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Attualità | 09 marzo 2023, 07:54

Imperia: con il Rotary una serata per approfondire 'Hikikomori' una piaga che colpisce i giovani

‘Hikikomori’ in giapponese significa ‘mettersi in disparte’ e corrisponde, di fatto, alla patologia dell’isolamento sociale

Imperia: con il Rotary una serata per approfondire 'Hikikomori' una piaga che colpisce i giovani

‘Hikikomori, una sofferenza silenziosa’: questo il tema affrontato dal Rotary Club Imperia nel corso di una serata volta ad approfondire una vera e propria piaga che colpisce molti giovani e che è ancora poco conosciuta. ‘Hikikomori’ in giapponese significa ‘mettersi in disparte’ e corrisponde, di fatto, alla patologia dell’isolamento sociale, che anche in Liguria e in provincia di Imperia colpisce numerosi adolescenti, soprattutto maschi.

A dibattere sul tema sono intervenuti Alessandra Aprosio, assistente sociale dell’Asl imperiese e referente dell’Associazione Hikikomori Italia Genitori; Manuela Manassero, psicologa e psicoterapeuta dell’Asl imperiese e il dottor Giuseppe Pili, responsabile della Neuropsichiatria Infantile dell’Asl imperiese, accompagnato dal dottor Carlo Amoretti, pediatra dell’Asl 1 e Direttore del Distretto Scoio Sanitario imperiese.

Spiega il presidente del Rotary Club Imperia Saul Convalle: “Questa serata è dedicata ad approfondire e far conoscere questa tematica, che affligge ragazzi, adolescenti e che è poco conosciuta. Partire dalla conoscenza, per poter aiutare i ragazzi e le famiglie, che purtroppo sono sempre più diffuse anche nel nostro contesto cittadino e provinciale, diventa per noi un elemento fondamentale. L’attenzione ai giovani per il Rotary è un’attenzione importante e cerchiamo di portare avanti questo percorso”.

A portare all’attenzione del Rotary Club Imperia il problema dell’Hikikomori è stato il socio Luigi Mattioli. Che spiega: “Prima di tutto è un problema di conoscenza e di sensibilizzazione. Io non sono un tecnico del settore, ma ho avuto a che fare con persone che hanno conosciuto in prima persona questo tipo di problema. Purtroppo è già difficile dare un nome alle cose e questo tipo di situazione di disagio giovanile è particolarmente sconosciuta ai più e soprattutto sottovalutata. I numeri ufficiali dicono poco mentre le stime degli specialisti dicono molto e dicono che è un problema che sta crescendo. E’ importante l’aiuto delle famiglie, delle scuole, ma della società civile tutta. Questa non è una serata fine a sé stessa, ma è l’inizio di un progetto che ha un respiro pluriennale. Oggi si inizia a sensibilizzare le prime persone per approcciare il problema e poi dovremo chiedere la collaborazione di scuole, genitori e società”.

Sottolinea Alessandra Aprosio: “Nel 2017 è nata un’associazione a livello nazionale, l’Associazione Hikikomori Italia Genitori, che fornisce ai genitori che ne fanno richiesta dei gruppi di auto mutuo aiuto, che sono condotti da psicologi convenzionati con la nostra associazione e attraverso lo strumento del gruppo di auto mutuo aiuto, i genitori si aiutano fra di loro e le esperienze dell’uno sono di supporto all’altro”.

Aggiunge Manuela Manassero: “Io lavoro in Salute mentale e mi occupo di situazioni più compromesse dal punto di vista psicopatologico, ma sicuramente c’è tantissimo disagio e tantissimo dolore fra i ragazzi e i giovani di Imperia. È sicuramente solo un primo passo questo, per riuscire ad aiutarli e far conoscere il fenomeno. Non è così semplice rendersi conto di ciò che accade a questi ragazzi. Inizialmente si può pensare che siano solo delle fasi, dei momenti dell’adolescenza e può sfuggire inizialmente una sofferenza di fondo più importante. Riuscire a mettere a conoscenza e sensibilizzare sull’argomento i genitori vuol dire dar loro degli strumenti in più per riuscire a identificare il dolore dei figli”. 

In provincia di Imperia ci sono soltanto due genitori iscritti all’associazione Hikikomori Italia, ma gli adolescenti seguiti dalla Neuropsichiatria dell’Asl 1 sono 150. Il dato lo ha evidenziato il dottor Giuseppe Pili, responsabile del settore dell’Asl imperiese. 

Spiega Pili: “Si tratta di ragazzi di ceto sociale medio alto, con quozienti intellettivi medio alti, che hanno diversi problemi, che vanno dall’isolamento sociale, agli stati d’ansia, all’anoressia, all’autolesionismo e alla depressione. Si parte dagli 11 anni a salire e abbiamo casi limite come tredicenni al quarto aborto e undicenni al terzo mese di gravidanza. Oggi i genitori e la società chiedono troppo: fare bene a scuola, successo nello sport, successo con le ragazze o con i ragazzi e così via, con il rischio che i ragazzi non si sentano adeguati e si rinchiudano per sfuggire a tutto questo. Il problema è che l’Hikikomori non esiste come diagnosi medica, ma esiste la depressione e il ritiro sociale. E spesso questo è collegato a una dipendenza da Internet e dai giochi online. Abbiamo bambini di 2 anni in grado di sbloccare un telefonino in pochi secondi e questo non va bene. Ma la colpa non è del telefonino, ma di chi lo dà in mano a un bambino. Depressione e isolamento sociale al 70% riguardano i ragazzi, mentre per le ragazze il problema maggiore è l’anoressia e i problemi connessi all’alimentazione. C’è da lavorare molto con le famiglie e con le scuole, perché i segnali vengano colti per tempo, quando magari si può ancora evitare che tanti giovani finiscano in cura con psicofarmaci”.

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