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Attualità | 08 febbraio 2023, 16:39

Lo strano salto del grillo: da Pinocchio alla brace, da Aristotele al cibo del futuro

Viaggio nei secoli alla scoperta dell’insetto come alimento per necessità, tradizione o sostenibilità

Lo strano salto del grillo: da Pinocchio alla brace, da Aristotele al cibo del futuro

Nell’ultimo periodo si è levata una grande discussione a proposito della decisione dell’Ue di autorizzare il commercio della farina parzialmente sgrassata di Acheta domesticus, meglio conosciuto come grillo domestico.

Prima della farina, nel marzo 2020, era già arrivata l’approvazione dell’Unione per l’uso alimentare di grilli in polvere e congelati. La commercializzazione di insetti a scopo alimentare in Europa risale già al gennaio 2018, con l’entrata in vigore del regolamento sui “novel food”, che riconosce gli insetti sia come alimenti che come prodotti tradizionali da Paesi terzi.

È interessante notare che la farina di grilli ben si presta alla produzione di molti alimenti di uso quotidiano, come i vari prodotti caseari, dal pane ai biscotti, dalla pizza alla pasta, fino a latte in polvere, sostitutivi della carne e addirittura bevande come la birra. Molti prodotti a base di insetti sono già acquistabili in paesi quali Canada, Australia e Stati Uniti.

Il grillo domestico viene ormai descritto anche in Europa come “il cibo del futuro”, perché costituisce una possibile soluzione per ripensare il sistema alimentare in una chiave più sostenibile. Secondo la FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) gli insetti commestibili saranno infatti un alimento fondamentale per soddisfare il fabbisogno alimentare futuro senza compromettere la sostenibilità ambientale degli allevamenti. 

Lo scopo dei paesi occidentali è quello di sfruttare insetti edibili come prodotti base per il soddisfacimento del fabbisogno proteico giornaliero. Al contrario dell’aspettativa generale, l’introduzione nelle diete europee di insetti non significa mangiare piatti pieni di animaletti vispi e frinenti: si tratterebbe infatti di un cambiamento quasi impercettibile.

Bisogna ricordare tuttavia che in alcuni luoghi, come nel Messico e nei paesi dell’Africa o del sud-est asiatico, alcune tipologie di insetti sono alimenti comuni da sempre, e altri persino pregiatissime ghiottonerie. Nel Centro America sono molto popolari gli escamoles, larve di formica già amate dagli aztechi. In Amazzonia i coleotteri sono uno snack tipico adorato specialmente dai bambini, mentre uno dei piatti più apprezzati in Cambogia è la tarantola. Una prelibatezza giapponese è invece l’hachinoko, una pietanza a base di vespe. In generale nei mercati asiatici abbondano grilli, bruchi, cavallette, larve, le ricercatissime uova di formiche rosse e curculioni.

In realtà anche in Europa c’è un’antica tradizione di cucina di insetti, tanto che persino Aristotele nel IV secolo a.C. descrisse di un prelibatissimo piatto di cicale nella sua “Storia degli animali”; una squisita pietanza sarda è inoltre il casu marzu, un prelibato formaggio caprino colonizzato dalle larve della mosca.

In fondo il cibo è una questione strettamente culturale, e relativa quindi ai diversi paesi: con ogni probabilità un eschimese inorridirebbe di fronte a un piatto di escargots, e alla fine i gamberetti così tanto amati altro non sono che cavallette di mare, ma ci siamo semplicemente più abituati. Forse potremo davvero giudicare gli insetti solo dopo averli effettivamente mangiati. Allora sì che ci toccherà stabilire se il grillo, più che commestibile, lo preferivamo parlante.

Per La Nuova Corrente: P. Almerighi, G. Fognini, V. Maffei, A. Spitali

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