Il Partito di Rifondazione Comunista ha proposto una serie di riflessioni sulla situazione sanitaria imperiese, dopo l’intervento di ‘Società Aperta’, associazione a sostegno di Enrico Lauretti, per sottolineare la complessità del tema e contribuire ad una discussione più ampia in special modo sul progetto di Ospedale Unico, fortemente voluto dal sindaco uscente e dall’amministrazione regionale.
“Il Progetto Ospedale Unico fu presentato nel 2007 da Claudio Scajola e Claudio Burlando. Sappiamo – evidenzia Rifondazione - infatti quanto l’impresa stia molto a cuore a Scajola e Toti. Tuttavia è opportuno rimuovere alcune false convinzioni, in primo luogo quella che l’Ospedale Unico sia destinato ad essere una struttura di eccellenza. Al contrario si configura quale sommatoria degli attuali reparti già esistenti nei nosocomi di Imperia e Sanremo che attualmente costituiscono un DEA di primo livello. Va inoltre sottolineato che negli ultimi anni si sono persi il prezioso reparto di Chirurgia Vascolare, la struttura complessa di Gastroenterologia (attualmente presente solo presso l’Ospedale Santa Corona). Nel presidio ospedaliero imperiese è stata mantenuta solo una Struttura Semplice che si occupa di Endoscopie e svolge attività ambulatoriale. Va altresì segnalato che ha subito un notevole ridimensionamento sia nelle ore di funzionamento che nei trattamenti endovascolari anche il Reparto di Angiografia interventistica. Occorre il coraggio di affermare che il potenziamento e la salvaguardia dell’Ospedale di Imperia e del suo Pronto Soccorso non è conciliabile con il sostegno al progetto dell’Ospedale Unico”.
“Riteniamo assolutamente necessario – prosegue Rifondazione - doveroso e urgente esigere il potenziamento della Sanità territoriale attraverso:
• attività ambulatoriale specialistica per visite ed esami al fine di abbattere le vergognose liste di attesa;
• l’implementazione dei consultori;
• assistenza domiciliare integrata con previsione di accessi domiciliari di infermieri e fisioterapisti;
• Case di Comunità che servano un bacino di utenza di circa 30 mila persone, dotate di medici, infermieri e operatori sociosanitari; Centri diurni attivi sette giorni su sette dove si effettuino prestazioni sanitarie di bassa complessità come radiologia ed ecografia di base; punto di primo soccorso con possibilità di effettuare elettrocardiogramma, medicazioni, terapia infusionale, interventi da svolgersi di concerto con medici di famiglia e medici specialisti ospedalieri”.
“Va poi considerata ed affrontata la questione inerente la carenza di posti letto di riabilitazione nel rispetto del coefficiente corrispondente a 0,7 per ogni 1000 abitanti per pazienti affetti da malattie neurologiche, per pazienti post trauma e post acuzie. Da tempo, infatti, segnaliamo con forte insistenza che la medicina territoriale ha subito tagli cospicui negli ultimi decenni per effetto delle scellerate politiche di de finanziamento della sanità pubblica cui i Governi sono ricorsi negli ultimi 30 anni. La medicina territoriale, adeguatamente strutturata in attrezzature e risorse e professionisti, consentirebbe di allentare la pressione sul Pronto Soccorso e di ridurre gli accessi impropri. Per la realizzazione dell’Ospedale Unico è stata prevista una spesa di circa 300 milioni di euro. Si tratta di una grande quantità di denaro pubblico destinata ad un opera non solo non prioritaria ma neppure capace di risolvere la più grave delle criticità: le lunghissime liste di attesa per visite, esami specialistici ed interventi in elezione”.
“Segnaliamo ancora quale fattore di ulteriore criticità – termina Rifondazione - che nel nostro Paese da qualche tempo l’eventuale e faticoso rilancio della Sanità è reso più difficile dall’estrema carenza di personale sanitario in virtù della sciagurata scelta del Governo Centrale di instaurare il numero chiuso per l'accesso alla facoltà di Medicina e Chirurgia (1999) e la riduzione dei posti nelle scuole di Specialità. Assistiamo infatti al fenomeno, sempre più diffuso, di reperire medici di cooperativa o a gettone con ingente spreco di denaro pubblico senza ricadute occupazionali”.