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Politica | 18 maggio 2023, 17:05

Elezioni comunali a Imperia, la “Caporetto” dei partiti del centrosinistra (Il punto)

Ma nel PD continueranno a spararsi nella schiena?

Elezioni comunali a Imperia, la “Caporetto” dei partiti del centrosinistra (Il punto)

Se l’atomica Scajola come raccontavamo ieri ha raso al suolo le forze del centrodestra, nell’altra metà del cielo politico imperiese la disfatta i partiti sembrano essersela già costruita da tempo, da soli.

Partiamo dal PD, partito di maggioranza relativa, che nel capoluogo navigava a vista ormai da decenni. Sulle vicende del partitone via San Giovanni, ci sarebbe da scrivere un romanzo horror o più probabilmente da girare un B movie di genere splatter. Forse un domani, non oggi perché faremo perdere tempo al lettore.

Vediamo, solo, come è finita. Sotto il simbolo detenuto dalla Schlein sono risultati eletti con notevoli consensi Edoardo Verda, Deborah Bellotti e Laura Amoretti. I primi due provengono da quell’Imperia al centro, protagonista al tavolo di trattativa e poi scomparsa dai radar, che ha rapidamente svoltato a gauche (caviar?) nell’imminenza della sfida elettorale.

Amoretti proviene, invece, dalle fila di Imperia di Tutti, movimento di ispirazione socialista chiamatosi, formalmente, fuori dalla contesa secondo l’antico adagio “né aderire, né sabotare”. In sintesi, del PD storico nessun eletto. Per la prima volta nel nuovo millennio i colonnelli delle varie anime dem, Fulvio Vassallo, Giancarlo Manti gli ex socialisti Nuccio De Bonis e Giovanni Barbagallo non portano in consiglio nessun familiare, nessun amico, nessun compagno.

Una tragedia di cui immaginiamo verrà presto chiesto conto al segretario cittadino Massimiliano Cammarata, che, spiace dirlo perché è un giovane, prima di ottenere un modestissimo risultato personale aveva gestito il tavolo di centrosinistra in un modo quantomeno singolare.

Uno sfascio, quello del PD, preannunciato da tradimenti, cambi di chiavi e di correnti, piroette e salti tripli carpiati. Uno sfascio dovuto principalmente al fatto che, anziché concentrarsi sull’ "atomico" avversario, i maggiorenti sembrano aver badato più all’eliminazione del rivale interno, non lesinando pugnalate e spari nella schiena, metaforici s’intende.

Passando agli altri partiti, nessun segno di vita di Azione e Italia Viva. I Parioli (Calenda) e La Spezia (Paita) sono forse troppo lontani.

Anche Più Europa non si è vista, non fosse per la candidatura del “locale” Adolfo Ravani. L’ingegnere, già storico sindaco di Borgomaro, si è candidato con il collega Enrico Lauretti. E’ arrivato ventesimo con la bellezza di 16 voti. Meglio non commentare.

Dei socialisti di Roberto Saluzzo abbiamo già detto. La loro visione garantista li rendeva di fatto incompatibili con il candidato prescelto dai tavoli romani dei Dem. Avevano, però, annunciato di sostenere la Amoretti. Pare che l’abbiano fatto.

Resta Sinistra Italiana - Verdi che, nella rovinosa sconfitta della coalizione, porta a casa quasi un cinque per cento. Un risultato che consente il rientro in consiglio dopo un decennio del partito di Carla Nattero con il suo delfino Lucio Sardi.

A dire il vero dei Verdi c’era assai poco (la leader Gabriella Badano aveva ribadito più volte la propria contrarietà alla scelta romana del candidato sindaco). È, quindi, un risultato tutto a sinistra, legato sia all’assenza dell’alternativa Rifondazione che al forte e visibile legame con il candidato sindaco. Con un progetto che contesta la visione anni Ottanta del primo cittadino rieletto ma che a proposito della demolizione della ciminiera delle ex Ferriere, sottende una visione, forse, ancora più arcaica della città.

E adesso che succede? Servirà una batosta così clamorosa a svegliare il centrosinistra imperiese? Le asce di guerra saranno deposte o il regolamento di conti continuerà fino all’ultimo sangue?

Ma forse la domanda più impegnativa è un’altra. Dopo Caporetto, se si vuole, ci si lava le ferite e si riprende la via traguardando Vittorio Veneto.

Bisogna, però, vedere chi prevarrà a sinistra. Se, chi vuole costruire davvero un’alternativa vincente di governo o chi trova più onesto (o forse più conveniente) perdere sempre.

E se vincono i secondi per la rivincita ci vorranno almeno due generazioni

(continua...)

Diego David

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