E’ terminato da poco meno di un mese il Festival di Sanremo e abbiamo deciso di parlare con il patron del Teatro Ariston, vero fulcro del Festival, anche se ovviamente quest’anno la kermesse canora si è ‘diffusa’ in tutta la città, raccogliendo grande favore da parte di residenti e turisti.
Con Walter Vacchino abbiamo, innanzi tutto, analizzato quest’ultima edizione del Festival: “La cosa bella di quest’anno è stato il coinvolgimento dell’intera città, senza dimenticare che il nostro palco entra ogni anno in tutte le famiglie italiane, nella loro interezza, da 0 a 99 anni. Amadeus è stato bravissimo a svecchiare il Festival, garantendo l’interesse per lo stesso, da parte di giovani e meno giovani”.
Chi guarda il Festival vede prevalentemente il palco e il pubblico, ma l’Ariston è un ‘palazzone’ che ospita tutta l’organizzazione: “Abbiamo moltissime location di ripresa, tra i Tg, la molte trasmissioni e altre che apparivano improvvisamente negli angoli del teatro, la comunicazione dall’Ariston è stata a 360 gradi, con notizie e commenti che ha reso sempre più esplosiva, la potenza di fuoco del Festival”.
Quest’anno qualche lamentela è arrivata dagli albergatori per i pochi biglietti a disposizione, visto che c’erano circa 1.100 spettatori sui 2.000 potenziali. La Rai ha bisogno di allargare il palco, secondo le nuove esigenze di spettacolo ma, ci si chiede, per i prossimi anni c’è la possibilità di avere qualche posto in più? “Si, perché la scenografia di quest’anno ha tenuto conto delle distanze Covid e, quindi, tutto il posizionamento sul palco aveva questo tipo di ‘dilatazione’. Dal prossimo anno ci auguriamo che, grazie ad un arretramento e allargamento del palco, sarà probabilmente possibile avere circa 300/350 posti in più. Ora bisognerà fare dei ragionamenti in merito ma, non dimentichiamo che il successo di quest’anno nasce nel momento pandemico, quando Amadeus e Fiorello hanno presentato con la platea chiusa al pubblico”.
Si parla da oltre 20 anni di ‘Palafestival’ a Sanremo e, le classiche ‘dicerie’ di città, parlano di una sorte di veto proprio di Vacchino: “Tra gli attori che decidono non c’è di certo la famiglia Vacchino. Noi possiamo aumentare gli spazi e migliorare la struttura come abbiamo fatto, aggiungendo fabbricati e uffici. E anche quest’anno sono previsti nuovi lavori di miglioramento. E’ chiaro che è una scelta editoriale: oggi abbiamo una bomboniera con posti privilegiati che creano il ‘sogno’ di partecipare al Festival. Se si fa uno spazio più grande, il progetto deve cambiare l’idea anche se quella giusta è sicuramente quella dei palchi diffusi. Questi creano disagi, sicuramente, ma garantisce anche tante presenze come piazza Colombo, Casinò e la nave da crociera. E’ una festa della città per un progetto che sarà mantenuto e migliorato. Sicuramente il Festival deve dilatarsi la settimana precedente, con concerti anche nelle location esterne. Sarebbe stato bello avere concerti nel weekend precedente, creando anche le aspettative per la manifestazione principale. In più, non troppo lontano dal Festival, dovrebbe essere organizzato anche quello dei fiori, coniugando la musica al prodotto principe della nostra zona”.
Dell’eventuale ‘Palafestival’ si parla della sua location, tra quella sul mare di fronte a Santa Tecla, di Pian di Poma ma ora c’è il palazzetto dello sport. Ora c’è l’idea di piazza Colombo, ma c’è lo spazio necessario sul solettone? “Penso che, qualsiasi struttura si costruisca, questa deve aver almeno 3.500/4.000 posti, altrimenti diventa una copia dell’Ariston, senza dare una potenzialità diversa. Servono spazi orizzontali e verticali perché, qualsiasi location televisiva vede enormi capannoni che vengono gestisti secondo la progettualità dello spettacolo. Proprio per questo lo spazio mi sembra limitato e poi bisogna tenere anche conto di quelli collaterali, compresi gli uffici, che servono per una manifestazione come la Rai. Sanremo, sicuramente, avrebbe bisogno di una struttura di una capacità superiore all’Ariston, ma penso che questa non dovrebbe essere decentrata, altrimenti si vive un effetto ‘solitudine’ in centro. In questo momento non lo vedo come obiettivo a breve, magari a medio e lungo termine si”.
Durante la settimana festivaliera si è parlato di un gruppo interessato ad organizzare il Festival. Secondo lei è possibile una kermesse senza Rai? “E’ possibile ma sarebbe un altro Festival anche se, secondo me, squadra che vince non si cambia. I due partner hanno fatto crescere il progetto, fin dal primo anno, e la Rai è il Festival, sia per la direzione artistica che per tutto il resto. Forse chi vuole sostituirla può avere le competenze tecniche e artistiche ma non la stessa anima. La Rai ha costruito il Festival, anche nell’era dei ‘patron’. Prima di mandare in pensione le competenze maturate fino ad ora, consiglio di fare una seria riflessione. Io sono per un miglioramento con la Rai”.