Eventi - 27 febbraio 2023, 11:59

Bordighera: al via al cinema Olimpia il ciclo di proiezioni “Costruire un nuovo sguardo per la cittadinanza”

La rassegna è dal progetto “Formare gli sguardi: educazione al linguaggio audiovisivo e cinematografico attraverso le lenti dell’inclusività”

Venerdì al cinema Olimpia di Bordighera si è inaugurato il ciclo di cinque proiezioni dal titolo “Costruire un nuovo sguardo per la cittadinanza”, rassegna cinematografica prevista dal progetto “Formare gli sguardi: educazione al linguaggio audiovisivo e cinematografico attraverso le lenti dell’inclusività”, ideato dall’ Istituto “Fermi-Polo-Montale” di Ventimiglia in collaborazione con l’Associazione no profit Women in Film, Television & Media Italia e vincitore del Bando Scuole 2022, nell’ambito del Piano Nazionale “Cinema e Immagini per la Scuola”.
Per l’istituto e l’associazione è stata davvero un’occasione speciale, che la Dirigente Scolastica Antonella Costanza ha aperto coi suoi saluti introduttivi: grande attenzione, nel suo discorso, è stata dedicata a tutte le figure professionali che hanno collaborato affinché il Progetto potesse prendere forma, prima nelle idee di chi lo ha fortemente voluto e poi nelle azioni concrete che ne hanno permesso la realizzazione: Domizia De Rosa, Presidente di WIFTMI, con cui l’Istituto rinsalda ora una collaborazione preziosissima già avviata negli anni precedenti e nata in forza del comune impegno sul fronte della sensibilizzazione sulle tematiche di genere e della didattica dell’audiovisivo; la professoressa Ambra Saitta Referente per l’Istituto e Federica Nicchiarelli Responsabile Area Formazione WIFTMI, che hanno scritto il progetto per curarne poi il coordinamento scientifico; la professoressa Romana Andò di Sapienza Università di Roma, Responsabile Scientifica; Maria Cristina Granata, DSGA del “Fermi-Polo-Montale”, e Nicoletta De’ Vecchi e Simona Giaconella, consigliere e socia di WIFTMI; l’Associazione Penelope, presente in sala nella persona della sua presidente Daniela Lorenzi e di Pia Orsini, a testimonianza del suo sostegno all’iniziativa. Tutte ugualmente fondamentali per la realizzazione di un progetto che di ambizioso ha molto.
Questo infatti è stato il messaggio principale che la Dirigente Scolastica ha voluto trasmettere alle classi presenti in sala (2-3-4-5 AFM; 2R ITT; 1-2-T OSA e 2 S OSA), ricordando loro come lo stesso titolo scelto per il Progetto, “Formare gli sguardi”, dichiari in modo esplicito l’intento sotteso a tutte le attività didattiche che esso prevede. Oltre infatti alla rassegna cinematografica, tutta incentrata sui temi dell’inclusività e su protagonisti/e che con decisione quasi disturbante si sottraggono ad ogni tentativo di incasellamento, il progetto si articola in altre due attività, pensate per “formare” un nuovo sguardo con cui costruire un nuovo futuro: la prima, un corso pomeridiano indirizzato a un gruppo di studentesse e studenti appassionato di cinema; la seconda, tutta dedicata invece all’altra componente della scuola, quella docente, impegnata in un corso di formazione sulla didattica dell’audiovisivo.
E poi è arrivato il momento di “Amanda”, della regista Carolina Cavalli: le luci si spengono, la sala scivola poco a poco in quella zona liminare che segna il passaggio tra realtà e sogno e lo schermo prende vita. Quella che viene rappresentata non è una storia che si sviluppa in verticale lungo un arco narrativo particolarmente articolato, ma una storia che si sviluppa nella direzione opposta, quella della profondità: nasce a partire da un personaggio, intorno ad essa si costruisce ed esplorandone la complessità si sviluppa, senza mai offrirci una chiave interpretativa esplicita e univoca capace di “spiegarcela”. Amanda, ventiquattrenne in conflitto esasperato col perbenismo borghese della sua famiglia e il conformismo della società, giovane donna paralizzata dalla paura più grande, quella del fallimento, e condannata per questo a vivere un’eterna adolescenza da cui non riesce a emergere per iniziare la sua vita adulta, è fondamentalmente sola, al massimo in compagnia delle sue insicurezze. Fino a quando ritroverà Rebecca, amica d’infanzia: con lei, quelle prigioni interiori che ingabbiano Amanda si materializzano nel carcere fisico della sua stanza da letto, da cui non esce da anni, annientata da quella pretesa che proprio alle donne non è stata mai risparmiata: essere perfetta, riuscire bene in tutto. Amanda vuole un’amica, perché “non capitano cose belle se non c’è qualcuno con cui condividerle”. Quell’amica sarà Rebecca, l’unica – fra tante figure di madri fragilissime e padri inesistenti – con cui Amanda riuscirà a stabilire un contatto, specialissimo nel momento in cui assumerà i tratti dell’alleanza contro un mondo ai cui schemi non ci si può – per natura – conformare. Insomma: prigioni interiori, solitudine, amicizia, figure genitoriali e rapporti familiari. Tutte tematiche con cui la moderatrice della tavola rotonda a seguire, Prof.ssa Romana Andò, e le referenti per la scuola e per l’associazione, professoressa Ambra Saitta e Federica Nicchiarelli, hanno saputo far dialogare la comunità studentesca, coinvolgendola in un dibattito che ha trovato nella presenza della regista Carolina Cavalli il suo fiore all’occhiello. La professoressa Andò, a partire da immagini e momenti del film, ha infatti stimolato riflessioni e raccolto le domande di alunne ed alunni, a cui la regista ha risposto con generosità e partecipazione, raccontando di come nel processo di scrittura di un personaggio, l’autore arrivi al punto di conoscere talmente bene la sua stessa creazione da abbandonarsi a lei, cedendole il timone della storia: così è stato per Amanda e la sua amica Rebecca, in cui Cavalli incarna ossessioni, paure e bisogni di una femminilità incapace di sbocciare per sé e basta, schiacciata dalle aspettative di una società che vorrebbe ingabbiarla in forme preconfezionate, a suo uso e consumo. Ed infondo, come bene ha fatto emergere la tavola rotonda, gli stereotipi, di norma strumenti necessari per comprendere ed entrare in relazione attiva con la realtà, possono spesso trasformarsi in gabbie invisibili che limitano la realizzazione delle persone e la loro occasione di essere felici: è allora che personaggi come Amanda possono davvero fare la differenza.

Redazione