Fascismo, i tedeschi, avvalendosi di tronconi dei servizi di Mussolini rimasti nel Nord Italia, integrati da appartenenti alla milizia, costruirono un servizio segreto filonazista e di rinascita fascista, estesosi ben presto anche nelle regioni meridionali occupate dagli Alleati. Sanremo fu a sua volta, insieme ad Imperia, al centro di un vortice di movimenti di servizi stranieri ed italiani nelle due versioni badogliana e repubblichina al punto da crearsi situazioni di frequente doppio gioco.

Il caso principale fu quello della cosiddetta dama velata, ma non mancarono elementi che stavano a metà tra nazifascisti e partigiani, tutti elementi che al solo scopo venale servivano i servizi di Francia libera e contemporaneamente i servizi militari sovietici e quelli anglo-americani. La rete spionistica principale metteva insieme, all'insaputa delle stesse unità impiegate, personaggi militanti in passato sia con con fascisti che con alleati fin dal 1940.

A Sanremo, nella zona di via del Castillo e ad Imperia dalle parti di calata Cuneo si concentrava la maggior parte delle sigle di intelligence di mezzo mondo. I due tronconi italiani riuscirono a ricomporsi dopo i fatti di Ventimiglia e le vicende valdostane grazie al lavoro specifico portato avanti soprattutto dagli americani più che dagli inglesi. Un vecchio esponente di uno di quei tronconi, di stanza ad Imperia, ebbe a raccontare che si decise in quei giorni che il Bel Paese sarebbe stata una Repubblica stellata. Per tale ragione la Francia non riuscì a strappare all'Italia una gran parte della provincia di Imperia come De Gaulle avrebbe voluto.

Nel dopoguerra Parigi chiede più volte di controllare gli eventi in corso in questa provincia, temendo una concorrenza alla Costa Azzurra. È nota l'agitazione francese nel momento in cui si organizzò nella Città dei Fiori la prima edizione del Festival della Canzone italiana. Analogamente Parigi chiese di condizionare l'industria della pasta e dell'olio nel capoluogo imperiese e dintorni, paventando una seria concorrenza per l'economia transalpina.

Il culmine di tale atteggiamento si verificò quando Taviani, ministro ligure della Difesa, nel 1954, propose la Comunità europea della difesa, proposta respinta dalla Francia come rischio per la sicurezza nazionale. Le ferite della guerra erano ancora aperte e la nuova situazione internazionale non riusciva ancora a superare i particolarismi del passato.

Pierluigi Casalino

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