Eventi - 22 marzo 2023, 13:48

'Fantasia e tecnica strumentale senza limiti e il dolore di un’anima tormentata', un concerto della Sinfonica di Sanremo

Alla direzione il M° Grigor Petrov Palikarov e sul palco il violinista ventunenne Giuseppe Gibboni

Giuseppe Gibboni

Dopo la serata con la quale ha celebrato il 150° della nascita del grande compositore russo Sergei Rachmaninov, l’Orchestra Sinfonica di Sanremo torna al Teatro dell’Opera del Casinò con un nuovo imperdibile concerto: “Fantasia e tecnica strumentale senza limiti e il dolore di un’anima tormentata”. Alla direzione il M° Grigor Petrov Palikarov e sul palco il violinista ventunenne Giuseppe Gibboni che ha vinto il 56° Premio Paganini di Genova riportando il premio in Italia dopo 24 anni.

L’Orchestra Sinfonica sta diventando sempre più “transgenerazionale”, sia sul palco che in platea: «Siamo sicuri che domani Giuseppe Gibboni stupirà e conquisterà il pubblico di tutte le età come accaduto la scorsa settimana al concerto dedicato a Sergei Rachmaninov… In quell’occasione erano quasi 300 persone in sala, tra affezionati della Sinfonica, famiglie e giovani. Molti gli studenti… Alcuni, nonostante avessero potuto assistere alla prova generale del mattino per le scuole, hanno voluto esserci anche alla sera per sentire ancora suonare i due pianisti vincitori delle ultime due edizioni di RPM Sanremo. Ipnotico Uladzislau Khandohi, poco più grande di loro, li ha conquistati con un carisma che esplode quando siede al pianoforte… Un talento straordinario!», racconta il M° Giancarlo De Lorenzo, direttore artistico dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo. Il programma di domani prevede l’esecuzione del “Primo Concerto in re maggiore, op. 6” di Niccolò Paganini, pubblicato postumo nel 1851.

«Come tutti i pezzi da concerto di Paganini, anche questo è di difficoltà trascendentale e di grande impatto espressivo tipicamente romantico. Fu scritto nella tonalità atipica di Mi bemolle maggiore, con la “scordatura” del violino solista. Ciò significa che lo strumento è accordato un semitono sopra, perciò si legge in Re maggiore e l’effetto è Mi bemolle maggiore. I violini dell’orchestra, invece mantengono l’accordatura di base. Questo espediente permette al solista di sfruttare le corde vuote e di avere un timbro più brillante rispetto agli strumenti ad arco dell’orchestra e pertanto il solista emerge con maggior brillantezza sulla massa orchestrale».

A seguire la “Patetica” di Petr Ilic Cajkovskij. Un'opera fortemente intrecciata e influenzata da fattori emotivi e psicologici la cui nascita è descritta in una lettera del compositore al nipote Vladimir L’vovic Davydov: “Non puoi immaginare con quanto ardore lavori intorno alla mia nuova opera (…) Durante il viaggio a Parigi mi è venuta in mente l’idea di una nuova sinfonia sopra un programma che rimarrà un enigma per tutti; lasciamo che ci si rompano il capo intorno! (…) Quale esso sia, traduce i miei più reconditi sentimenti; spesso in viaggio, mentre andavo mentalmente articolando l'abbozzo, ho pianto come se fossi in preda alla disperazione”. La morte di Cajkovskij, avvenuta pochi giorni dopo la prima esecuzione della Sinfonia a San Pietroburgo, contribuì ad alimentarne il mito.

Non va tuttavia considerata una “storia di tristezza”, come ricordava il grande Ezio Bosso qualche anno fa in un programma televisivo di divulgazione musicale: «Patetiskajia vuol dire sentire, vuol dire anche emozionare… In questa Sinfonia c’è tutto il sentire della vita… del vivere fino in fondo».

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C.S.