Attualità - 05 luglio 2023, 12:23

Tenda, la sostanza non cambia: dopo l'annuncio di Anas un altro inverno senza la galleria

Una doccia gelata per il territorio, sicuramente in Piemonte ma anche in tutta la nostra provincia. Il tunnel sarà pronto (forse) a metà dell'anno prossimo

Il compito dei giornalisti è quello d’informare, quello dei politici mediare. E parlare.

Parole, parole, quante ne sono state fatte da quando l’incresciosa questione del Tenda bis è iniziata.

 

È bene ricordare che il primo documento firmato Anas sul raddoppio del tunnel risale al 13 febbraio 2014, nove anni e mezzo fa, quando l’ente stradale dopo un estenuante periodo di discussioni annunciò ufficialmente per bocca dell’allora presidente Pietro Ciucci che `i lavori, consegnati dall'Anas lo scorso 21 novembre 2013, prenderanno il via nell`arco di poche settimane, non appena le condizioni meteorologiche consentiranno all`impresa aggiudicataria, ATI `Grandi Lavori Fincosit - Toto Costruzioni Generali`, di predisporre le aree di cantiere ai due lati della galleria internazionale che collega il basso Piemonte con il Ponente ligure e la Costa Azzurra”. Per concludere in modo pomposo:L`Anas è l'appaltante unica del progetto per Italia e Francia e mantiene l'impegno assunto con tutti gli Enti coinvolti”.

 

Com’è andata è sotto gli occhi di tutti. Nel 2016 i lavori s’interrompono una prima volta per crolli della galleria causati dalla presenza di una consistente vena d’acqua, poi un’altra per scongiurare la compromissione della falda acquifera che alimenta l’Acquedotto delle Langhe. Ma è nel 2017 che arriva il vero fulmine a ciel sereno, con la clamorosa inchiesta giudiziaria che porta a processo alcuni dipendenti della Società appaltatrice per furto aggravato e frode in pubbliche forniture del tunnel: il processo si chiuderà 5 anni dopo con altrettante condanne. Intanto il cantiere viene posto sotto sequestro ed arriva la rescissione del contratto con Fincosit di Roma nel 2018. Altra perdita di tempo, poi il subentro di Edilmaco, società di Ivrea, con l’accordo firmato nel maggio di un anno dopo.

 

La nuova Società avrà 4 anni e 9 mesi per concludere il raddoppio della galleria e rifare quella vecchia alle stesse dimensioni, ripartendo dal 23% realizzato dalla Fincosit. I lavori riprendono il 19 giugno del 2020. Non si sono fatti i conti con Madre Natura, che appena quattro mesi dopo, il 2 e 3 ottobre 2020, si abbatte sulle Valli Varmenagna e Roya: l’alluvione spazza via strade e ponti e con loro la speranza di vedere terminata un’opera infinita. La montagna sul lato francese inghiotte il ponte sul rio Cà e lancia un severo allarme: prima di ricostruire quello che, in fondo, è un insignificante ponticello, sarà necessario effettuare un’imponente messa in sicurezza della frana. Sembra l’ultima delle preoccupazioni, tutti continuano a concentrare la loro attenzione su quanti metri (centimetri!?) al giorno si scavano, arrivando ad indicare una nuova data per la riapertura al traffico (in modalità cantiere, mai chiarita): ottobre 2023.

 

Tutti, tranne una persona: da sempre, il sindaco di Roccavione Germana Avena, fervente sostenitrice della “soluzione bassa” per il nuovo tunnel (entrata lato italiano a Panice ed uscita in Francia a valle degli attuali tornanti) lotta contro i mulini a vento. Nella Conferenza Intergovernativa del dicembre 2021 Avena insiste: "Non ci sono solo dettagli facilmente superabili, come ci era stato spiegato, ma forti dubbi sulla stabilità del versante in frana dove sorgerà il viadotto. Si afferma che i fondi stanziati (76 milioni in più, ndr) non saranno sufficienti per errori di valutazione materiali e serviranno da 9 a 13 mesi di lavoro". Come sempre, ahimè per tutti, è buona profeta.

 

A ritmo di lumaca gli scavi proseguono e Anas conferma l’apertura al traffico per il prossimo ottobre. Ai politici brillano gli occhi ed al presidente della Provincia Luca Robaldo, insieme con il sindaco di Limone Massimo Riberi, viene addirittura in mente d’invitare il presidente italiano Sergio Mattarella e quello francese Emmanuel Macron per veder cadere l’ultimo diaframma di rocca che unirà i due Stati all’interno del tunnel. Non solo, alla festosa cerimonia dovrebbero essere presenti anche la premier Giorgia Meloni, il primo ministro francese Elisabeth Borne e, quello italiano delle Infrastrutture Matteo Salvini, oltre naturalmente al governatore del Piemonte Alberto Cirio e i loro omologhi francesi. Ad oggi mancano forse un paio di metri al fatidico incontro, ma appare alquanto improbabile vedere qualcuno di questi personaggi al Colle.

 

Intanto, qualcosa va di nuovo storto. C'è il problema di far confluire gli ultimi 300 metri della vecchia canna nella nuova, che andrà quindi raddoppiata nella tratta finale, sul lato francese. Si dovrà demolire e rifare. C'è il problema del paravalanghe. Necessario. Su questo sono tutti d'accordo, ma sul come realizzarlo decisamente meno. Il ponte? Nella nota di Anas non se ne fa alcun cenno. Eppure è opera senza la quale non si va da nessuna parte, se non in parapendio, come aveva evidenziato sarcasticamente sempre la Avena. Si concretizza ciò che chi da sempre vive la questione ripete: l’apertura al traffico in modalità cantiere in ottobre, da realizzare attraverso l’uso di una safety car, non sarà possibile. I giornali rilanciano la notizia, ma dai piani alti si smentisce: “Chiacchiere da bar”, dice l’assessore regionale ai trasporti Marco Gabusi, mentre Anas tace.

 

Pochi chilometri oltreconfine, il sindaco di un piccolo paese di montagna che ha il difetto (o pregio?) di parlare come mangia e per questo viene guardato dall’alto verso il basso, il primo cittadino di Tenda Jean Pierre Vassallo sbotta: “Voglio bene all’Italia, ma siamo stufi di essere presi in giro”. Passano un paio di settimane e ieri, alle 20, l’Anas, dopo un incontro con la ditta appaltatrice Edilmaco, rompe il silenzio con un comunicato stampa dove non si fa alcuna ammissione di ritardi: Opere civili in via di completamento, proseguono gli approfondimenti tecnici per attivare la viabilità del tunnel, in modalità di cantiere, entro la fine di quest’anno”.

 

Confermando che il semaforo verde per il passaggio del tunnel agli utenti non sarà acceso prima di giugno 2024: non erano “chiacchiere da bar”. Nessun accenno al nuovo contratto per le modifiche progettuali in seguito all’alluvione, così come non è dato sapere quando sarà convocata la prossima Cig. Eppure, dai vertici regionali si plaude all’annuncio: “Buona cosa che il cronoprogramma concordato confermi entro l’anno la conclusione dei lavori”, dicono Cirio e Gabusi come se l’ipotetico passaggio a dicembre di qualche auto scortata (tutto da vedere) possa essere visto quale conclusione dell’opera.

 

“Confusione, ritardi e annunci. Questa è la situazione attuale del Tunnel di Tenda. Più volte – dice il Consigliere regionale ligure, Enrico Ioculano - ho chiesto a Regione Liguria di farsi parte attiva perché venissero date delle certezze sulla fine dei lavori, invece la Giunta Toti semplicemente non si interessa della tematica e del disagio che questa crea a popolazione e imprese. Così non si può andare avanti, la Giunta smetta di voltarsi dall'altro lato e inizi a vedere anche questo territorio come parte della Liguria".

 

Resta, come sempre solitaria, la voce di Germana Avena: “Sono indignata, pensano che i cuneesi siano dei tontoloni e stupidi”. No, non lo siamo, ma ce lo fanno credere.

Cesare Mandrile