La CGIL di Imperia e della Liguria ha organizzato per lunedì 10 luglio alle ore 10.00 una manifestazione davanti all’Ospedale di Imperia (Largo donatori di sangue).
Lo slogan è “Pronto soccorso in codice rosso: solidarietà tra pazienti e operatori”, per dire basta alle lunghe attese in pronto soccorso, alle aggressioni al personale e alla privatizzazione della sanità. Sono sei le richieste: un piano straordinario di assunzioni e di stabilizzazioni; la diminuzione delle liste di attesa; più posti letto nei reparti e risorse per la diagnostica; più servizi e cure sul territorio per anziani e fragili e non autosufficienti; più risorse nei fondi sanitari regionali e nazionali e un piano di manutenzione per le strutture sanitarie.
LE INTERVISTE:
Fulvio Fellegara, segretario generale CGIL, ha spiegato le ragioni che hanno spinto a organizzare la manifestazione: “La CGIL a livello regionale e nazionale ha lanciato questa grande mobilitazione sulla sanità, per una sanità pubblica, che funzioni e che tenga conto delle esigenze di chi ci lavoro e degli. In regione Liguria e sul territorio di Imperia le problematiche sono tante ed eclatanti, non è più possibile pensare che certe dinamiche non vengano affrontate e risolte. Abbiamo visto presentare la prima bozza del piano socio sanitario regionale, ma non risponde alle principali esigenze che abbiamo sul piatto.
Abbiamo deciso di manifestare il 10 di luglio a Imperia, come nel resto della regione, partendo dai pronto soccorsi, uno dei simboli dei disagi sanitari del nostro territorio. I tempi di permanenza in un pronto soccorso e il carico di lavoro a cui sono sottoposti gli operatori e le operatrici sanitari sono inaccettabili, ore di attese, carico di lavoro e di stress che non vedono una soluzione. Il motivo tra gli altri è la carenza di personale sanitario a tutti i livelli: oss, infermiere, medici, mancano specialisti, medici di medicina generale. Manca quindi un filtro ai pronto soccorsi per cui la gente finisce tutta lì, quando sei dentro se non c’è lo specialista nel reparto che ti vista possono passare ore generando attesa nel pronto soccorso. Anche le liste d’attesa per semplici esami diagnostici sono terribili, parliamo di anni, ad esempio anche un paio di anni per una cataratta agli occhi. Questo spinge chi può permetterselo verso le prestazioni private, abbiamo una privatizzazione di fatto indiretta e conseguentemente una grossa fetta di popolazione che sta rimandando le cure o rinunciandoci. Le soluzioni messe in atto, i medici a gettone per il pronto soccorso che stanno coprendo le carenze del territorio, sono sbagliati perché portano costi esagerati, circa 4 milioni, e non danno risposte strutturali.
Vediamo nel piano sociosanitario un impulso importante all’edilizia sanitaria con la costruzione delle case della salute, va bene che vengano costruiti dei luoghi dove poter dare servizio territoriale, ma il rischio con queste dinamiche è che siano scatole vuote, che si vadano a costruire posti, ma non si abbia il personale da metterci, e se il pubblico non riuscirà a gestirli ci sarà sempre il privato pronto a subentrare. Rischiamo di andare verso una dinamica di privatizzazione e di impoverimento dell’offerta pubblica.
A tutte queste cose la CGIL di no, è ora di cambiare la rotta, è ora di prevedere un piano di assunzioni straordinario, è ora di lavorare sulla formazione cercando di farla di nuovo sul territorio. Ci sono poi battaglie che sono nazionali, ma cose che questa regione può fare, ma non sta facendo. Per questo il 10 luglio saremo in piazza, speriamo di essere numerosi, abbiamo già avuto l’adesione di diverse associazioni, partiti e movimenti che come noi pensano che le cose così non vadano bene, vogliamo stimolare la parte pubblica a darci risposte".
Aggiunge Tiziano Tomatis, segretario funzione pubblica CGIL Imperia: “La situazione sanità pubblica è allarmante per tutta la provincia di Imperia. Negli ultimi anni si è resa devastante in tutta la nazione, ma nella provincia di Imperia 10 volte in più. Da almeno 10 anni avviene la caduta del sistema assistenziale di cura nella nostra provincia, che non esiste più. È una situazione estremamente drammatica, non abbiamo luoghi di cura dove accogliere pazienti e non abbiamo modo di dare risposte significative a coloro che si rivolgono al sistema sanitario.
Abbiamo in ballo da 7 anni la privatizzazione dell’ospedale di Bordighera che non fa altre che incidere negativamente su tutto il complesso pubblico, 7 anni in cui non è ancora partito nulla, con ad oggi un continuo smantellamento di quello che era un minimo di assistenza dell’ordinario.
Abbiamo liste di attesa che non sono percorribili, appuntamenti dati addirittura da Ventimiglia a Cairo Montenotte alle 8.30 del mattino a persone ultra 80enni che ovviamente non si presenteranno mai dato che non ci sono né mezzi né strade.
L’età media del personale sanitario che opera in asl1 imperiese è attorno ai 53-54 anni ed è per la maggior parte femminile, personale continuamente spostato per andare a coprire buchi che non si riescono a sanare con le assunzioni perché non si presenta quasi nessuno ai concorsi. Mancano medici specialistici, mancano medici di medicina generale e quindi prevenzione e poi assistenza e cura nei reparti ospedalieri. Sono stati trasferiti importanti servizi in altre province o accorparti, frazionando ancora di più il servizio.
Ci rivolgiamo al cittadino, lanciando questo allarme importante, serve la partecipazione della popolazione, perché riguarda tutti in modo trasversale".