Entro poche settimane si terranno le prime riunioni operative per la Diga sul torrente Argentina. La notizia del finanziamento per uno studio di fattibilità dell’opera era esplosa come un fulmine a ciel sereno lo scorso 15 marzo (LINK).
Come emerso nei giorni a seguire, la paura della diga sul territorio è ancora ben presente. Anche se sono trascorsi ormai 60 anni dalla rivolta popolare guidata dalla comunità di Badalucco che bloccò la costruzione di un invaso a Glori. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a metà marzo conferma la volontà di realizzare una diga in un punto ad oggi non precisato del torrente Argentina. L’opera viene considerata strategica a Roma, nell’ambito delle contromisure strutturali all’emergenza siccità, al punto da essere l’unica in tutta la Liguria a ricevere una linea di credito per lo studio di fattibilità.
600mila euro è la somma destinata ad una analisi progettuale che sarà a cura della società Rivieracqua, titolare della gestione del servizio idrico integrato nella provincia di Imperia. La pratica è passata attraverso l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale e conclusasi con l’accoglimento della richiesta da parte del Ministero (Dipartimento per le opere pubbliche, le politiche abitative e urbane, le infrastrutture idriche e le risorse umane e strumentali). È previsto anche un cofinanziamento dell’opera pari a 200 mila euro a carico del gestore (Rivieracqua).
Il progetto ‘diga’ va avanti nonostante la contrarietà di buona parte della popolazione. All’epoca della protesta, 1963, l'opera doveva essere essere alta 80 metri e con una portata d’acqua di circa 20 milioni di metri cubi. Numeri che oggi non sarebbero accettati dai territori per la paura che fanno le nostre delicate montagne. Poi, l’immane tragedia del Vajont ebbe una pesante eco e diede il colpo di grazia all’opera in provincia di Imperia. Le amministrazioni comunali di oggi hanno dimostrato contrarietà al progetto degli anni '60 ma hanno lasciato al contempo una porta aperta tesa a valutare proposte meno impattanti o invasive.
Rimane da capire dove potrebbe essere realizzata una diga e quindi quali dimensioni potrebbe avere. Occhi puntati su quella che fu la diga di Glori dove i lavori andarono avanti parecchio prima di essere bloccati. A distanza di tanti anni la natura si è riappropriata di quei luoghi ma gli scavi sono rimasti. Al momento l’idea di un invaso rimane sulla carta ma appare sempre più chiaro come stia piano piano prendendo sempre più forma nella realtà.