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Attualità | 06 maggio 2023, 11:50

Anche nei porti della nostra provincia la protesta dei pescatori a strascico "A rischio l'affondamento del settore!" (Video)

In Liguria delle 490 imbarcazioni, 64 sono quelle che effettuano la pesca a strascico e, di queste, 9 sono a Sanremo, 3 a Bordighera e 5 ad Imperia

Anche nei porti della nostra provincia la protesta dei pescatori a strascico "A rischio l'affondamento del settore!" (Video)

Anche Imperia e Sanremo si sono unite, questa mattina, alla protesta simbolica insieme alle 7.000 imbarcazioni che usano il metodo ‘a strascico’ per la pesca in mare e che rappresentano il 25% della produzione ittica dell’Unione Europea. In Liguria delle 490 imbarcazioni, 64 sono quelle che effettuano la pesca a strascico e, di queste, 9 sono a Sanremo, 3 a Bordighera e 5 ad Imperia.

“Ricordiamo che le imbarcazioni a strascico sono quelle che pescano i famosi gamberi viola e che assicurano il prodotto ittico a tutto il sistema della ristorazione – afferma Lara Servetti di Legacoop Liguria – un segmento di flotta che la Comunità Europea vuole fare scomparire in nome di una sostenibilità formale. E’ sostenibile far arrivare nei nostri ristoranti e supermercati il pesce che proviene da altri continenti dove regole igienico sanitarie, di pesca, lavoristiche, fiscali e di sicurezza non sono certamente quelle dell’Europa e dell’Italia? Nel nostro paese al prodotto ittico deve essere garantito il rispetto della catena del freddo, siamo consapevoli che il prodotto ittico si deteriora giorno dopo giorno? E’ sostenibile far viaggiare su gomma il pesce e vietare a nostri pescatori di pescare? Ricordiamo che le nostre imbarcazioni sono con battute di pesca giornaliere  con attrezzature artigianali e che rispondono ai requisiti fissati già ad tempo dalla stessa comunità Europea”.

Le Organizzazioni nazionali della pesca italiana (Alleanza Cooperative Italiane Pesca, Federpesca, Coldiretti Impresa Pesca, Unci Agroalimentare) hanno risposto così all’appello dell’Alleanza Europea della pesca di fondo per dare vita a una larga protesta contro le politiche europee che stanno mettendo a rischio il futuro del settore.

“È stato scelto il 9 maggio come data simbolica – evidenziano gli organizzatori della protesta - per esprimere quanto le comunità della pesca abbiano raggiunto il limite e temano per la loro stessa sopravvivenza. La pesca è una politica di competenza europea e la Commissione è l’unico amministratore della Politica Comune della Pesca. Quale dovrebbe essere, dunque, una politica che unisca i pescatori e li renda orgogliosi di essere europei, politica che invece oggi è fonte solo di prospettive depressive? È questo il motivo per il quale abbiamo scelto il giorno dell’Europa come data per suonare le sirene delle nostre imbarcazioni, per richiamare l’attenzione dei cittadini, delle forze politiche, delle istituzioni sul nostro profondo disagio. Il settore europeo si confronta con enormi sfide come la Brexit, gli effetti della pandemia, la competizione sullo spazio marino con le industrie come le fattorie eoliche, l’inflazione e i costi dell’energia alle stelle. La Commissione europea con il suo piano di azione e la sua proposta di proibire la pesca di fondo nel 30% dei nostri mari arriva come un altro chiodo nella bara in cui il Commissario Sinkevičius vuole chiudere la pesca a strascico”.

Carlo Alessi

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