“Sembra ieri, ma un anno è già passato, e di nuovo sabato e domenica abbiamo ritrovato il grande piacere di stare insieme per due giorni, due giornate intense di eventi, dove la consumazione, direi rituale, della pastasciutta antifascista è stata quasi solo il corollario di un continuo susseguirsi di eventi culturali e musicali”.
Interviene così la Presidente del Comitato provinciale ANPI di Imperia, Amelia Narciso, che prosegue: “Il baricentro di questi due giorni ancora una volta è stato il Museo della Resistenza in osta, che ha saputo accogliere col calore della sua storia e della memoria i numerosi visitatori che, dalle parole di Donatella Alfonso, hanno ascoltato la storia di Felice Cascione, della sua canzone "Fischia il vento" le cui note risuonano da sempre nella campana posta davanti al Museo. In quei luoghi sabato e domenica, oltre la Memoria dei Partigiani che il Museo custodisce, abbiamo incontrato Paolo, il figlio del grande comandante Erven e Adelmo, il figlio di Aldo Cervi, il terzogenito dei sette fratelli uccisi dai nazifascisti nel dicembre del 1943. Adelmo ha portato la sua testimonianza di combattente in nome del padre, col film-doc ‘I miei sette padri’: già da questi nomi si può misurare la valenza di queste due giornate. Questo grande impegno è stato affrontato soprattutto pensando ai giovani, e protagonisti sono stati proprio i giovani che hanno dato un incredibile contributo con la loro musica e le loro storie e il loro coraggio nel raccontare i cambiamenti a cui sono stati costretti dalle vicende della storia attuale: anche per questo motivo l'impegno dell'Amministrazione merita il nostro ringraziamento più sentito, perché sono proprio i giovani le prime vittime di ogni tentativo di revisionare la nostra storia”.
“Domenica abbiamo potuto ascoltare dagli storici autori di ‘Cronache ribelli’ – termina - la storia del colonialismo italiano senza rivisitazioni di comodo e di preoccupante ‘smemoratezza’, ma nella sua cruda realtà, e da Barnaba la storia del famigerato ‘passo della morte’, tragico passaggio obbligato dagli italiani emigranti, dagli antifascisti perseguitati, dagli ebrei oggetto di sterminio e, oggi, dai ‘respinti’, dai profughi rifiutati al confine con la Francia. Grazie per questa immersione nella storia attuale e passata, intensa e lieve nello stesso tempo, all'ombra dei tigli che ci hanno protetti mentre insieme, con gioia e un po' di speranza abbiamo rinnovato quel patto che nel 1943 avevano fatto sette fratelli, festeggiando l'alba di una libertà da tempo sognata, cucinando per tutto il paese quella storica pastasciutta. Grazie Carpasio, questo appuntamento è fonte di orgoglio per chi lo ha voluto, per chi lo ha organizzato, e fonte di speranza per tutti noi che vi abbiamo potuto partecipare”.